Santa Klaus - Capitolo 7

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«E poi Luther mi ha dato una spinta talmente forte che sono finito in cucina con la faccia dritta sulla torta! SPLAT!»

Scoppio a ridere allontanando velocemente la lattina di birra dalla bocca altrimenti rischierei di fargli la doccia.

«Tutta la torta che mamma aveva preparato per il nostro compleanno devastata in un secondo! Avresti dovuto vedere le facce degli altri, com'erano incazzati! Persino mamma mi ha sgridato.»

Ora ride anche lui e gode della birra nemmeno fosse un nettare divino, so che farlo bere non gli fa bene e non colmerà il vuoto che ha dentro ma una parte di me si è detta che se era per farlo stare un pochino meglio allora forse potevo permettermi uno strappo alla regola.
Andiamo Val, è birra dal basso grado alcolico mica chissà quale tipo di ecstasy.
Durante tutta la sera Klaus mi ha raccontato un po' di aneddoti divertenti sul suo passato, quelle poche ore la settimana che lui e i suoi fratelli avevano per divertirsi le sfruttavano a pieno tra giochi e spensieratezze ma sempre dentro le mura di casa, come immaginavo Ben era il suo preferito e mi si spezza il cuore al pensiero di quanto abbia sofferto già da così piccolo per la sua morte.
Klaus fa delle piccole pause solo per bere, addentare pezzi di pizza e pulire la bocca usando il dorso della mano anziché il tovagliolo.
Sembra così normale.

«Io e le mie amiche invece giocavamo ad essere voi.» dico dopo un breve momento di silenzio. Non si sorprende, dopo tutto fingere di essere componenti della Umbrella Academy era frequente nella maggior parte di tutti i parco giochi della città.

«E quale era il tuo superpotere?»

Tutta fiera, porto le mani ai fianchi alzando lo sguardo: «Volare!»

Klaus sbuffa con un verso di disappunto: «Di tutti i superpoteri che potrebbero esserci al mondo hai scelto uno così banale?»

«Non è banale!» protesto. «Sai quanto traffico eviterei e quanti i soldi risparmiati per i mezzi pubblici? Per non parlare del viaggiare gratis e visitare ogni parte del mondo come e quando voglio.»

Mi guarda sottecchi: «Banale.» Addenta un pezzo di pizza facendolo prima sorvolare sopra la testa come a volermi prendere in giro, il suo sguardo malizioso è una freccia in pieno petto.

Una freccia dorata, però.

Morde l'impasto e se lo gode, mi chiedo da quando non mangi un po' di cibo vero. «Allora.» Riprende continuando a masticare, se ci fosse ancora mia madre si beccherebbe una bella sgridata dato che sta parlando con la bocca piena: «Che tipi erano i tuoi genitori?»

Forse la birra ha ammorbidito un po' il suo spirito o forse (peggio mi sento) ho iniziato a fargli pena. Questa volta sono io a sospirare e a bere per prendere coraggio. Strano, prima ero prontissima mentre ora mi sento quasi a disagio. Come potrei parlargli della mia famiglia normale e perfetta quando lui ha vissuto in una instabile e totalmente priva di amore?

«Vuoi sentire un racconto drammatico?»

«Te la senti di raccontarla?»

«Non del tutto.»

Klaus mi prende la mano, le nostre dita si intrecciano e mentre i miei occhi guardano in un punto non preciso, le labbra si muovono da sole, forse incoraggiate dall' immenso calore del suo corpo.

«Il 5 agosto 1990 una donna partorì regolarmente dopo nove mesi di gravidanza, la bambina che nacque non aveva alcun superpotere.»

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Where stories live. Discover now