Capitolo 34: Scuse e incertezze

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«...usi...?»

Era una voce incomprensibile.

«Scusami...?»

Gli parve di sentire.

«Uhm...Ecco...ragazzo?»

Ora qualcuno aveva posato una mano sulla sua spalla per scuoterlo un po'.
Una mano?
Qualcuno lo aveva toccato.
Lo aveva toccato.
Noah riaprì gli occhi, costretto a richiuderli quando una luce accecante si infranse contro di essi. Aggrottò le sopracciglia dal fastidio e mugugnò una frase senza senso a causa della bocca impastata. Provò a muoversi, e si maledì quando lo fece; quanto gli dolevano la schiena e il collo non poteva neanche descriverlo. La testa si era appoggiata sull'avambraccio destro, il quale stava formicolando in maniera incontrollata e fremente, mentre l'asticella degli occhiali premeva contro il suo zigomo da far inclinare pericolosamente gli occhiali, col rischio di romperli. Spostò le mani contro la superficie per tentare subito di rimettersi quantomeno dritto con la schiena. Riprese coscienza di quello che era successo, ricostruendo gli eventi con quel modo assonato che aveva di guardarsi intorno; il computer era in stand-by, il cellulare di Anthony ancora collegato tramite cavo; la porzione di patatine e la bevanda erano rimaste intatte, facendo intuire a quella che si rivelò essere la commessa del fast-food un colpo di sonno bello e buono ancor prima che incominciasse a mangiare. Si era addormentato durante le ricerche? Come diavolo aveva fatto a crollare senza impedire che ciò accadesse? Si stropicciò gli occhi al di sotto degli occhiali e lanciò un'occhiata all'orologio appeso al muro. Le sette del matti...
Le sette del mattino?! Si rinsavì Noah, scuotendo la testa con la convinzione di non aver visto bene. Aveva dormito per circa tre ore sul tavolo del locale? Il cielo si era schiarito, la pioggia ormai un lontano ricordo insofferente. Spostò lo sguardo alla ragazza che lo stava fissando con imbarazzo. Non poteva farci niente, era stata obbligata a doverlo toccare, a causa di una sua distrazione.
Era successo tutto all'improvviso per la commessa; stava incominciando a pulire e a rassettare le sedie dei tavoli, ribaltandole per posarle al di sopra della superficie, e quando era giunta all'area accanto al bancone, nascosta da un muro, era saltata dallo spavento nel vedere il corpo dormiente del suo unico cliente notturno. All'inizio si era impaurita parecchio, poiché aveva creduto che si fosse sentito male dopo aver preso l'ordine e lei non se n'era accorta per aiutarlo. Ma quando aveva udito il suo respiro profondo, aveva capito che stava semplicemente dormendo e che a malincuore doveva svegliarlo, nonostante avesse avuto difficoltà nel farlo, talmente assorta in quei tratti del viso dalla quale non fu in grado di scostare gli occhi.

«Scusami...Ecco... – esordì lei, arrossendo un po' e giungendo le mani per scusarsi implicitamente di aver interrotto la sua pennichella. Non sapeva come rivolgersi a lui, seppur avessero praticamente la stessa età. – Mi dispiace averti svegliato, ma devo chiudere: oggi tocca il riposo. Non ti avevo visto, in questo punto nascosto, perciò credevo che fossi andato via, non che ti fossi addormentato. Se ti avessi notato prima-»

«Never mind. – la interruppe secco Noah, senza guardarla. Chiuse il portatile e mise tutto di fretta dentro lo zaino. – Ecco. Per il disturbo.» lasciò altre banconote sul tavolo, dopodiché usufruì dell'altro lato dei sedili per sgusciare in piedi e andare via.

La ragazza prese i soldi e si voltò verso la porta. «Aspetta! Non c'è bisogno, nessun...!»

Non concluse la frase: Noah era già andato via.
Corse in fretta verso il motel, senza darsi il tempo di riprendersi come doveva dopo una nottata in cui aveva dormito poco, quasi niente e persino male. Appleton si era svegliata, le macchine per strada erano aumentate e le persone stavano incominciando ad uscire. Male. Molto male. Evitò alcune pozzanghere ed entrò nuovamente nel parcheggio del motel, salì le scale e si diresse alla camera condivisa con Dave. Avevano puntato la sveglia per le sei e mezza, cosicché da partire entro le sette ed essere a Washington alle dieci, in tempo per la scorta dei criminali e per il successivo interrogatorio; dire che era in ritardo non era abbastanza, soprattutto se Dave era sveglio e non lo aveva trovato sul letto accanto.
Nel momento stesso in cui afferrò la maniglia, questa si aprì e rischiò di scontrarsi con la figura del suddetto, pronto per partire in abiti civili – una t-shirt verde militare e un paio di jeans blu –, il borsone con all'interno la divisa e tutto il resto nella mano libera.

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