Santa Klaus - Capitolo 18

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É semplicemente svanito, l'unica cosa rimasta di lui è il flacone di pillole dentro al cestino della spazzatura in bagno.

Lo sapevo, è ricaduto nuovamente nel tunnel ed è uscito alla ricerca di una dose.

Scuoto immediatamente la testa, devo avere fiducia, me lo ha promesso e dimostrato che stava cambiando e che lo avrebbe fatto per me. Potrei chiedere alla vecchia signora Smith se ha visto qualcosa ma dubito che mi parlerebbe dopo la figuraccia che Klaus mi ha fatto fare ieri credendo che fosse morta.

Non so da dove cominciare, ma devo assolutamente ritrovare quel ragazzo e così con la stessa velocità con cui sono entrata, esco di casa col cuore che batte a mille.

***

Nonostante sia giovedì sera trovo parecchia gente in giro sia per locali che per le strade, alcuni mi guardano per un secondo e tornano alla loro camminata, altri nemmeno mi degnano di uno sguardo e ne sono felice. Non ho idea di dove possa essere Klaus ma mi ritrovo a camminare ora nelle vie principali illuminate ora nei sobborghi bui. So che è stupido vagare senza meta, cercare una persona di cui non si sanno le abitudini o i posti che frequenta più spesso, ma ho agito d'istinto.

Esasperata e abbastanza stanca e affamata, controllo il cellulare per notare che sono quasi le dieci di sera, sono parecchio lontana da casa ed essendo a piedi farei bene a tornare indietro, chissà forse lo troverò come per magia ad aspettarmi seduto sul tavolo della cucina, le dita intrecciate e lo sguardo severo. Come quello che aveva papà quando mi aspettava tornare a casa e facevo anche solo mezzo minuto di ritardo.

É incredibile, Klaus riesce a ricordarmeli anche senza far nulla.
Ecco perché devo assolutamente ritrovarlo.

Mi guardo attorno per notare un quartiere decisamente diverso rispetto quello in cui abito, persino l'odore è stantio e poco gradevole. Accelero il passo capendo benissimo di esser finita in un quartiere poco raccomandabile, ogni metro è un insulto a me stessa e alla mia stupida idea di venire a cercare Klaus senza avere una minima idea di dove iniziare.

«Basta cazzate.» Sento una voce gracchiante ma allo stesso tempo profonda provenire da dietro un angolo a pochi metri da me.

«Ho detto che non mi va.»

Il cuore mi cade dritto dentro allo stomaco a sentir quella voce che riconoscerei anche durante il casino di un concerto. Rallento il passo e mi avvicino silenziosa come un gatto.

«Senti, non farmi incazzare.» Continua la voce gracchiante: «La prendi e mi dai i mei soldi, debiti compresi.»

«Soldi, soldi...Devi essere sempre così materialista, amico? La vita è fatta di altre bellezze.»

«Se non la smetti di fare il coglione te la tolgo, la vita!»

Mi sono avvicinata e con la coda dell'occhio, ben nascosta dietro ad un muro, posso vedere Klaus con le mani alzate che parla con un uomo poco più basso di lui.

«Chissà quanto vale la vita di un Hargreeves?» l'uomo estrae un coltellino dalla tasca: «Forse potresti pagare i tuoi debiti con la tua bella carcassa.»

Klaus sorride. Sorride! Lo hanno appena minacciato di morte e lui se la ride?!

«Sono talmente marcio che non sarei buono nemmeno per concimare le piante.»

«Basta, mi hai rotto!»

É l'istinto ad agire per me.
Abbasso la mano destra e la chiudo in qualcosa di ferreo che combacia alla perfezione con la mia presa, l'uomo sta per avventarsi su Klaus ma quella piccola lama non lo raggiungerà mai.
Senza fare rumore piombo sulla testa dell'uomo usando la mia arma di fortuna
Cade a terra privo di forze e il coltellino scivola via, per sicurezza gli rifilo un calcio allontanandolo.

So che ho fatto una cosa molto pericolosa, che questo criminale avrebbe potuto sentirmi, girarsi, colpirmi e chissà, darmi l'occasione per scusarmi personalmente coi miei genitori.
Ma dentro di me si è acceso un fuoco inspiegabile: rabbia, dolore e frustrazione.
Nessuno può prendersela con Klaus.
Nessuno.

Klaus mi guarda paralizzato, gli occhi spalancati e nuovamente truccati, un paio di jeans e nonostante sia freddo una maglietta senza maniche, sui palmi delle mani sempre le scritte Hello e Goodbye.

Non ha mai smesso di sorridere: «Caspitombola!» esclama venendo in mia direzione, smuove il corpo dell'aggressore con un colpetto del piede e assumendo un'espressione dubbiosa: «Tu si che sai come proteggere le tue vittime eh, rapitore?» mi sorride allegro.

«Ti stavo cercando, razza di scemo!» sbotto a voce alta, che mi senta tutto il quartiere!

«Sarei tornato a casa questa notte, devo sistemare delle questioni.» Spiega con tutta calma accucciandosi sull'aggressore e analizzandolo con attenzione.

«E non avresti potuto scrivere un biglietto per avvisarmi? Hai una minima idea di quanto fossi in pensiero per te?»

Klaus fa per ribattere con tanto di dito indice in avanti, apre la bocca, poi la richiude, la riapre ancora e ovviamente non sa cosa dire perché sa benissimo che ho ragione: « Si beh, comunque bel colpo.» porta un braccio attorno le mie spalle stringendomi con forza. «Rapitore.» Sussurra al mio orecchio e tutto il freddo esterno lascia spazio ad un calore bruciante: «Torniamo a casa?»

Iniziamo a correre, lascio che sia lui a guidarci e solo quando ci ritroviamo in una strada illuminata e piena di gente posso permettermi di tranquillizzarmi, impostare il navigatore sul cellulare e andare verso casa. Promettendomi che in quel maledetto sobborgo non ci metterò più piede!

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Where stories live. Discover now