Capitolo 65: Anonimato

30 7 40
                                    


C'era qualcosa di incredibile nel tramonto, quel giorno.
Non sapeva spiegarlo con certezza, ma le giornate stavano iniziando ad accorciarsi, perciò già verso le sei del pomeriggio il sole iniziava a coricarsi all'orizzonte per lasciare spazio alla luna. Ma il momento in cui ciò accadeva, il cielo si tingeva con dei colori che raramente aveva visto nel corso della sua gioventù. Forse era troppo abituato a vedere l'alba, a rimanere intrappolato nell'oscurità di quattro mura, nel silenzio della notte, ma quel pomeriggio il cielo era qualcosa di straordinariamente meraviglioso che non poté fare a meno di fermarsi con la moto a guardarlo. Accanto al bolide parcheggiato, in piedi e con lo sguardo rivolto verso il panorama, i suoi occhi grigi riflettevano l'arancio del sole.

Impassibile come una statua di marmo, le mani dentro le tasche della felpa e il cappuccio alzato, Noah Finley lasciò che quel calore apparente lo riscaldasse, che quel cielo parzialmente schiarito dalle nuvole, dalle tinte che andavano dall'arancio all'azzurrino violetto, lo trasportasse in un altro mondo.

Una leggera brezza scompigliò il ciuffo che gli penzolava costantemente davanti agli occhi, permettendo agli occhiali di potergli far godere quella vista che raramente si concedeva quando si prendeva di coraggio e usciva di casa. In quei quattro giorni non aveva fatto altro che vagare in quei posti per trovare un minimo di pace. Navigava coi pensieri, andando indietro, nel suo vissuto in quel caso e prima di esso, notando che non vi era alcuna differenza, che tutto era fottutamente uguale.
Eppure quel tramonto aveva annullato tutto e lo aveva puntellato lì.
Il vento gli fece cadere il cappuccio, rivelando i riccioli scompigliati e le occhiaie profonde. Non si mosse nemmeno per indossarlo.

Abbassò semplicemente le spalle, buttando un sospiro silenzioso.
Sentì lo stomaco brontolare dalla fame, un segnale che lo rinsavì, facendogli sbattere le palpebre per ritornare a far funzionare il cervello. Si stropicciò gli occhi con una mano al di sotto degli occhiali, dopodiché si diresse alla moto, si mise in sella e prese il casco, appeso al manubrio per quella sosta fuori dalla tabella di marcia. Rimase un attimo a fissare nuovamente il tramonto, lasciando che il rumore delle foglie accarezzasse ancora un po' i suoi timpani, prima che la musica si sostituisse a tutto il resto ancora una volta. Si umettò le labbra secche e partì, abbandonando quel luogo che lo aveva per un attimo aiutato a respirare.
Più passavano i giorni, più reputava il suo ritorno a casa improbabile.
Il lavoro alla CIA avrebbe potuto essere utile; era ben retribuito, dopotutto. Doveva solo accettare gli incarichi che gli garbavano di più senza mettersi a collaborare con qualcuno.
Aveva già fatto fin troppo con Dave, anche se non era la prima volta.

Lui era solo uno dei tanti.

Non sarebbe tornato indietro a fare finta che quel pugno non fosse mai arrivato. Era stato uno stupido, il Direttore Simmons, a credere che quel caso avesse potuto risanare le loro diatribe. Non gli era mai importato di Dave; non sarebbe stato un incarico a fargli credere il contrario. Alla fine era stato lui ad avergli messo i bastoni fra le ruote, colui che aveva fatto di testa sua da complicargli le cose, giusto?
La pressione sul manubrio si fece veemente e Noah aumentò la velocità per raggiungere in fretta il locale.
Quando tornava sui suoi demoni avrebbe voluto spegnersi, ma non poteva farlo.

Arrivò ad un McDonald.
Fu costretto a parcheggiare più lontano del dovuto a causa del traffico dell'ora di punta, perciò dovette arrivare a destinazione a piedi, cappuccio alzato e cuffie alle orecchie per non farsi travolgere dalla calca; un esercizio a cui era fin troppo avvezzo. Varcò le porte, dopodiché fece il suo ordine e scelse un tavolo in fondo al locale per non essere guardato da nessuno. Lanciò lo zaino con malagrazia accanto a lui – i sedili attaccati al muro erano un toccasana per la sua schiena – ed attese che gli arrivasse da mangiare. Poggiò il gomito sul tavolo per sorreggere la testa ed iniziò ad osservare i presenti con aria annoiata, mentre la musica continuava nelle sue orecchie. Di fronte a lui c'era una famiglia. 

OPERAZIONE YWhere stories live. Discover now