Capitolo 28: Il mondo continua a girare

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Sullo schermo era proiettato un video. Immagini confuse si stavano ammassando, creando uno scompiglio di suoni, urla, scrosci violenti di tessuto, spari lontani. L'immagine era poco nitida, i movimenti erano tempestivi e rapidi, lo zoom ad un valore alto per poter avere una visione più precisa di quello che stava accendo, pur di mostrare nei minimi dettagli i volti di chi era inquadrato in quell'episodio che, diversamente da un prodotto videoludico amatoriale o cinematografico, rappresentava la più vera e cruda realtà. Dall'obbiettivo che sbucava dalla tasca del giubbotto di quello che, nelle foto sparse nella scrivania, risultava essere un certo Olivier Dubé – nato a Tolosa, in Francia, e dell'età di quarantasei anni – era inquadrato il portellone del furgone dalla quale si stava riparando per sparare contro la finestra della villa dell'imprenditore Kenneth Jung. La luce scarseggiava, sebbene i lampioni solari dell'esterno avessero illuminato due visi, nelle rispettive finestre, poco familiari per chi stava assistendo a quelle riprese. Si vide un proiettile colpire uno dei due soldati, e Olivier tornare in copertura quando il suo caricatore si svuotò dopo l'ingente quantità di proiettili sprecata senza alcun senso logico. Ma il suo ruolo non era quello di eliminare, bensì di raccogliere informazioni. Sapeva che non doveva assolutamente morire, non finché il suo compito non sarebbe stato adempito con onore, con la paga con la quale il suo animo era stato in principio corrotto, ma che si era in seguito purificato grazie agli ideali che aveva ascoltato negli ultimi mesi, sinonimo che avevano guadagnato nella loro cerchia uomini che avrebbero combattuto per una giusta causa, anziché farsi abbindolare da pezzi di carta che non avrebbero portato ad alcuna giustizia; li avevano tenuti in prova, tuttavia, accertandosi che non avrebbero voltato le spalle una volta trovato un miglior acquirente e non avrebbero rivelato informazioni preziose sul mondo che erano stati in grado di costruire negli anni. Era stato difficile arrivare dove erano adesso, camminare in mezzo alla strada con il rispetto di chi aveva scalato i ranghi degli Stati Uniti d'America e nessuno aveva idea di chi avessero realmente davanti; un solo passo falso avrebbe distrutto la piramide sulla quale risiedevano.
I loro uomini dovevano affrontare mille prove e un intenso addestramento, missioni che avrebbero potuto attentare alla loro incolumità, pur di capire se fossero all'altezza di portare il segreto nella tomba, scegliendo di morire quando l'unica via d'uscita che avrebbero avuto davanti sarebbe stata la cattura. Una volta terminata l'iniziazione, smettevano di essere chi erano per trasformarsi nei loro agenti più fidati, uomini che avrebbero permesso al loro piano di compiersi, alla loro era di avere finalmente inizio. Non bisognava essere degli agenti segreti per compiere quello che la CIA, la DIA, l'FBI, o qualunque apparato d'intelligence attivo in giro per il mondo, mettevano in atto ogni giorno. Se si voleva girare nell'ombra, prima di tutto, nessuno doveva essere a conoscenza che un apparato del genere potesse esistere per davvero. Ognuno doveva continuare a vivere con la consapevolezza di avere accanto degli amici, amici che in realtà nascondevano un distintivo non nel portafoglio, nei server federali o della propria agenzia, ma nel cuore. Negli ultimi dieci anni avevano lavorato tanto, raccogliendo un enorme quantitativo di persone che anno per anno aumentava sempre di più; quando il nemico era lo stesso, e la causa si accendeva per un unico fine, chiunque avrebbe bussato alla loro porta per prendere parte al progetto di creazione che avevano ufficialmente avviato nell'ultimo mese. Tutto stava procedendo adeguatamente, con discrezione e senza tracce; tirarsi indietro non era un'opzione oramai. Le tappe che si erano prefissati, si stavano realizzando, seppur gli inconvenienti che il Team Bravo di Dave Morrison aveva falciato ai piedi del suo territorio. Le immagini dei due soldati vennero subito scannerizzate e stampate accanto alla sua scrivania; il collega le prese e le adagiò accanto a quelle più antiche. Successivamente il filmato proseguì quando Olivier scappò all'interno del furgone appena arrivato; dal modo con la quale si era puntellati ai piedi del portellone, aveva richiamato il bambino di uscire allo scoperto. Anthony Jung uscì da un cespuglio e corse nella sua direzione; Olivier lo aveva afferrato con poca finezza, urlando infuriato. Contemporaneamente si udì una voce acuta che aveva chiamato proprio Dave Morrison, confermandogli il fatto che il figlio di Kenneth Jung stava scappando. Udendo quelle parole, lui, con una penna in mano, prese qualche appunto, massaggiandosi le labbra screpolate. Quando le porte del furgone si chiusero, Olivier iniziò a strattonare malamente il bambino, chiedendo spiegazioni.
"Come hanno fatto a scoprirti!" domandò, il volto paffuto e in lacrime del piccolo in primo piano sullo schermo. Stava tremando, il fiato ansante e non in grado di pronunciare una parola. Ciò alimentò la rabbia del mercenario. "Parla fottuto marmocchio. Come hanno fatto a capire che sei stato tu?!"
"E-Era...E-Era con loro!" piagnucolò Anthony.
Il collega accavallò le gambe, godendosi interessato la scena, le dita che accarezzavano il braccio in pelle della sedia dove si era accomodato dopo aver lasciato le foto.
"Chi?! Chi era con loro!?"
"U-Un ragazzo...E-Era gentile con me...N-Non credevo che...che anche lui..." balbettò il bambino.
"Anche lui, cosa?! Parla cazzo! Muoviti!" alzò il tono Olivier, più adirato che mai.
"Non pensavo che lui stesse cercando delle prove! – si decise a parlare, prendendosi di coraggio, la voce che usciva distorta dall'impianto audio della televisione a causa del volume troppo elevato – Ha...Ha spostato l'armadio e ha trovato il cellulare! Ha visto i messaggi, perciò sono scappato!"
"Dov'è il cellulare?"
"Ce...Ce l'ha lui..."
"Lui chi?!"
Anthony tirò su con il naso, il volto trasfigurato dalle lacrime, da chiazze rosse e dal muco. "N-Noah..."
Aveva origliato la conversazione tra Dave e Noah allo studio del padre, e quando il soldato aveva pronunciato il suo nome, credendo che nessuno avesse potuto udirlo, essendo da soli al piano di sopra, il bambino, al contrario, l'aveva sentito.
"Noah chi?!" domandò agitato Olivier.
"Non l-lo s-so...!"
"Che aspetto ha?"
Anthony si coprì il viso, piangendo disperato.
"Parla, fottuto marmocchio da quattro soldi!"
"H-Ha gli occhiali! Capelli scuri, mossi...e...e gli occhi sono chiari!"
L'uomo in abito blu sollevò le sopracciglia, inspirando colpito.
Questa sì che era stata una meravigliosa sorpresa. Prese la foto sfuocata dell'aeroporto che gli era stata consegnata dalla defunta squadra cinque e osservò, seppur la scarsa qualità, i particolari; gli occhiali c'erano, i capelli scuri anche. Mancava il colore degli occhi, ma l'identikit sembrava abbastanza preciso. Eppure, dopo quella rivelazione, c'era stata una conversazione tra Olivier e il suo capo, per mezzo dell'auricolare, dove il primo aveva chiesto se avesse idea di chi fosse questo Noah che aveva citato Anthony; l'unica pista che lui conosceva era l'identità di chi lo stava seguendo, il soldato Dave Morrison, perciò quando gli era stata confermata la presenza di altri soldati aveva chiesto chi fossero. La risposta che ricevette fu la seguente: attiva la videocamera e dimmelo tu. Poi, però, nessuno gli aveva detto che avrebbe potuto esserci anche un ragazzo che non era un soldato, anche se nemmeno loro avrebbero mai ipotizzato che Morrison avrebbe portato con sé un civile agente della CIA, tuttavia – una volta udita la rivelazione del bambino – i loro punti interrogativi si erano sciolti come neve al sole; quel ragazzo era molto più di quello che si era immaginato.
"Ha fatto qualcos'altro?" domandò Olivier, quando all'auricolare il collega era intervenuto, ordinandogli di chiedere ad Anthony che ruolo avesse quel Noah nella squadra di Morrison.
"H-ha scoperto gli affari di mio padre, cose strane...Parlava anche di mio fratello, dicendo che era un socialista, ma io non so cosa...cosa significhi." Rispose questi.
Un analista? Pensò l'uomo in abito blu. Oppure un hacker. Quel ragazzo non dava nemmeno l'idea di essere un agente della CIA, figuriamoci un analista o un hacker; Morrison era insieme ad un ragazzino per scoprire se l'imprenditore Jung avesse un collegamento con loro. Non solo aveva scoperto dei loschi affari del nordcoreano, bensì aveva ficcato il naso nei luoghi più insiti della villa e aveva beccato il cellulare che il bambino aveva usato per comunicare con loro. Doveva ammetterlo; la curiosità e l'ingegno a quel tipo non mancavano di certo. Sul figlio Charles Jung non sapevano nemmeno loro che potesse essere un socialista; solitamente gli analisti della CIA si occupavano di scovare gli oscuri segreti dei loro bersagli, che vita conducevano, che posti frequentavano, con chi si incontravano e quali fossero i loro ultimi acquisti, tenendo sott'occhio le entrate e le uscite bancarie; gli hacker, similmente, ma con una carica di violenza in più, varcavano ogni dispositivo che avevano sottomano per scovare ciò che un analista non era in grado di trovare: le cartelle più oscure, i siti e i link non accessibili con una semplice ricerca in rete, tutto ciò che era protetto da password o da una barriera inaccessibile. Per scoprire gli affari di Jung era probabile la seconda opzione; per smascherare il figlio maggiore, dipendeva dalle informazioni che aveva, quindi un po' meno. Ma questo non escludeva che quel Noah fosse scaltro da aver comunque incastrato la famiglia, purché trovasse le informazioni che lo avrebbero condotto da loro; e ci era riuscito, avendo ormai tra le mani il cellulare di Anthony. La loro fortuna era che fosse criptato abbastanza da renderlo inviolabile, se davvero avesse avuto a che fare con un hacker. Dopotutto avevano pensato a qualsiasi problema che avrebbero incontrato nel loro cammino; comunicare senza il rischio di essere intercettati era uno di quelli. E non di meno, anche loro avevano hacker qualificati che si occupavano di proteggere la struttura, sebbene non fossero esperti quanto quelli che vi erano in circolazione o cui disponevano i servizi segreti americani, ma per mantenere la sicurezza delle linee non potevano lamentarsi.
Il video andò avanti per tutto l'inseguimento. Si sentirono spari frastornanti, appartenenti ad un mitragliatore pesante, dopodiché non appena Olivier aprì il portellone, l'inquadratura mostrò i suoi uomini stecchiti da una serie di proiettili; che fosse arrivata la sua fine, ne era consapevole, tanto che le ultime parole del suo superiore gli rammentarono il motivo per il quale lui fosse stato scelto. Così decise di prendere in ostaggio il bambino, dopo tante resistenze da parte di quest'ultimo, e si palesò davanti al nemico. Dave Morrison fu il primo ad essere inquadrato; senza casco mostrava interamente il volto translucido di sudore e l'arma puntata verso l'obbiettivo. Poi accanto a lui vi era un altro soldato; aveva la pistola, quindi si poté intuire che fosse stato lui il ad aver crivellato l'intero restante degli uomini di Olivier. Barba folta e occhi verdi. Il fermo immagine scannerizzò la faccia e ne stampò una foto; l'uomo si mise in piedi per prenderla, ma si bloccò quando il filmato rivelò ad una risoluzione migliore il volto che finalmente ebbe modo di vedere nei minimi particolari; occhiali, capelli mossi e occhi chiari.
Eccolo lì: Noah.
Anche qui, il video venne messo in pausa e un'altra foto stampata.
Il filmato si stoppò da solo quando fu lo stesso capo a concludere la chiamata dopo che il corpo di Olivier cadde sull'asfalto con un tonfo sordo, preceduto da uno sparo che fece intuire agli spettatori che il suo ruolo era ormai terminato.

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