Santa Klaus - Capitolo 16

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Klaus ride a crepapelle mentre osserva un grande classico di animazione che mi ha sempre messo di buon umore, dopo tutto è impossibile non sbellicarsi con Le follie dell'Imperatore.

É bello vederlo così rilassato e, ancora una volta, così normale. Suona ripetitivo lo so, ma a volte la normalità e la semplicità dei gesti, soprattutto da parte di Klaus, sono la cosa più bella e rassicurante del mondo.

Klaus sembra finalmente calmarsi dall'ondata di ilarità da cui è stato investito: «Grazie ancora, è stato veramente divertente.» Armeggia con le tasche dei pantaloni per poi tirar fuori una sigaretta di quelle artigianali. O almeno, credo sia una sigaretta.
Ma devo ricredermi non appena alle narici arriva un odore dolciastro e acre allo stesso tempo.

«Klaus!» Aveva promesso che avrebbe smesso e invece eccolo qui a fumarsi una canna!

Lui si scuote come svegliatosi di colpo: «Oh scusa, che maleducato. Vuoi un tiro?»

Lo voglio? Sono così incoerente?

«Non avevamo detto niente droghe?» cerco di resistere anche se l'odore è quasi invitante e l'astinenza dal fumo sempre più mordente.

«Oh andiamo!» Klaus protesta facendo un tiro. «Questa non è droga, persino i medici la prescrivono ai loro pazienti.»

Abbozzo un sorriso amaro ammettendo a me stessa che un po' ha ragione: «Tu non sei un medico.»

«In quest'occasione per te si, lo sono.»

Non ce la faccio, a quanto pare tutta la mia forza di volontà è andata a farsi benedire dentro il magazzino della caffetteria.
Accetto il tiro consolatorio, non stacco mai gli occhi dalle sue splendide sfere di smeraldo che ha al posto degli occhi fin quando non butto indietro la testa godendo del lieve stordimento dato dal fumo: «Hai ragione.»

«Lo so, cucciolina.»

La "sigaretta" cade lentamente dalla mia mano e finisce sul tappeto, lo splendido e storico tappeto che i miei genitori hanno sempre amato e su cui mi sedevo da bambina. Ho freddo e caldo allo stesso tempo, lo stomaco contorto e il cuore che ha appena fatto bunjee jumping fino ai piedi.

Klaus ha gli occhi verso il televisore ma sembra guardare tutt'altro e lo sguardo non è spento ma bensì concentrato e attento. «Mi hanno detto di chiamarti così.» Passa due dita tra gli occhi dopodiché fa un lunghissimo respiro. «Scusa, non riesco a tenerli, sono ancora fuori allenamento.»

Lo ha fatto.
Lo ha fatto davvero.

"Cucciolina" era il soprannome che i miei genitori mi avevano affibbiata sin dalla nascita.

Le sue parole di oggi pomeriggio echeggiano all'improvviso dentro la testa come un dolce promemoria: Non ti deluderò.

Inizio a piangere senza poter far nulla per impedirlo.

Sento Klaus muoversi e avvicinarsi, le braccia si allungano verso le mie spalle e in un attimo mi ritrovo col viso sopra la sua pelle. Non dice una parola, tutto quello che fa è passare le calde e morbide labbra sulle lacrime che come piccole gocce di pioggia scendono sulle guance per dissetarlo.
Il suo è un tocco delicato, soffice e fresco.

E in un secondo le nostre labbra si uniscono in un tenero bacio.

Lo sta facendo nuovamente per pietà? Perché è mezzo fatto?
Non lo so.

So solo che all'improvviso sento il suo corpo farsi sempre più vicino, Klaus è sopra di me, i suoi occhi profondi segnati dal perenne trucco nero sbavato, quel sorriso appena accennato in una frase silenziosa: "Andrà tutto bene." La mano calda e ruvida sulla mia pelle liscia.
Lo bacio ancora e ancora, ho bisogno di lui. Di questo folle super eroe strafatto di droghe, di questo ragazzo solo e abbandonato.

Di uno come me.
Due anime tristi finiscono sempre per incontrarsi e fare comunella.

Non so se riuscirò mai a parlare davvero coi miei genitori o se sarà lui a fare da tramite.
Non so per quanto posso andare avanti fingendo che sia tutto normale.
Non so se dopo questa notte Klaus se ne andrà per abbandonarmi.
Non so niente.
E non potrei essere più felice di così.

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Where stories live. Discover now