Capitolo 41

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Canzone consigliata: Demons -Imagine Dragons

MARLENE'S POV:

Con le braccia incrociate e il broncio in viso sono seduta nel sedile del passeggero della macchina di Travis, diretta non so dove.

Nell'abitacolo il silenzio regna sovrano, dopo aver finito di urlarci contro nessuno ha più proferito parola.

Non so neanche dove siamo diretti. Lo sto ignorando mentre guardo Berkeley passare veloce.

Guida da più di venti minuti, forse ha anche imboccato una strada montuosa ma non ne sono sicura perché non ho ben visto.

La strada è piena di buche e curve, infatti Travis ha anche rallentato per stare attento.

Mi volto a guardarlo, ha gli occhi fissi sulla strada, la mascella contratta e stringe il volante con una mano. Sembra irritato ma io lo sono più di lui, non può prendere a pugni un ragazzo solo perché mi ha salutato. Lui non era quello che diceva che di me non gli importava nulla? Allora mi chiedo: perché ha reagito così ora?

Finirò al manicomio per colpa sua, ne sono sicura.

Ad un certo punto la macchina si ferma in mezzo al nulla, su un prato verde, ma non si vede niente perché è tutto buio.

Travis scende dalla macchina chiudendo con forza il suo sportello, gira intorno alla macchina per poi aprire il mio sportello.

«Scendi.» ordina serio. Lo fulmino con lo sguardo per l'arroganza ma poi faccio come dice.
«Seguimi.» dice poi senza degnarmi di uno sguardo. Sbuffo cercando di non rispondere male e lo seguo.

Cammina spedito verso una salita. Io prendo il cellulare dalla tasca del mio giubbotto e accendo la torcia del telefono, prima di cadere faccia a terra e fare una figuraccia.

Siamo in mezzo al nulla con solo la luna ad illuminare il posto circostante a noi. Travis tiene le mani dentro le tasche del giubbotto a jeans e cammina come se sapesse dove mettere i piedi e dove non metterli. Sa già dove si trovano massi a cui stare attenti e buche in cui non cadere.

«Ci siamo quasi.» mi avverte sussurrando. Non rispondo, mi limito ad andargli dietro. Sembra di essere su una collina, qualche albero è sparso intorno a noi e il prato morbido sotto i nostri piedi è di un verde chiaro, i fili d'erba ondeggiano come acqua per via del venticello leggero, dal terreno spuntano dei piccoli fiorellini gialli, sembrano essere margherite e l'aria sa di pulito, non c'è smog nè sporcizia. Siamo in piena natura sotto il chiaro di luna.

«Eccoci qua» dichiara poi Travis in piedi in mezzo al nulla. Io sono più indietro di lui, ma non appena lo raggiungo mi si mozza il fiato. Davanti a me si estende tutta Berkeley, dall'alto di questa collina l'intera città è bellissima. Contornata da luci che la illuminano, delle macchine minuscole che frecciano a tutta velocità e le persone che sembrano delle formiche.

«Wow» queste sono le uniche lettere che escono dalla mia bocca. Travis sta guardando il panorama senza proferire parola, chiude gli occhi e alza il naso ispirando l'aria pulita. Poi, dopo una manciata di minuti, si siede sul prato e picchietta la mano su di esso invitandomi a mettermi accanto a lui.

Così lo faccio, mi siedo senza smettere di guardare il panorama. Poi, la voglia di sapere perché siamo qua, si fa spazio verso la mia testa.

«Che ci facciamo qua, Travis?» domando in un sussurro. Lui sospira e senza guardarmi mi dice: «Questa è la collina della tranquillità.»
«Gli hai dato tu questo nome?» chiedo curiosa voltandomi a guardarlo.
«Stupido eh?» accenna un sorriso amaro. «No.» mi affretto a dire io «Perché questo nome però?»
«Perché qua sopra regna la tranquillità. Non ci sono umani, l'aria è pulita, il prato è verde, i fiori sbocciano e nessuno ti rompe il cazzo. Sei solo tu e nessun altro, tu e i tuoi pensieri, tu e la tua mente. Qui puoi mettere in ordine il casino che hai in testa e staccare la spina dalla vita caotica che hai laggiù.» conclude indicando la città sotto di noi. Sospiro ascoltando le sue parole, non sono mai state più sincere di così e non ho mai visto questo lato di Travis. Sembra di camminare sul suo mondo e conoscere ogni sua sfumatura.
«E come mai siamo qua?» insisto mormorando.
«Perché sono nervoso, quasi incazzato nero.»
«Per Connor?»
«Per Connor.» conferma. Sto per aprire la bocca ma lui mi blocca subito: «E non dire che mi sono fatta i film mentali Marlene, cazzo! So bene quello che ho visto, di certo non m'invento una cosa del genere. Mi stupisco solo del fatto tu non ti sia accorta di un cazzo.» ringhia fulminandomi.

Heart on fireWhere stories live. Discover now