I fantasmi del cuore - Capitolo 7

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Non è possibile, Ben è morto, ho sentito Klaus parlare col suo spirito quei pochi giorni in cui ha abitato a casa mia.

Non ho bevuto niente quindi non ho assunto strane sostanze nascoste in un ipotetico cocktail, non ho fumato o sniffato niente, forse l'aria è così intrisa di schifezze che ne subisco comunque l'effetto, un po' come lo smog cittadino che volente o nolente ti entra ed intossica i polmoni.

D'istinto seguo Ben, o meglio la sua sagoma, facendo a spallate contro tutti, sorvolando sugli insulti e resistendo all'idea di prendere a pugni un paio di persone che hanno allungato fin troppo le mani. A differenza mia Ben si muove con naturalezza, evita la gente e questa non lo degna di uno sguardo, nemmeno per il suo abbigliamento insolitamente invernale.

La parte più razionale del cervello mi sta gridando e implorando di fermarmi dato che sto facendo una cazzata gigantesca, che farei meglio a tornare a casa e riposare, la ferita allo stomaco pulsa e lancia fitte come la testa che ha ripreso a girare.

Torna indietro, Valery, che diavolo stai facendo, segui un fantasma?

Ma il corpo non risponde, le gambe si muovono dal sole.

Ben si sta avvicinando ad una porta, alzo gli occhi per notare l'insegna dell'uscita di emergenza, la apre per poi richiudersela subito dietro le spalle.
Dopo una manciata di secondi la maniglia antipanico è tra le mie mani, la presa ferrea e salda, il cuore che va a duemila, le ginocchia improvvisamente molli e credo che se non fosse per la maniglia a quest'ora sarei sul pavimento priva di forze.

Sono sicura che appena spalancherò la porta troverò Klaus lì, seduto a terra, gli occhi stravolti ma il sorriso accennato, immagino che mi stia aspettando con le mani protese in avanti così che possa prenderlo tra le mie braccia e rassicurarlo come un bambino.
DEVE essere qui, ha mandato Ben a cercarmi.

Finalmente trovo coraggio per aprire la porta per trovarmi sul retro del locale, nonostante ci sia puzza di immondizia e umidità, l'aria è decisamente più gradevole rispetto quella che si respirava all'interno.

Mi giro di scatto e tutto l'entusiasmo costruito in una manciata di minuti senza fine crolla in mezzo secondo quando vedo Diego appoggiato al muro, la mano destra che gioca con un coltello lanciandolo in aria e riprendendolo con la maestria per cui è noto.
Vederlo mi fa incavolare e neanche poco, non ho certo dimenticato come mi ha trattata ieri sera ma sorvolo, ho qualcosa di più importante a cui pensare.

Porto le mani ai fianchi cercando di assumere una posa minacciosa: «Che ci fai tu qui?»

«Ti stavo cercando e, guarda un po', ti ho trovata.» Mi indica usando la lama del coltello: «Ad essere onesti è stato pure troppo facile.» Beffardo e con la faccia da schiaffi come sempre.

«Non troverai mai una fidanzata con questo atteggiamento.» lo punzecchio senza ovviamente ottenere una reazione: «Piuttosto, hai visto dov'è andato il ragazzo che è uscito prima di me?»

Diego si stacca dal muro dopo aver rinfoderato il coltello, lo sguardo perplesso e un sopracciglio alzato: «Valery, sono qui in appostamento da due ore e tu sei l'unica persona ad essere uscita da quella porta.»

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Where stories live. Discover now