Capitolo 58: Rivelazione

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L'auto di Dave arrivò in uno spiazzale di terra ed erbacce.
La via di Malokov li aveva condotti in un posto al di fuori di Washington, un luogo che nemmeno era segnato nelle cartine e che nemmeno Noah era stato in grado di visualizzare per avere un anticipo di ciò che li avrebbe accolti. Quando scesero dal mezzo, entrambi volsero lo sguardo verso la costruzione che si ritrovarono davanti agli occhi; pareva essere un edificio abbandonato da moltissimi anni. Una qualche fabbrica inutilizzata e fuori da qualunque tipo di manutenzione, i quali materiali erano stati ormai smaltiti da essere diventata un rifugio abbandonato di qualche animale randagio. Non era grande; si trattava di un lungo appezzamento di terreno nella quale sorgeva una costruzione a due piani, dalle scale intricate e arrugginite. Si erano vestiti alla meno peggio; Dave aveva solamente cambiato pantaloni e scarpe, rimanendo in camicia bianca, arrotolata sino ai gomiti, ma con un pantalone color oliva e gli scarponi, mentre Noah si era messo un nuovo pantalone della tuta blu ed una felpa senza cerniera nera. Avevano letteralmente preso le prime cose che avevano avuto sotto mano pur di non perdere neanche un attimo. Il soldato volse uno sguardo al cellulare, dopo aver chiuso lo sportello della macchina con foga.

«Il posto sembra essere questo.» annunciò, spegnendo lo schermo per posare il dispositivo dentro la tasca.

Si guardò intorno; il cielo era nuvoloso, pareva che volesse piovere di nuovo da un momento all'altro. Quando arrivava la stagione della pioggia, una singola giornata di sole era davvero un miraggio. La temperatura si era abbassata di parecchio, tanto che notò Noah cingersi il busto con le braccia per farsi calore, cosa a che a lui non serviva; il suo sangue stava ribollendo dalla pressione elevata che la sua pelle era tutta un fuoco di nervi. L'edificio forse era stato attivo negli anni novanta perché sembrava essere uscito da un vecchio film; mura marroni, metallo arrugginito, tegole al posto del tetto. A nessuno era importato demolire quel posto? Chissà quante altre sostanze tossiche erano rimaste là dentro, a cominciare dalla ruggine. Chinò lo sguardo, corrugando la fronte; il terreno era segnato da delle impronte; non appartenevano né a lui né a Noah. Iniziò a camminare, superando la sua auto e seguendo quei segni impressi nella terra. Spiccò la scia di alcune ruote che conducevano verso il retro dell'edificio.

«Non siamo soli.» la mano giunse immediatamente dietro la schiena per sfilare la pistola. Tirò il carrello per caricare il colpo e la impugnò con entrambe le mani. «Ha voluto che fossimo noi due, ma sembra che lui abbia portato con sé più persone del dovuto.»

Noah tracciò con gli occhi le stesse impronte che lui aveva intravisto. «Sembrano essere molto recenti. Il terriccio è umido.»

«Cerca di starmi vicino.» lo avvertì serioso Dave. «Non vorrà fare fuori me, ma tu e il Generale Collins siete i piatti favoriti.»

«Molto rassicurante.» commento l'altro, teso.

Si avviarono all'interno della costruzione, salendo una rampa di scale che avrebbe rischiato di cedere da un momento all'altro. La puzza di muffa e di umido era respirabile ad ogni loro sospiro. Il soffitto era molto basso, colmo di crepe, rigonfio per la presenza di acqua che inumidiva progressivamente il cemento e il cartongesso. Forse al piano di sopra il tetto doveva aver ceduto da qualche parte, permettendo alla pioggia di entrare di volta in volta; per non parlare degli spifferi e dei cigolii preoccupanti. Se tutto quel blocco non fosse crollato sulle loro teste sarebbe stato miracolo.
Noah si strinse nelle spalle, osservando quelle rovine; pareva che il pannello elettrico funzionasse ancora, poiché le luci, scarse a causa dei vetri sporchi e opachi, illuminavano la via, permettendo loro di capire dove avrebbero dovuto andare. Solo alcune erano accese, il che mostrava quale fosse la strada per raggiungere i russi e il Generale Collins. Per quale motivo avessero voluto la sua presenza, non lo sapeva. Appunto perché Dave gli aveva detto di essere parte del menu di quei due psicopatici, si sarebbe aspettato di tutto. Quei due russi erano svegli, e ormai conoscevano tutto di lui e come si giostrava per metterli alle strette; il suo coinvolgimento non era nient'altro che un modo per tenerlo lontano dal computer, affinché non rintracciasse le loro ultime mosse. Nella chiamata Dimitri non lo aveva detto, ma era abbastanza evidente; celata in quelle parole aveva ammesso la certezza che, se non si fossero mossi immediatamente all'attacco alla SIH, Jude Collins non sarebbe stato catturato, e loro avrebbero perso l'ultima opportunità per rimanere in vantaggio.
Dave proseguì con cautela, esaminando ogni angolo dell'edificio. Dovevano fare attenzione persino dove mettevano i piedi; quel posto era di un disastro micidiale. Peggio del magazzino dove si era rifugiato Barney Gonzales. Per terra era pieno di tubi, ferro, vetri, blocchi di cemento. Noah aveva rischiato di inciampare almeno tre volte da quando si erano inoltrati maggiormente; aveva accanto un ragazzo che aveva zero controllo del suo corpo, ma sarebbe bastato anche a lui perdere la concentrazione per capitombolare pesantemente. Più che altro la sua testa era totalmente altrove.
Aveva un sentore. Era inspiegabile, ma dentro di lui stava nascendo uno strano timore che gli stava dicendo implicitamente che all'interno di quell'edificio non vi sarebbe stata alcuna sparatoria. Poteva essere un bene, un insignificante conforto che potesse almeno porre Noah in una situazione di incolumità, però c'era sempre quella spia dietro il collo che lo teneva sull'attenti, vigile.
Una prova di volontà.
Che tipo di volontà? A cosa si riferiva? Dimitri era bravo con i giri di parole; era sempre stato abile nel trasmettere qualcosa con frasi corte e poco esplicite, inducendo il proprio interlocutore a studiare ogni suo singolo gesto per comprenderlo. Non solo era bravo a nascondere le emozioni con lo stoicismo, bensì anche con l'utilizzo dei vocaboli adatti per non far trasudare un minimo di instabilità mentale.

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