Il mondo dei morti - Capitolo 33

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Ben osserva i miei pugni stretti e abbozza un sorriso: «Fai sul serio?» chiede sapendo bene si tratti di una domanda retorica, scuote la testa quando si rende conto che si, sto facendo sul serio e sono stanca di usare le parole per comunicare.
Di nuovo, una strana rabbia monta in petto e fa pesare il cuore come un macigno, l'inutilità che provo è qualcosa che non riesco più a trattenere e adesso capisco perfettamente il complesso dell'eroe di Diego perché, inutile negarlo, ce l'ho anche io.

Ben si avvicina di qualche passo, le mani in tasca e nonostante sembri rilassato posso percepire i suoi muscoli tendersi: «Non fare sciocchezze, Val. Sono il più calmo degli Hargreeves ma non significa che sono il meno pericoloso.»

«Non mi fai paura.»

Ed è vero. Voglio dire, mi hanno sparato più volte e sono morta, cosa potrebbe accadermi di peggio?

Numero Sei scuote la testa rilassando le spalle: «Se questo ti farà stare tranquilla...»

Dalla schiena di Ben nasce un tentacolo bluastro che si scaglia su di me con velocità impressionante, riesco a schivarlo per un soffio lanciandomi all'indietro.

Nasce un altro tentacolo gemello, poi altri ancora fino ad arrivare ad un totale di otto, quattro circondano Ben in uno scudo protettivo, gli altri mulinano al vento pronti a colpirmi.

Ho poche scelte, non possedendo armi posso solo combattere con calci e pugni. Ci provo ma uno dei tentacoli si avvolge attorno la mia caviglia sollevandomi da terra, vedo il mondo dei morti capovolto e un gruppetto di curiosi che si è avvicinato per godere dello spettacolo. Sotto di me, Ben ha ancora quello stupido sorrisino.

Maledetto, ti faccio vedere io!

Con un colpo di reni raggiungo il tentacolo che mi tiene stretta alla caviglia, con non poca fatica riesco a liberarmi e cado in picchiata verso Ben, stringo il pugno destro e con tutte le forze possibili lo faccio incontrare con la corazza che si è costruito attorno.

Fa un passo indietro e l'espressione tanto convinta si cancella in un secondo.
Ce l'ho.
Di nuovo coi piedi per terra, inizio a colpirlo con una serie di pugni ben equilibrati: destro, sinistro, destro, sinistro, determinata più che mai a rompere questi quattro maledetti tentacoli bluastri che lo stanno difendendo, all'improvviso mi sento tirare indietro e ancora una volta eccomi con la schiena a terra.

«Merda.» impreco tra i denti rimettendomi in piedi.

Almeno gli ho tolto quell'espressione da Cinque dalla faccia.

E ora che ci penso, se Ben è il meno pericoloso non oso immaginare cosa possa significare combattere proprio contro un Assassino della Commissione.

Torno in me quando Ben apre tutti i suoi prolungamenti formando una specie di fiore, si avvicina passo dopo passo e, con vergogna, indietreggio. Doveva essere veramente un avversario temibile quando era in vita.

«Lascia perdere, Valery, io sono intoccabile.»

È vero. Detesto ammetterlo ma ha assolutamente ragione.
Ma non posso darmi per vinta e così, facendo appello a tutte le mie forze, riparto alla carica dando vita alla mia frustrazione con un urlo.
Niente da fare, gli basta una sferzata per rimettermi a terra.

«Come speri di proteggere Klaus se non riesci a battere neanche me?» Ben si prende gioco di me e non è da lui, ok a volte ha la bocca velenosa ma non l'ho mai visto o sentito infierire. Forse non sono l'unica che sta perdendo la testa a furia di essere uno spirito: «Dovrai fare meglio di così, Val, non ho intenzione di restare recluso qui per causa tua. Voglio andarmene serenamente.»

Un momento...

«Cosa vuoi dire?»

Numero Sei distoglie lo sguardo, ritira i tentacoli tornando ad essere l'apparente ragazzo tranquillo di sempre. Le sue parole hanno instillato in me il seme della curiosità e non sempre è un seme che poi genera frutti piacevoli.

«Ben, in che senso 'andarmene serenamente'?»

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora