Il mondo dei morti - Capitolo 7

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«Cerchiamo Allison e troviamola!» squittisco tutta contenta una volta fuori di prigione: «Magari sa dove sono gli altri.»

Nonostante abbia la vita di nonna in testa, vedere Klaus così giù di morale fa parecchio male e decido di metterlo in primo piano.
Quando io e mamma litigavamo specialmente nell'età in cui ero adolescente ed ero fermamente convinta di capire come andasse il mondo (illusa) papà mi prendeva sempre in disparte rimproverandomi, dicendomi che dovevo andare d'accordo con mamma perché un giorno mi sarebbe mancata.
Assurdo quanto avesse ragione.

È proprio vero che per capire l'importanza di una persona bisogna perderla.

Ecco perché voglio dare priorità a Klaus e al suo bisogno di tornare in famiglia: so cosa vuol dire essere circondati da centinaia di persone ma sentirsi comunque soli. E fa male da morire.

«Finalmente sento una frase intelligente da tre anni che siamo qui.»

Ben fa prendere un colpo sia a me che a Klaus, entrambi gridiamo arretrando appena.

«E dove la troviamo, sappiamo solo chi è suo marito.» ribatte Numero Quattro sospirando.

«Quando lo hanno incarcerato avranno preso i suoi dati generali, magari c'è anche un indirizzo.» rispondo avviandomi verso la porta di ingresso della centrale.

«Dici?»

«È un nero negli anni sessanta, gli hanno palesemente preso i dati per incriminarlo di qualcosa che non ha commesso.» batto entrambe le mani per poi indicare i fratelli: «Ci penso io.»

Entro in centrale senza il minimo problema, passo accanto alle persone che non mi vedono. Un tempo avrei pagato per essere invisibile, specialmente a scuola nei primi mesi in cui erano morti i miei, mi guardavano tutti con tristezza, disperazione, commiserazione...E quanto avrei voluto cancellare quegli sguardi in un colpo solo, zittire quelle bocche che sussurravano parole impietosite.
Scaccio via il pensiero scuotendo la testa, arrivo alla reception dove un uomo è intento ad azzannare un panino e bere del caffélatte, unico presente sulla scena, prendo un lunghissimo respiro, mi abbasso sul suo orecchio urlando con tutto il fiato che ho in corpo.

L'agente porta immediatamente la mano destra all'orecchio ma continuo nel mio lavoro di sirena improvvisata, prova un fastidio tale che si vede costretto ad alzarsi per allontanarsi stordito, lasciando la scrivania vuota.

Mi piace questo nuovo potere. Una volta vidi Klaus nel mezzo del giardino della villa principesca che giocava con una tarantola, urlai così forte per lo spavento che tutti i devoti lì presenti caddero in ginocchio frastornati con le mani sulle orecchie. Riprovai e di nuovo quei poveretti gridarono a loro volta per il dolore.
Un potere decisamente severo ma giusto ed estremamente utile come in questi casi.

Davanti a me ci sono i documenti in cui sono scritte tutte le varie incarcerazioni giornaliere, ci impiego qualche minuto ma alla fine trovo l'indirizzo di Ray e lo segno su un foglietto. È stato decisamente più facile del previsto.
Poi gli occhi cadono sopra al file in cui ho poggiato la penna, la foto in bianco, nero e grigio di un ragazzo e una ragazza, entrambi coi capelli lunghi fino le spalle, quelli di lui leggermente più ondulati.
Sotto le foto è stato scritto con un pennarello rosso: Scappati dal manicomio.
Gli occhi scuri, la barba incolta, le occhiaie profonde e i capelli trasandati.
Ma anche con questo look lo riconoscerei ovunque.
Priorità di cattura: massima.

«Diego.»

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Where stories live. Discover now