Capitolo 3: Demoni del passato

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Nicholas Spencer amava poter cenare con la sua famiglia. La cena era l'unico spazio di ritrovo che vedeva presenti sua moglie Greta e i suoi figli, Carol e Mike; la donna lavorava tutto il giorno a scuola – essendo un'insegnante d'asilo, la quale doveva prendersi cura di venti minuscoli pargoletti al posto dei loro genitori, impegnati nei loro mestieri da non poter riservare le attenzioni che meriterebbero i figli – mentre i due gemelli omozigoti non facevano altro che passare le giornate fuori, la mattina al liceo e il pomeriggio con gli amici. Quel giorno era più importante rispetto agli altri; Greta era stata promossa a tempo pieno nell'asilo cui aveva compiuto qualche supplenza per guadagnarsi il ruolo ufficiale di maestra, perciò dovevano festeggiare per aver finalmente ottenuto un posto fisso che potesse mantenere in futuro gli studi dei loro ragazzi. Avevano invitato anche i suoceri e i suoi genitori; non era qualcosa di così eclatante, eppure sentiva nel profondo del suo cuore che avrebbe dovuto ricordare quella giornata. Era da tanto che non passava intimamente una serata con chi gli era più caro; voleva affrontare qualcosa di diverso dal quotidiano cenare in orari diversi per poi dedicarsi alla televisione e addormentarsi sul divano come un uomo di mezza età. Aveva ancora trentasei anni, maledizione. Doveva trovare un modo per mantenersi in forma e fare...le cose tipiche di chi aveva trentasei anni, giusto? Dunque aveva organizzato tutto per filo e per segno; capatina al supermercato per prendere gli ingredienti più raffinati che il suo caro amico Harry aveva da offrirgli, una videochiamata di tre lunghissime ore con la madre per essere guidato passo dopo passo nella preparazione, non essendo mai stato un ottimo cuoco da ristorante stellato – a stento sapeva cucinare i noodles istantanei, anche se nella bistecca non era affatto male – ed era stato in grado di imbandire la tavola della sua discreta abitazione in periferia, un appartamento al quinto piano di novanta metri quadrati niente male, per essere lontano dal centro. Aveva mandato un messaggio a Greta, Carol e Mike, assicurandosi che rientrassero per le sette e mezza, cosicché da avere tutto pronto in tempo; le facce che manifestarono davanti a tutto quel ben di Dio, dall'odorino e dall'aspetto invitante, furono da immortalare, tanto che preparò la videocamera del cellulare, posta sul mobile della cucina per registrare quella felicità che avrebbe visto e rivisto fino a quando non sarebbe morto. Non c'era cosa più importante della sua famiglia; era tutto ciò che gli era rimasto, il suo tesoro più prezioso, l'unico fascio di luce che illuminava le sue notti insonni e pervase dagli incubi. Non poteva chiedere di meglio dalla vita, dopo il trauma che aveva passato nella sua vita da soldato del Navy SEAL. Seduto ancora a tavola con i suoi cari, Nicholas stava parlando con il fratello di Greta, Max, sorseggiando un delicato e fruttato vino bianco; ebbene aveva servito del pesce raffinato. Aveva cucinato tutto da solo l'aragosta e preparato una spaghettata alle vongole coi fiocchi. Sua madre, Melina, era una grande acculturata di cucina straniera, soprattutto quella italiana. Zio Franco della pizzeria all'angolo sarebbe stato fiero di lei; non c'era cosa più bella della fratellanza tipica italiana. Nello stivale ci si trattava come fratelli, e gli stranieri erano ben accolti, torturati a mangiare di tutto e di più, ma ben accolti.

«Quindi davvero ti sei buttato giù da un elicottero in fiamme?» domandò il piccolo Damian, il figlio di quattro anni di Max, sopra le ginocchia di quest'ultimo con un peluche in mano.

Nicholas si grattò il retro del collo con riserbo. «Ehm...Più o meno...» sibilò con note stonate. «Chi ti ha detto una cosa del genere?»

«Glielo ha raccontato Greta per farlo addormentare. Perdonami, ma a mio figlio piacciono da morire i soldati e vuole sempre che gli raccontiamo cosa hai fatto durante la tua carriera. So che può essere un po' fastidioso.» rispose al posto del bambino, Max, facendo attenzione a non farlo cadere: non stava un attimo fermo.

«Don't mention it. Per i bambini siamo come degli eroi. E mi sta bene che la pensino così.» sorseggiò un po' di vino. «Tengo ancora le piastrine al collo, sebbene non sia più in servizio da un bel po'. Credo che l'abitudine non passerà mai.»

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