Capitolo 16: Lettere reali

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L'arrivo a Cadice era stato travagliato, burrascoso e maledettamente travagliato. Non solo Noah aveva dovuto in sintesi pilotare un aereo avvalendosi del pilota automatico con meticolosità, in attesa che il co-pilota si riprendesse e attuasse l'atterraggio – una volta avvicinatesi alla pista di atterraggio di Siviglia – ma Dave si era dovuto sbarazzare dei cadaveri dei cinque terroristi e aveva dovuto coprire quelli delle due povere vittime dell'attentato. Dopodiché aveva rassicurato i passeggeri della fine di quella tragedia e si era persino meritato un applauso e delle esultanze che non lo avevano affatto rincuorato; applausi per aver comunque lasciato che due persone morissero non erano nient'altro che polvere. Avrebbe dovuto capirlo sin dagli albori che i due uomini con cui si era incrociato avevano in mente qualcosa di losco; se li avesse seguiti ancora prima che prendessero di mira quel povero steward, così giovane e appena venticinquenne, nessuno sarebbe morto, e il volo, seppur teatro di una sparatoria, non avrebbe rischiato di precipitare, scuotendo traumaticamente i cuori dei passeggeri. Tuttavia non era dell'umore adatto per imputarcisi; a bordo avevano trovato tre medici, i quali si erano occupati della donna che aveva ricevuto un proiettile vagante nel braccio e di coloro che, con gli sballottamenti delle turbolenze, avevano subìto delle leggere abrasioni – non gravi, ringraziando il cielo. Il taglio che aveva sulla tempia era stato medicato, e il sangue ripulito, per evitare che le persone si impressionassero davanti a quelle macchie rosse sul suo corpo e sul viso, appartenenti ai terroristi. Era rimasto di stucco quando non aveva trovato Noah in mezzo ai civili, ma quando un signore anziano gli aveva detto che il ragazzo con gli occhiali era sceso verso la stiva, non ci aveva pensato due volte a raggiungerlo, beccando il diretto interessato davanti al computer dallo schermo disintegrato ed un sacchetto di plastica accanto, dalla quale proveniva un odore acre abbastanza sgradevole che il soldato aveva potuto tranquillamente accostare al vomito; non doveva essere stata una passeggiata, vivere un attentato come prima volta in aereo, non abituato ad essere lontano dalla terra ferma e in un posto dove non poteva guardare al di là di un finestrino per quasi otto ore. Eppure aveva avuto fegato nel prendere una tale iniziativa da stupirlo, ed in senso positivo; senza che avessero comunicato per mezzo di auricolari, aveva inteso che nella cabina di pilotaggio la situazione non fosse assolutamente sotto controllo e che l'aereo doveva essere riportato ad alta quota; era stata una trovata niente male, doveva ammetterlo. In seguito, mentre aveva spostato i cadaveri nella stiva, si era reso conto che uno di loro, quello con la mandibola spaccata, aveva una strana schiuma, asciutta e secca, sull'angolo della bocca; inoltre vi era un livido sulla nuca rasata che non ricordava di avergli recato, idem per la posizione in cui era disteso a terra: riverso, molto vicino all'altro settore. Era stato lecito chiedere a Noah cosa diavolo avesse combinato, ma questi aveva risposto di avere avuto un piccolo incidente mentre aveva tentato di avviarsi alla stiva; durante la spiegazione, grazie alla luce dello schermo, aveva notato il livido sulla guancia sinistra, violaceo, tendente al nero, da rendere le lentiggini invisibili. Gli aveva chiesto se gli dolesse, se necessitasse di un po' di ghiaccio; recandogli inquietudine, Noah aveva ondeggiato la mano, sottolineando di stare bene. Tuttavia non aveva ricordato nulla riguardo a della schiuma; gli aveva solamente dato una botta in testa con un vassoio per metterlo k.o.. Dave aveva dovuto chiedere ad uno dei tre medici; con un'analisi accurata della bocca, si era scoperto che il terrorista aveva nascosto in un dente una capsula di cianuro. Agghiacciante. Il colpo del vassoio aveva preso verticalmente la nuca del terrorista, inducendolo a chiudere forzatamente la mandibola. I denti, molto probabilmente, avevano spaccato per sbaglio la capsula e, durante il periodo in cui era privo di sensi, il veleno lo aveva lentamente ucciso. Se Noah lo avesse saputo, non lo avrebbe colpito con una tale foga, infatti aveva fatto spallucce, ribadendo di non averlo fatto a posta. Dave non avrebbe dubitato di lui; il giovane non avrebbe mai ucciso qualcuno, si era solamente difeso, avvantaggiato dalle ferite dell'aggressore. Conosceva bene Noah, fisicamente parlando, e di certo non era un tipo atletico in grado di combattere a mani nude o con gli oggetti che gli capitavano davanti. L'unica ipotesi più plausibile alla presenza del veleno era accostabile all'impedire a quegli uomini di poter essere interrogati. Era ovvio che se l'uomo fosse rimasto in vita, sarebbe stato sottoposto ad un intenso interrogatorio. Purtroppo, la sorte stava giocando a loro sfavore in tutto e per tutto. Dopo essere atterrati, aveva contattato la CIA per informarli degli avvenimenti; aveva discusso animosamente con le forze dell'ordine spagnole fino a quando non erano arrivati alla conclusione di camuffare parte delle vicende per non allarmare i passeggeri e gli abitanti. Il compromesso cui erano scesi comprendeva la diffusione di una notizia imparziale, successivamente ai passeggeri, nonché testimoni, era stato chiesto gentilmente di non rivelare la verità, almeno non così presto. Atti terroristici avrebbero compromesso l'andamento dei voli e delle vacanze in quel periodo di alta stagione; non erano islamici, ma persone che lui e Noah avevano istigato a tal punto da coinvolgere degli innocenti. Se avessero scelto un altro aereo, magari sarebbe stato preso di mira e ci sarebbero finite in mezzo altre persone. La contrattazione aveva rubato una grande quantità di tempo, e aveva allungato la permanenza in aeroporto da far entrare Noah in escandescenze; aveva sonno, fame, sete e il computer rotto non aveva placato la sua ira. Erano arrivati con un'ora di ritardo, quindi alle ventuno europee, ovvero le tre del pomeriggio americane; l'ora di pranzo era saltata già da un pezzo. Ma con tutto il casino erano arrivati a mezzanotte nelle loro camere d'albergo. Non appena il ragazzo aveva intravisto un fast food, non ne aveva voluto sapere; si era ordinato tre cheeseburger, una porzione maxi di patatine, una decina di bocconcini di pollo e una Coca-Cola large. Dave era estremamente sconvolto dal suo stomaco senza fondo e da come non prendesse un fottuto chilo di conseguenza. Di che caspita di metabolismo era dotato, non ne aveva la più pallida idea.
Si sedettero nella sala lounge, vuota a quell'orario, specialmente nel piccolo Bed and Breakfast che avevano prenotato per non dare nell'occhio. In quel momento volevano solo prendersi un attimo di pausa per riprendersi; il sol pensiero di salire i borsoni per le scale – l'edificio era privo di un ascensore – sistemare la stanza, farsi una doccia e prepararsi per andare a letto, innescava una pigrizia tale da ancorarli a quelle piccole poltroncine di scarsa qualità.

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