Santa Klaus - Capitolo 14

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Entriamo in casa e tutto il casino di ieri sera ci dà il bentornati.
Sono onesta: non ho mai voglia di riordinare. E per mai intendo...Mai. Mamma ci ha provato in tutti i modi a crescermi come una brava casalinga ma ha fallito miseramente. Lavoro di continuo e quando ho giorno libero preferisco riposarmi sul divano con cibo spazzatura e film o uscire con le mie amiche piuttosto che riordinare.
Sono sicura che se mai dovessi riuscire a chiamare mia madre dall'aldilà la prima cosa che mi direbbe sarebbe una ramanzina.

«Bene, diamo una sistemata.»

Mi giro di scatto, per un attimo mi è sembrata proprio la sua voce ma è solo un'illusione.
Klaus si stiracchia portando le braccia al cielo, si guarda prima a destra, poi a sinistra e infine torna su di me. «Da dove cominciamo?»

Annotiamo tutto quello che c'è da fare: sistemare la sala, pulire i piatti, fare il bucato, pulire il bagno, rifare il letto, spolverare, spazzare e ognuno si dedica a qualcosa.
É strano ma davvero molto piacevole, mi piace come Klaus giochi coi cuscini del divano mentre cerca invano di dare una sistemata, per lui ogni cosa è oggetto di puro svago e anziché sistemare fa solo peggio. Però mi fa ridere, riesce persino a farmi star simpatiche le pulizie.

Ed è da tanto, forse troppo, che non mi sento così sollevata e spensierata, anche se non è riuscito (per ora) a farmi parlare coi miei genitori, credo che il suo incantesimo stia già avendo il suo effetto.

Pulire il bagno tocca a me, trovo i suoi pantaloni e decido che forse è il caso di lavarli mettendoli insieme la mia roba...Ma mentre li rigiro per metterli in lavatrice nel verso corretto, una boccetta cade sul pavimento.
Si apre e sparge in giro una serie di pillole bianche.
Mi sento venir meno, il flacone non ha etichette ma non ci vuole un genio per capire di cosa si tratti.

Klaus appare sulla soglia del bagno all'improvviso, nel peggiore dei tempismi.
Congelato osserva la sua droga sparsa in terra, gli occhi pieni di bramosia e il collo movimentato da evidenti segni di deglutimento.

Veloce come un fulmine (degno di un supereroe, dopo tutto) si abbassa di scatto per raccoglierne un paio ignorando la mia voce, il mio grido che mi intima di non farlo, che lo aveva promesso.
Combattiamo per un po' e per essere un tossico ha fin troppa forza, mi serra i polsi mentre cerco di dimenarmi per prendere quelle maledette pasticche, non ascolta le mie urla ma riesce a spingermi via, la droga stretta nel pugno sinistro e lo sguardo duro.

«Klaus, ti prego...» piagnucolo sentendomi terribilmente inutile.

Gira il pugno in direzione del water, apre il palmo della mano.
La pasticca cade dentro.
Tira lo sciacquone.

E sotto il mio sguardo stupito continua l'operazione con tutte le altre pillole sparse in terra, una volta concluso torna su di me mettendomi le mani attorno al viso.

«Te l'ho detto: non ti deluderò. Sei l'unica persona al mondo che crede in me.»

Tiro su col naso, gli occhi sono appannati anche se non ci sono lacrime.
Finalmente lo abbraccio.
É una stretta bella, forte, rassicurante. Chiude il suo viso nell'incavo della mia spalla e io faccio altrettanto. Non so per quanto restiamo così, in questo meraviglioso silenzio interrotto solo dai nostri caldi respiri.

Klaus odora di buono.
Odora di casa.

Ci sciogliamo dall'abbraccio solo quando il sole lascia posto all'oscurità della sera.

«Bene!» dice tutto entusiasta come se non fosse successo nulla. «Vado a prepararti la cena che ho promesso!»

«Klaus.» Lo blocco con un sussurro a dopo pochi passi. «Grazie.»

Come risposta allunga la mano per aiutarmi ad alzare il corpo da terra.
Gliela stringo con tutta la forza del mondo.

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Where stories live. Discover now