.Capitolo 2.

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Lawrence era davanti al suo ufficio da quasi mezz'ora, non sapendo come entrare dopo quello che aveva combinato.

Conosceva Sirio da ormai 3 anni, da quando era si era strasferito a Milano dopo la sua fuga folle con Marcus da Roma. Era venuto a vedere una delle sue prime mostre e lo aveva riempito di lodi per il suo enorme talento, invitandolo a prendere una laurea per dare credito e soprattutto basi e ispirazione ai suoi lavori.

E da lì che, piano piano, si era andato a creare il loro rapporto. Sirio aveva ricevuto una mail da Marcus qualche mese dopo aver preso l'artista sotto il suo tutorato, anche lui conosciuto in sede della mostra, che gli chiedeva aiuto visto che Lawrence, si scoprì, stava beatamente marinando lezioni ed esami.

Appena ebbe occasione, Sirio si mise a  riempire di ramanzine il ragazzo, cercando di tenerlo, da buon professore, sulla giusta strada. Ma la testa fra le nuvole e un carattere testardo si trovarono spesso a cozzare con le direttive del tutore, portando Lawrence a litigare con lui innumerevoli volte.

Era un rapporto "odi et amo" insomma, pieno di lodi e sostegno qualsivoglia un 30 o una mostra finita sul giornale accorreva, ma anche pieno di urli e rimproveri a ogni qualvolta il ragazzo combinasse una delle sue. Ma Sirio non lo mollò mai, nonostante tutte le loro litigate, e ancora di più si affezionò al ragazzo, come questi a lui.

Un giorno poi per caso, Lawrence esordì durante una conversazione, riguardo un precedente scontro, di non potersi sedere tanto confortevolmente visto che Marcus lo aveva punito, con una bella sculacciata, per una cazzata fatta a un esame e per la quale si era preso non poche paternali anche dal Professore. Non lo avesse mai detto...

Fatto sta che Sirio fosse cresciuto in collegi e università a impronta britannica, dove ogni singola inflazione faceva automaticamente calare i pantaloni e sibilare nell'aria i cane (bacchette di giunco). Quindi alla fine di uno delle sue infinite raccomandazioni su come comportarsi davanti al corpo docenti, esordì con: <<alla prossima cazzata che combini ragazzo, le prendi prima da me che da Marcus!!>>

Erano passati 2 anni, sculacciate ne erano volate assai e Lawrence aveva iniziato a prendere seriamente l'università, anche se qualche volta una "riscaldata", come le chiamava Sirio, era necessaria. Era diventato un padre per lui, una figura di riferimento che era sempre venuta a mancare.

Dopo un'altra decina di minuti, lui si decise: <<Hai intenzione di entrare o vuoi restare lì fuori finché non mi crescerà la barba? Insomma..... >> Sirio esordì stanco di sentire i sospiri del ragazzo fuori dalla porta.

Lawrence trasalì fino alla punta del codino, sbrigandosi ad entrare. Era un mese che non si parlavano, e lui non era cambiato di una virgola: stessi capelli grigi e neri pettinati all'indietro, stessa barbetta e pizzatto curata, stessi occhi verdi coperti da un paio di occhialini tondi con la montatura argento e stesso gilet viola sopra la camicia.

<< Ti ci è voluto il tuo nuovo fratellino nella mia classe a far ricomparire la tua faccia tosta, eh?>> parlò con tono severo e tagliente Sirio, che già sapeva di Max da Marcus. Lawrence di fece coraggio e face due passi avanti: <<In realtà avevo già intenzione di....venirti a parlare. Max è stato un ottimo escamotage per poter avere un... qualcosa per poter comiciare>> disse titubante con un tono estremamente calmo, ma sulla difensiva.

Sirio lo fissò a lungo... <<beh io non intendo parlare con te.... puoi andare>>. L'artista si sentì mancare a quelle parole, cercò in tutti i modi a bocca aperta di far uscire una scusa o qualcosa per tergiversare quella che sembrava una decisione irreversibile. No.... non poteva...

<<Ti ricordi le "belle cose" che mi hai detto l'ultima volta, prima di uscire sbattendo la porta dal mio ufficio e non farti sentire per un mese?>> disse Sirio mettendo fine a quella messa in scena pietosa del ragazzo. Con calma prese un foglio da un cassetto della sua scrivania e comincio ad elencare: <<mi hai detto, cito testualmente che non sono tuo padre, che non ho il diritto di essere preoccupato per te o di prendermi cura di te visto che sono solo un tutore, che mi odi, che non vuoi più avere niente a che fare con me.....>>

Lawrence riuscì a fermare quella lista di insulti con un mezzo lamento strozzato: <<m-mi dispiace, non ero in me quella sera.....e-e-ero in presa al panico e..>>

<<E COSA?!?>> alzò un pò la voce Sirio sbattendo il pugno sulla scrivania, arrabbiato ancora dopo 1 mese del comportamento del ragazzo. Lo fissò lì, in mezzo allo studio, con gli occhi velati di lacrime, prima di alzarsi e iniziare a prendere le sue cose per uscire.

<<S-sirio aspetta.... ti-ti prego...>> Cercò di balbettare Lawrence prima di essere interrotto: <<ti prego un tubo..... a quanto pare l'impegno che ci ho messo e l'affetto che io provo per te non sono ricambiati in maniera uguale come pensavo. Va bene così, trovati un altro tutore...>> disse Sirio, senza dare troppo peso alle parole, con voce leggermente rotta prima di prendere la sua borsa di pelle e cappotto avviandosi verso l'uscita.

<<t-ti prego.... Sir....Papà.....>>
Disse Lawrence con quel poco controllo che gli era rimasto, sul punto di scoppiare a piangere attaccandosi alla gamba del professore, come già aveva fatto 3 anni prima, per non farlo uscire dalla sua vita.

Sirio poggiò a terra quello che aveva in mano, e con passi lenti si avvicinò al ragazzo. Lo fissò per un pochino, quasi riuscendo a sentire il cuore di Lawrence esplodere nel petto dalla tensione.

Il professore sospirò e lo abbracciò stretto a sé, ricambiato da una stretta ancora più forte del biondo che con pianto silenzioso iniziò a sbiascicare dei "mi dispiace" nella sua spalla.

Sirio lo stringe ancora più forte a sé, prendendoselo in braccio, il suo metro e 75 non era niente a confronto del metro e 90 del professore. Restarono lì, abbracciati, in piedi in mezzo alla stanza. Il vecchio cercò di calmare Lawrence accennando una cullata, mentre gli sussurrava che era tutto apposto, che erano solo parole in un impeto di rabbia e della sue testaccia dura, ma che nonostante tutto gli voleva ancora bene.

Questa è la mia strada Where stories live. Discover now