Santa Klaus - Capitolo 3

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Casa mia non è una reggia ma è abbastanza grande da potersi permettere un salotto con tanto di divano in cui adagio Klaus. Era lo stesso divano in cui si sedevano i miei genitori quando ammiravano le sue imprese, chissà cosa direbbero se fossero qui a guardare il loro piccolo eroe ridotto in uno stato a dir poco penoso.
Trattengo le lacrime e scuoto la testa, non è il momento di pensare ai miei.
Copro il mio nuovo ospite con una coperta, si è addormentato con le mani sotto al viso e le braccia muscolose ben in vista, l'espressione fragile di un bambino mai cresciuto.

Come è possibile? Come può una persona dotata di super poteri ridursi alla tossicodipendenza e all'alcolismo? Forse la morte dei suoi fratelli lo ha devastato a tal punto da volersi autodistruggere ma che io sappia lui ha la capacità di parlarci e vederli ancora...Io sarei felice se potessi parlare nuovamente con le persone che ho amato e tragicamente perduto.
Mi siedo in terra buttando la testa all'indietro così che la nuca si appoggi allo stesso divano su cui Klaus è sdraiato e quasi senza rendermene conto chiudo gli occhi anche io cadendo in un sonno senza sogni.

***

A svegliarmi è un casino infernale proveniente dalla cucina.
Mi alzo di scatto da terra senza badare al dolore dovuto al sedere appiattito, per un istante ho paura che si tratti di un ladro ma vedere Klaus di sfuggita mi ricorda quello che ho fatto questa notte. Lancio uno sguardo all'orologio sulla parete: mezzogiorno!? Ma quanto abbiamo dormito? Per fortuna oggi non devo andare a lavoro.
Numero Quattro è in casa mia ed è disperato nella ricerca di non so cosa. O meglio, lo so benissimo ha ho paura di ammetterlo.
Attraverso la sala per arrivare alla piccola cucina, sopra al tavolo in legno tutto quello che poco fa era in frigo: carne, uova, il latte, le verdure.

«Ehi, quella roba va a male se la lasci fuori troppo a lungo!» lo sgrido nemmeno fosse un bambino piccolo: «Rimetti tutto a posto!»

Klaus non mi ascolta, dal frigorifero è passato ai cassetti, alle mensole, ad ogni superficie in cui riesce ad arrivare mostrandomi lo spettacolo della sua schiena nuda perfetta e di un fondoschiena che potrebbe esser stato scolpito da Michelangelo.
Sta mettendo a soqquadro casa ma pagherei per svegliarmi tutte le mattina con questo spettacolo!

«Questa è l'unica casa al mondo in cui non c'è un goccio di alcol!» sbotta piagnucolante portando le mani al viso e facendo colare maggiormente il trucco, fa un verso lamentoso per poi poggiarsi sul piano cottura. Dalla schiena ora ho una visuale perfetta del suo petto, non che ieri sera non lo abbia ammirato ma ora è uno spettacolo davvero senza fine.

Incrocio le braccia cercando di tornare in me: «Mi dispiace ma non c'è alcol qui dentro.»

«Che razza di rapitore saresti?» mi accusa sconvolto: «Non si trattano così gli ostaggi, vanno tenuti bene per esser riconsegnati perfetti al momento del riscatto.»

Chiudo gli occhi trattenendo un sorriso divertito, in effetti è un ragionamento che non farebbe una piega se non fosse per un piccolo dettaglio: «Io non ti ho rapito.»

Alza entrambe le sopracciglia in un'espressione buffa: «Ah no?»

Ok forse prelevarlo fuori da una discoteca senza dargli spiegazioni e chiuderlo in casa assomiglia molto ad un rapimento, però...

«Tranquilla.» Riprende iniziando a camminare avanti e indietro giocando con un pomodoro: «Tanto nessuno verrà a cercarmi.»

É un secondo.
In una frazione di tempo i suoi occhi si buttano verso il basso e vengono attraversati da una patina oscura.

Torna in sé dopo che il pomodoro cade dalle sue mani, lo riprende tornando a giocarci: «Potrei sapere il nome del mio rapitore?»

«Valery.» rispondo sbrigativa. Anche se vorrei tenerlo qui per sempre c'è qualcosa che mi preme più dei miei capricci: «Senti Klaus, io...»

«C'è un bagno?»

«Si, ma...»

«Oh, bene!» Klaus si inoltra dentro casa camminando con sicurezza, adocchia prima la camera da letto senza fare commenti e il bagno subito accanto, quando vede la vasca al posto della doccia giunge le mani come in pregheria. «Si, si, si.»

«Klaus vorrei dirti...»

«Sii gentile, portami un cambio.»

Detto ciò e senza darmi il minimo tempo per spiegare tutta l'assurda situazione, si chiude la porta alle spalle.
Sospiro abbattuta, ero convinta di poter concludere tutto in mattinata ma credo proprio di aver sottovalutato l'estrosità di Numero Quattro.
Parlare con lo spirito dei miei sarà più difficile del previsto!

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Where stories live. Discover now