Capitolo 21: Adunata

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«Scommetto che non vedevi l'ora di vedermi.»

«Chi lo sa. Mi piace disturbare le persone alla domenica.»

«Quanto sei scemo. Entra.»

Dave ridacchiò, pulendosi le suole degli anfibi sullo zerbino, e si accomodò nella nuova dimora di Gregory Reed. Inclinò il capo a destra a manca, ammaliato dalla bellezza che lo accolse in quella villetta, situata in un quartiere poco più lontano del suo, ma pur sempre distante dalla metropoli e in una zona dove la quiete pubblica veniva rispettata in maniera eccellente. Si trattava di un'abitazione minimalista e al contempo molto più moderna della sua. Già all'esterno, dove aveva parcheggiato, aveva avuto modo di scrutare in tutto il suo splendore la geometria dell'edificio; a due piani, vantava di una forma bizzarra, ma stupenda. Era come un poligono, dalle mura in bianco puro, con delle finestre piccole, quadrate o rettangolari, dai lati dell'altezza più lunghi, e la base più corta. L'unico balcone che aveva visto era quello della stanza da letto matrimoniale, poiché quella ringhiera vetrata lo aveva completamente attratto e fatto innamorare della costruzione, rendendolo curioso di vedere l'interno come un bambino in attesa del suo regalo di compleanno. Il giardino era un normale prato verde con una siepe che lo separava dai vicini ad ambo i lati, eccetto per il pavimento che conduceva al garage, mattonato in bianco. Varcata la soglia, Dave si era incontrato con un ingresso magnifico, un openspace più piccolo di quello di casa sua, ma vuoto da farlo apparire più largo; vi erano degli scalini, tre – molto bassi – che conducevano al piano cucina, un po' più elevato, dotato di un bancone con tre sgabelli dalle gambe alte, anziché di un tavolo munito di sedie; essendo una coppia sempre fuori casa, era inutile comprare un tavolo che non avrebbero mai utilizzato, se non per delle cene in compagnia. Ma pareva che avessero pensato a tutto, visto che quello stesso bancone poteva essere allargato e abbassato. Incredibile. Il salotto, invece, aveva un divano in bianco, un tavolino basso dalla forma astratta, con un motivo a scacchiera, un tappeto circolare, la tv a schermo piatto appesa e due mobili a cassettoni, uno fissato sopra quest'ultima e l'altro sul pavimento dove vi erano disperse varie cornici raffiguranti un Gregory giovane in divisa, le foto del matrimonio con Claire e qualche viaggio che i due avevano intrapreso durante le ferie. Frontalmente vi era una vetrata enorme che conduceva al giardino sul retro, ancora spoglio e con qualche utensile per la pittura e la costruzione di alcuni mobili. Sulla sinistra spiccava una scala, molto simile alla sua, vetrata che conduceva al piano di sopra; una sola rampa. Era strepitosa. Dave non poté negarlo. Anche se tutto quel bianco non faceva al caso suo, doveva ammettere che per Gregory e Claire si addiceva davvero uno stile del genere.

«Sei rimasto imbambolato.» scherzò l'amico davanti a quella stasi e al sorriso a trentadue denti che il soldato aveva stampato in volto. «Se non ti dispiace, gradirei che ti togliessi le scarpe e le lasciassi qui all'entrata. Ti darò un paio di ciabatte. Scusa l'inconveniente, ma badare a tutto questo bianco è un po' un casino.»

«Oh. Figurati. – Dave gli consegnò il piccolo pacchetto regalo; non si era ancora congratulato come si doveva con lui per la nuova casa. Si abbassò per slacciare gli anfibi, togliendoli. – Fai più che bene. Dovrei mettere anche io questa regola in casa. Tanto Noah cammina sempre scalzo...ed io in ciabatte.» posò le scarpe accanto a quelle dei coniugi, dopodiché si infilò le pantofole che Gregory aveva posto oltre lo scalino.

«Sono della tua taglia. Conosco i miei ospiti e mi preparo a quando invaderanno la mia casa.»

«Preparati per Kyle e Sully, soprattutto; quei due sono bravi a sporcare tutto o a far cadere qualcosa. Ti raccomanderei di allontanare tutti quei vasi in vetro e ceramica una volta che li inviterai.»

«Ci stavo già riflettendo, in effetti.» farfugliò Gregory, grattandosi la nuca corvina, folta e scompigliata. «Accomodati sul divano, Claire è al piano di sopra a sistemare le ultime cose. È passata solo una settimana da quando ci siamo trasferiti, quindi è ancora tutto molto strano.»

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