Il mondo dei morti - Capitolo 5

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«Dallas, siamo arrivati.» dico sconsolata incrociando le gambe mentre sono seduta sul letto di fortuna della prigione temporanea.

Rubare una macchina, mordere un uomo e superare i limiti di velocità non è stata una serie di ottime idee così Klaus è stato arrestato dalla polizia non appena abbiamo messo piede a Dallas.
Mi lancia una rapida occhiata mentre il resto del corpo rimane fermo in meditazione.

«Come pensi di uscire?» ora che non c'è Ben qualcuno deve pur fare la parte della persona ragionevole.

«Non preoccuparti tesoro, qualcuno chiamerà di sicuro per liberarmi.»

«Qualcuno della tua comunità?» incalzo un po' troppo sull'ultima parola per prenderlo in giro, come risposta ricevo un'occhiataccia, un po' insolito per Klaus ma lascio correre, non è stata una bella giornata e anche li ha tutto il diritto del mondo per essere un po' nervoso.

Lo lascio nella sua meditazione per guardarmi attorno, c'è da dire che gli anni sessanta sono veramente un mondo a parte come immaginavo, persino la prigione ha quel non so ché di fascino vintage coi letti a castello sfatti, panchine in legno mal andato e finestre sporche da cui entra a malapena della luce. Ci sono persone di svariato tipo, in particolare la cella accanto la nostra è occupata da tantissime persone dalla pelle scura.

Ah, giusto, gli anni '60 e la loro lotta per i diritti civili.

Spalanco gli occhi alla massima estensione come colpita da una scossa improvvisa: «Cazzo...» sussurro anche se vorrei urlare: «Kennedy.»

Klaus sospira profondamente e sembra risvegliarsi da un sonno leggero: «Non credo verrà Kennedy in persona a liberarmi ma cercherò di accontentarmi.»

Mi giro di scatto prendendolo per un braccio e scuotendolo, finalmente apre gli occhi: «No, no Klaus siamo a Dallas negli anni '60!»

Stranito, Numero Quattro aggrotta le sopracciglia «Valery ti senti bene?»

«No!» sbotto ad alta voce, uno degli uomini dentro la nostra cella si tocca l'orecchio sinistro in preda ad un fastidio ma non gli do troppo peso: «Lee Harvey Oswald sparò al presidente Kennedy il 22 novembre del 1963! Che giorno è oggi?» chiedo quasi in preda al panico, se avessi un cuore funzionante probabilmente starebbe per esplodere.

«Non lo so ma perché ti interessa tanto?»

Deglutisco buttando gli occhi verso il basso per poi tornare su di lui come attratta da una calamita: «Perché subito dopo lo sparo la folla si disperderà nel caos più totale»

Klaus sbuffa spazientito: «Stai diventando come Ben, lo sai? Arriva al dunque o mi verrà un mal di testa atroce.»

«In quel caos...» sospiro chiudendo gli occhi, questa volta non trovo la forza per riaprirli: «É lo stesso giorno in cui mia nonna è morta lasciando papà orfano a soli due anni.»

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Where stories live. Discover now