Capitolo 39: Ho trovato Jake e...

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Il volo, sebbene non fossero partiti alle cinque e mezza precise, era riuscito a recuperare durante il volo il loro ritardo, facendoli atterrare a Tucson con ben venti minuti di anticipo. Una volta con i piedi per terra, due auto erano già state preparate per loro. Essendo in cinque, si divisero in due gruppi da tre e due persone per proseguire l'uno dietro l'altro in autostrada. Sulla prima vettura, Dave era affiancato da Kyle sul sedile del passeggero, mentre Noah era dietro; sulla seconda, Sully se ne stava alla guida, Liam accanto. Sull'orecchio, tutti quanti erano muniti di un piccolo auricolare che li teneva continuamente in comunicazione; non avrebbero avuto il supporto di Stella ed una visuale dall'alto, dovendo salire su un treno con informazioni che avrebbero potuto riservargli solamente i loro stessi occhi, perciò si sarebbero tenuti costantemente in contatto per eventuali movimenti sospetti, scontri o il ritrovamento di Jake. Morrison strinse il volante sulle mani, guardando dritto a sé i segnali stradali che indicavano l'arrivo a Benson, precisamente alla stazione dei treni. Mancava davvero poco. Non avrebbe dovuto battere ciglio davanti a nessuno, né lasciare Jake da solo se lo avessero trovato. Un evento simile a ciò che era accaduto a Kevin, una distrazione che gli era costato l'intero successo dell'operazione, non avrebbe dovuto ripetersi. Era da tanto che le mani non gli sudavano così tanto; l'adrenalina di una missione non aveva nulla a che vedere con quello che stava patendo all'interno. L'espressione contratta in un cipiglio adirato i suoi uomini avrebbero potuto tradurla in una rabbia repressa nei confronti di chi aveva osato sfidarlo, tuttavia non c'entrava nulla. Y, in quel momento, non c'entrava assolutamente nulla. Essere un soldato a volte aveva i suoi vantaggi; dall'esterno nessuno poteva capire cosa gli frullasse per la testa, dove realmente stessero viaggiando i suoi pensieri. C'era la missione, la tensione di dover impugnare un'arma da fuoco e, nella peggiore delle ipotesi, uccidere; in aggiunta, Dave aveva dell'altro. Deglutì, sebbene avesse la gola talmente secca da non riuscire a buttare giù il nodo che gli si era formato da quando aveva messo piede in Arizona.

«Ormai ci conoscono bene. Sanno tutto di noi. Di ognuno di noi. – specificò, lanciando un'occhiata lesta allo specchietto retrovisore; Noah stava infilando le cuffie sotto la felpa, facendone fuoriuscire solo una dal colletto chiuso. Capì bene cosa stava facendo. – Quindi il nostro obiettivo è essere quanto più discreti possibile. Se scoprissero subito che siamo a bordo di quel treno, potrebbero uccidere Jake e proseguire con noi, quando meno ce lo aspettiamo.»

«Un approccio indiretto non è il mio punto di forza, ma cercherò di chiudere un occhio questa volta. Solo per Jackie e per la sua incolumità, che sia chiaro.» commentò Kyle, la delusione lampante nel tono e nello sguardo, seppur serioso tanto quanto gli altri.

Anche lui conosceva bene Jake. Non poteva ritenersi un amico stretto agli stessi livelli di Gregory, Dave e Sully, ma aveva intrapreso molte operazioni con lui, fino al momento in cui aveva abbandonato la squadra. Per questo avrebbe impedito a quei bastardi di rovinargli la pace che aveva disperatamente cercato dopo ciò che era accaduto tre anni fa.

«Tenere un profilo basso non sarà difficile. – intervenne Liam dall'altro lato della linea, il tono perennemente pacato e calmo. – Basta confondersi con i passeggeri ed evitare di muoversi tra un vagone e un altro con sguardi esaminatori. Dobbiamo comportarci da civili.»

Sully e Noah furono gli unici a non dire nulla a riguardo. Silenziosi, uno se ne stette a fissare la strada per guidare, l'altro a farsi passare il malessere causato dall'aereo.
Dopo tre quarti d'ora di strada, arrivarono alla stazione. Parcheggiarono le vetture, scesero, mescolandosi con la folla, e si divisero, facendo finta di essere da soli, ognuno per la loro strada; Kyle lasciò il berretto con visiera per nascondere la nuca rasata, vestito con una t-shirt nera, dei jeans scuri e scarponi marroni; Sully non era tanto diverso eccetto per la magliettina blu scuro; Liam aveva una polo cachi, jeans neri e scarpette; infine Noah era...Noah. Dave fu l'unico ad uscire un po' dalle righe con la quale era solito presentarsi; t-shirt nera, e jeans scuro, stava indossando una camicia aperta di un azzurro pallido, maniche arrotolate per mostrare gli avambracci pronunciati. Se si fosse vestito con i soliti pantaloni cargo e anfibi, avrebbe attirato di molto l'attenzione. Camminava per la calca indaffarata con lo sguardo più torvo che avesse manifestato quel giorno; non era dell'umore, per niente. Ma questo non significava che fosse distratto. Scansava le persone che gli venivano incontro per dirigersi verso il binario dove avrebbe sostato il treno diretto per Dallas, tenendo d'occhio i suoi compagni e se qualcuno si fosse accorto della loro presenza; non potevano essere sicuri che gli uomini di Y non fossero lì, a controllare ogni stazione dove si sarebbe fermato il treno per assicurarsi della loro presenza. Sarebbe assurdo ipotizzare che fossero così accorti da preparare tutto nel minimo dettaglio, ma sarebbe al tempo stesso da strafottenti non pensare il contrario, dando tutto per scontato. Intravide Sully, con uno zaino in spalla per rendere l'idea di chi avrebbe intrapreso un lungo viaggio; Liam aveva un bicchiere di caffè in mano e una cartella sottobraccio – il perfetto modello di uno studente; Kyle teneva in mano un giornale sportivo, il berretto con la firma della squadra di baseball faceva intendere quanto fosse un tifoso sfegatato, seppur in realtà non lo fosse; Noah aveva alzato il cappuccio, rendendo il volto indecifrabile, ma lo zaino in spalla gli conferiva l'anonimato perfetto. Mancava lui, senza nulla in mano; prese il cellulare dalla tasca e lo mise in coincidenza dell'auricolare all'orecchio.

OPERAZIONE YWhere stories live. Discover now