Capitolo 43: Pausa?

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Noah stava solo facendo una pausa dal lavoro, per questo si era appollaiato sul davanzale della finestra per assaporarsi il panorama della metropoli lontana dal quartiere dove abitava. Era una sorta di rituale, quello. Quando non giocava, non programmava o non guardava film o serie televisive, si sedeva lì, distendendo di poco le gambe, cuffie alle orecchie e musica di sottofondo, e i suoi occhi iniziavano a vagare per posarsi su ogni elemento con cui essi si incontravano. Era stato costretto a fermarsi quando la stesura del codice aveva incominciato a rallentare; all'esecuzione del programma, il messaggio di errore gli era comparso come un segnale di allarme che gli aveva consigliato di staccare un attimo, riprendere fiato e ricominciare daccapo. Aveva perso di nuovo la cognizione del tempo, e solo udendo il frastuono all'esterno aveva capito che non erano più le sette del mattino, bensì le tredici e mezza; stando chiuso in casa o in ufficio davanti ad uno schermo, era normale che per lui il tempo fosse solo un concetto astratto. Se non fosse per la sua argutezza e per la sua meticolosità, per qualcun altro ogni giorno sarebbe sempre lunedì e l'anno nuovo un evento come tutti gli altri. Per lui lo era, solo che se ne accorgeva.
Giocare. Mangiare. Programmare. Giocare. Mangiare. Programmare.
Dormire accadeva di rado. E questo non era cambiato neanche da quando si era unito alla CIA; c'erano più cose da fare, più stimolazioni che permettevano a quegli attimi vuoti di verificarsi di meno. Sembrava strano, ma lui non si annoiava mai. Per molti fare sempre la stessa e identica cosa poteva risultare asfissiante, eppure per lui quella era la sua normalità.
Oh, ecco perché aveva sentito un fracasso sovrastare la musica alle orecchie da fargli salire il nervoso.
Gli bastò abbassare lo sguardo per vedere che il giardino di casa sua – perché ormai quella era anche sua, non più solo di quel pazzo soldatino patriottico – era stato allestito come una scampagnata.
Tutto il Team Bravo era lì presente, Jake con loro.
Stavano festeggiando il suo salvataggio, il successo dell'operazione, la cattura di un scagnozzo di Y.
C'era anche Stella. C'erano tutti.
Come mai lui non ne sapeva niente? Perché, come già accennato, non era un tipo da cellulare e, solo nel momento in cui lo aveva preso per ascoltare un po' di musica, aveva letto il messaggio che Dave aveva mandato a tutti per informarli della rimpatriata che aveva voluto organizzare per dimenticare i lutti precedenti e guardare avanti. In seguito, a lui era arrivato un secondo messaggio.
"Perché non scendi anche tu?"
Risaliva a quella mattina, due ore fa.
Noah lo lesse più e più volte e scrollò la testa, schioccando la lingua; volse nuovamente lo sguardo all'esterno, sul giardino. Jake aveva abbracciato Gregory, Sully si era aggregato a loro. Kyle stava cantando stonatamente in una lingua che forse aveva sentito in una serie televisiva ambientata in mezzo ai vichinghi, mentre Liam stava conversando con Stella. Tutto il vecchio Team Bravo era nuovamente unito. Dave era insieme a loro, stava andando a prendere un'altra bottiglia di birra, mentre parlava con Gregory. Non poté capire l'argomento da loro discusso, non solo per la musica alle orecchie, ma anche per quella in giardino, proveniente dalla radio. In lui aveva solo stampato in testa il sorriso, la soddisfazione di aver fatto un passo avanti e di avere un motivo per sorridere.
In fin dei conti quel momento di quiete non era stato tanto ostacolante come aveva precedentemente pensato; senza Dave tra le palle a fargli la solita ramanzina, poteva godersi un momento di pace. Eppure in quel momento il riposo si stava sbiadendo gradualmente in qualcos'altro. Non stava più pensando a che tipo di codice usare, a quale altro meccanismo costruire per fregare Y. No. I suoi occhi si erano posati su ognuno di quei soldatini, sulle loro labbra incurvate in dei sorrisi, sui loro occhi vivaci, su quelle espressioni che erano lontane dalla stizza, dallo stoicismo che mettevano in atto quando indossavano una divisa. A giudicare da come si stavano comportando con Jake, nonostante non lo vedessero da tre anni, facevano intendere che fossero una famiglia unita, dall'amicizia indissolubile.
Si stanno divertendo.
Stanno ridendo.
Sono felici.

La pressione sul cellulare aumentò.
Mosse gli occhi dal gruppetto per tornare su Dave.
I loro occhi si incrociarono.
Merda.
Doveva tornare a lavoro. Quella pausa era stata inutile.
Undici ore non-stop erano troppo poche.
Doveva lavorare di più.
Si alzò dal davanzale, tolse le cuffie e chiuse le tende, dirigendosi verso la scrivania per riprendere da dove aveva interrotto. Quando schiacciò il pulsante per controllare il cellulare di Anthony, notò che la batteria era quasi scarica. Non poteva spegnersi proprio adesso. Aprì uno dei cassetti della scrivania per rivelare un ammasso ordinato per categoria e modello di cavi, carica batterie e periferiche USB; cercò quella compatibile con il modello e la tirò fuori. La collegò al dispositivo ed attaccò la spina alla ciabatta piena di altre prese. Fu proprio nel momento in cui stava per sedersi davanti alla scrivania che qualcuno bussò alla porta. Con la mano a pochi centimetri dalla sedia, la palpebra destra vibrò.

OPERAZIONE YWhere stories live. Discover now