Capitolo 47: Safe International Hawk

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Safe International Hawk, 24 ore dopo

I dipendenti erano arrivati in perfetto orario nei loro uffici. La movida tipica di un'agenzia aveva preso il suo corso come una fiumana in piena. C'era chi saliva le scale, chi prendeva posto alla propria postazione, chi aveva già avviato le chiamate per fare affari con la speranza di racimolare qualche nuovo cliente che spendesse soldi per loro e continuasse a favorire quella fabbrica di illegalità, e chi aspettava che il loro Direttore arrivasse in ufficio per poter riprendere da dove avevano lasciato in sospeso il giorno prima. A primo impatto, quell'edificio dava davvero l'idea di essere un mercato finanziario proficuo e prestante, di un'efficienza tale da sovrastare completamente qualunque altro avversario avesse osato sfidarlo per recuperare il primato perso, tuttavia nessuno, in tutti gli Stati Uniti, era consapevole che proprio dietro quei volti sorridenti, quella disponibilità garbata, quei completi ordinati e di tutto punto, quelle andature formali ed eleganti, si celassero dei criminali che erano stati chiamati in raccolta da un Direttore, che era tutto fuorché una personalità di spicco per la benevolenza del prossimo, per poterlo servire ed essergli fedele per qualsiasi cosa lui avesse in mente. Non era chiaro se i dipendenti, le donne e gli uomini che camminavano con le cartelle sottobraccio, o erano seduti in portineria per comunicare con tutto lo staff e gli impiegati delle varie arie del grattacielo, fossero collettivamente legati da uno stesso obiettivo e da una medesima mentalità omicida; forse potevano esserci dei civili che erano convinti di lavorare per una giusta causa, non rendendosi conto di avere come superiore un pazzo assassino, o forse erano stati tutti buttati fuori e licenziati passo dopo passo per fare in modo che nessun impiccione con l'animo audace ficcasse il naso nei loro affari personali e mandasse all'aria tutta quella farsa per mandare avanti la facciata da azienda perfetta, quando invece dietro l'illegalità era solo uno dei tanto peccati compiuti da quella squadra di terroristi. 


Perché sì, in questo caso, un gruppo di gente che operava senza un comando, senza un distintivo, senza una morale e senza delle leggi, benché meno una copertura governativa, doveva essere assolutamente categorizzato come terrorista, eppure c'erano tante altre caratteristiche che accantonavano una suddetta interpretazione, come la discrezione, il non colpire direttamente i civili, ma avere come unico scopo i soldati americani che fossero, o fossero stati, commilitoni di Dave Morrison. Informazioni del genere potevano essere solamente nelle mani di qualche agenzia di intelligence estera che aveva avuto la fortuna di trovare un qualche valico per ottenere quella preziosa miniera di pepite d'oro, oppure qualche doppiogiochista aveva venduto loro quelle cartelle. Troppe domande che, in quel giorno, finalmente avrebbero ricevuto una risposta netta che avrebbe posto fine a tutte quelle ipotesi, e a quella continua corsa verso l'intangibile.


Come di consueto, ogni mattina nella SIH vi era un team di addetti alle pulizie che si occupavano di mantenere immacolato ogni piano. Uno di loro era appena entrato dal retro con il carrello dove teneva tutti gli oggetti utili alla pulizia – sgrassatori, scope, panni, scopettino, mocio, guanti e sacco enorme della spazzatura dove sarebbero stati svuotato tutti i cestini pieni degli uffici – e si stava recando al ripostiglio per recuperare altro materiale per la pulizia e posare tutto ciò che non serviva più. Con indosso una tutina unica blu notte e un berretto in testa, camminava spingendo il carrello con nonchalance lungo il corridoio vuoto di quella zona dell'edificio; giunto alla porta del ripostiglio, prese una carta di accesso e la fece scivolare lungo il pannello elettronico. Il segnale verde tradusse che era stata correttamente riconosciuta; la serratura si sbloccò e ciò permise all'addetto di poter entrare senza alcun problema.
Una volta varcata la porta, questi la chiuse alle sue spalle, spinse il carrello accanto al muro ed iniziò a guadarsi intorno per controllare che là dentro non vi fosse nessuno. Ogni angolo era vuoto: nessun altro addetto, nessun impiegato, nessun rumore sospetto.

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