Capitolo 1: Bravo (Parte 2)

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Dave e Gregory sollevarono lo sguardo alla luce rossa, al muro, lampeggiante a ritmo del suono assordante; le ragazze gemettero spaventate, chiudendosi maggiormente sui loro corpi e usufruendo delle braccia per nascondere il viso. Proprio sotto il segnale intermittente, l'uomo di Emerson aveva abbassato una leva di emergenza; aveva approfittato del loro piccolo conflitto per chiamare i rinforzi. Maledetto figlio di...

«...puttana.» imprecò Gregory, avviandosi con passo pesante dall'artefice.

Un colpo ben assestato sulla tempia, per mezzo del calcio del fucile, e il trafficante crollò a terra nel mondo dei sogni. Ci sarebbe voluto un po' prima che rivedesse la luce del sole.

«Qualcosa mi dice che il buon senso vuole che noi salviamo quelle donne.» ironizzò Bravo Uno alla radio, posando la pistola per riprendere il fucile. «Oramai ci tocca. O la va o la spacca.»

«Vi conviene sbrigarvi, si stanno mettendo in moto per far partire la nave!» si rassegnò Stella, gli occhi che saettavano sullo schermo alla vista di quegli omini illuminati muoversi come tante palline pazze.

«Merda. Usciamo da qui!»

Gregory rialzò la leva per interrompere quel dannato suono, dopodiché entrambi salirono le scale per uscire dallo scantinato. Appena fuori, un proiettile arrivò verso loro. Dave venne tirato in tempo dal collega, il quale lo afferrò dal retro del tattico per sbilanciarlo indietro. Kyle aveva aperto la porta di un ufficio, in metallo come le altre, e la stava usando come copertura, mentre dal fondo del corridoio, dove svoltava l'angolo, vi erano tre uomini col dito premuto sul grilletto.

«Non vi si può lasciare soli un attimo che suona l'allarme. Che cazzo è successo là sotto!?» domandò a voce alta, chiudendo gli occhi ogni qual volta le scintille si infrangevano sulla soglia della porta.

Dave scivolò in ginocchio accanto a lui, mentre Gregory rimase tra le scale e la superficie della cantina.

«L'agente Taylor è lì. Insieme ad una ventina di ragazze. – spiegò Bravo Uno, intento a frugare sul tattico per trovare quello che gli serviva. – Emerson commercia donne. Ci hanno scoperti. Dobbiamo impedire che la nave parta. E puoi sparare quanto cazzo ti pare. – prese una granata; tirò la levetta con i denti e si sporse, lanciandola verso i tre nemici. – Granata!» annunciò. Questa rotolò in mezzo alle loro gambe; non ebbero la capacità di urlare che esplose sotto di loro, facendoli volare contro il muro. Al silenzio, Dave scoccò un'occhiata a Bravo Quattro, dalla faccia tinta da una smorfia confusa. «Contento?»

E glielo chiese pure? «Fuck yeah!»

Gavin Brown udì l'imperversare dell'allarme riecheggiare per l'intero porto. Sollevò lo sguardo dallo zainetto, nella quale stava posando gli oggetti utilizzati per il sovraccarico del generatore elettrico per indirizzare gli occhi scuri sulla porta chiusa dello stanzino. Un parlottio concitato di uomini si unì alla baraonda; parole sommesse che tramutarono in urla di agitazione. Sentì qualcuno pronunciare qualcosa riguardo dei soldati che li avevano scoperti, di tre uomini dentro l'edificio, poi si accostarono frasi su cadaveri, su persone della loro squadra che erano state uccise. Ma il suo animo si mise in moto quando alle sue orecchie giunse l'ordine di far partire immediatamente la nave e di scappare.

«Merda.» sibilò sottovoce, mettendo lo zaino in spalla, per poi afferrare il fucile.

Si catapultò alla porta e l'aprì con irruenza.
Non si accorse che un trafficante stava proprio per irrompere nello stanzino, così la facciata sbatté contro il viso di quest'ultimo e lo fece volare a terra con un ringhio acuto. Gavin arricciò il naso, come se il colpo fosse arrivato a lui; era stato forte abbastanza da privarlo dei sensi. Si stupì di sé stesso per aver canalizzato cotanto vigore nel semplice atto dell'apertura. Quasi si fece i complimenti da solo. Tuttavia non aveva tempo per questo. Cosa diavolo era successo là dentro era il suo pensiero principale; vi erano due possibilità: o erano stati scoperti, o avevano trovato l'agente Taylor ed erano stati scoperti per esserci riusciti. Entrambi i casi, seppur con il successo di un obiettivo, non erano tanto diversi. E maledizione, lui era troppo lontano da loro. Scese i due scalini che lo separavano con il suolo e si ritrovò davanti ad altri due uomini. Subito prese la mira e fu in grado di scaricare al primo tre colpi sul petto. Crollò a terra, inerme. Il secondo, purtuttavia, fece fuoco, costringendo Gavin a tornare in copertura. Cazzo. Pensò alla vista del suo braccio unto di rosso. Era stato sfiorato, ringraziando il cielo. Ci mancava solo un bel proiettile in mezzo alla carne per diventare un peso alla sua squadra. Si mise su un ginocchio ed afferrò saldamente il suo fucile, andando allo scoperto. Sangue freddo. Mira stabile. Una decina di metri di distanza. Un colpo sul braccio, un altro sul petto. L'uomo cadde riverso, in preda al dolore. Gavin lo raggiunse e calciò la pistola per allontanarla. Dopodiché si chinò su di lui e controllò la gravità delle sue ferite. L'uomo respirava a singulti spasmodici, guardando con orrore il sangue che gli sgorgava dal foro in petto, nel polmone sinistro. Una morte lenta e dolorosa. No. Non era da lui fare questo. Mirò alla testa, socchiudendo gli occhi con amarezza.

OPERAZIONE YWhere stories live. Discover now