Capitolo 31: Rimorsi

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Dave non aveva mai visto la faccia di Noah stupita quanto inibita come quella sera.
Sempre in costante moto per non rimanere mai con le mani in mano a fissare il soffitto o il muro del suo ufficio, vedere quel volto dagli occhi sgranati e lontano dall'espressione nervosa e crucciata dalla scontrosità che lo caratterizzava, era stata una sorpresa che il soldato non avrebbe mai potuto prevedere; talmente distanti, diversi, indipendenti e opposti, entrambi non avevano avuto modo di entrare nei rispettivi mondi per conoscere un po' di più del coinquilino strambo con cui condividevano lo stesso tetto, la stessa cucina, ma soprattutto lo stesso bagno. La regola fondamentale, Dave la conosceva bene; perfetti sconosciuti, nessuno doveva intromettersi nelle faccende dell'altro. Persino in Spagna si era ribadito quel concetto che li aveva portati a dividersi temporaneamente, sebbene le indagini li avessero riuniti proprio in quel momento, di nuovo a condividere uno spazio, nonostante non fossero a casa; era come se fosse per volere del destino stare lì, a guardarsi in un attimo di eterno eppure effimero silenzio, come se quell'affermazione avesse arrestato improvvisamente lo scorrere del tempo per dare lo spazio al ragazzo di metabolizzare la frase che era appena giunta alle sue orecchie. Sarebbe arrivato, prima o poi, il momento in cui lo avrebbe scoperto; non credeva che sarebbe stato così tardo, dopo un anno di convivenza, ma al tempo stesso era sicuro che solo così Noah avrebbe potuto accorgersene. Dopotutto, in quei trecentosessantacinque giorni, non avevano fatto altro che litigare, evitarsi e scambiare sì e no due parole di cortesia e formalità riguardo il lavoro; il ragazzo era un ribelle che stava chiuso in quattro semplici mura: il suo ufficio alla CIA e la sua stanza da letto in casa. Per il resto, non si incrociavano quasi mai, e le uniche conversazioni che riuscivano ad affrontare non si potevano paragonare a qualcosa di pacifico e sociale, un modo per conoscersi e poter rendersi conto che la persona con cui dovevano passare le giornate, non era inaffidabile e misteriosa.
Sembrava strano pensarlo, ancora più bislacco pronunciarlo, tuttavia.
Ma quel caso li stava aiutando a conoscersi.
L'oggetto da Noah rilevato, le piastrine lo stavano celando in parte e inoltre Dave si trovava alle sue spalle, quindi in una posizione per niente adeguata a poter intravedere ciò che stava custodendo da così tanti anni che era diventato una parte di lui, un oggetto che non doveva essere mai più mosso da quella catenella. Aveva chiuso gli occhi per rilassarsi al picchiettio stranamente delicato con la quale il giovane si era dedicato alla sua ferita, eppure ad un tratto era cessato, così come la sua voce acuta e infastidita. Aprendo gli occhi, non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi un Noah interdetto a fissare la sua fede.
E fu proprio in quel momento, dove Dave lo aveva anticipato, che Noah ritornò in sé e distolse lo sguardo.

«Non volevo saperlo.» fuoriuscì dalle sue labbra con un filo di voce sussurrata.

Si morse l'interno della guancia, stringendosi nelle spalle.
Non era da lui ficcare il naso negli affari altrui, se era il primo a respingere chiunque osasse rivolgergli la parola per fare conversazione, tuttavia non era stato capace di comandare i suoi occhi nel cadere in quel minuziosissimo particolare dannato. A volte avrebbe preferito non essere così arguto nell'analizzare ogni cosa avesse attorno, ma gli veniva spontaneo, non lo controllava. Non controllava parecchie cose, se doveva essere onesto; per questo, alcune volte, il silenzio era l'unica via d'uscita che poteva usufruire per evitare che certe conseguenze si sviluppassero. All'improvviso le piastrelle dal colore rosa orrendo del bagno divennero più interessanti dello sguardo che gli stava rivolgendo Dave, tanto che strinse le labbra in una linea sottile per evitare di sentire quelle iridi marroni scrutarlo con una punta di gaudio. Per quale motivo le sue labbra fossero incurvate in un sorriso, Noah non lo sapeva; nonostante avesse involontariamente toccato un tasto dolente della sua vita, all'infuori dell'esperienza militare, il suo volto era rilassato e placido.

«Non sei stato affatto invadente, Noah. Non è da te, pur volendo. – Dave tradì le sue aspettative, sospirando dalle narici e abbassando il capo per guardare l'anello d'oro in mezzo alla catenella. Le sue dita si mossero armoniose in quella direzione, toccandolo per spostarlo dalle piastrine. – Te ne saresti accorto un giorno, era inevitabile.»

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