Capitolo 27: Tocca a me

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«Non mi pare siano contenti del benvenuto che gli abbiamo riservato!» urlò Gregory in direzione del suo Capitano.

«Si sono un po' offesi coi saluti di Bravo Tre, ma c'era da aspettarselo!» aggiunse Gavin.

Dave roteò gli occhi al cielo dalla rabbia. Sperò che Noah se le stesse passando meglio al piano di sopra e che non si fosse scosso abbastanza di fronte ad un'onda di proiettili non prevista nella tabella di marcia. Che domande, quel ragazzo aveva sicuramente trovato un modo per ripararsi dal panico nella quale era sfociata la situazione e stava proteggendo il figlio di Jung dalle pallottole vaganti; sebbene odiasse l'azione, non significava che non fosse abile e cauto a sufficienza da poter escogitare un piano per potersi difendere. Il fatto che non fosse ancora uscito dalla stanza da letto, lo rassicurava.
Non si era mai preveduti abbastanza, tuttavia. Non importava quanto uno si preparasse al pericolo, non importava quanto si potesse conoscere in partenza il nemico e lo scontro, c'era sempre qualcosa che andava storto e ti costringeva a rivedere daccapo il piano per improvvisarne uno nuovo sul momento.
Non avevano potuto fare fuori i quattro in più per diminuire il numero di nemici, ed erano chiusi in copertura. Se nel frattempo i mercenari stavano avanzando per poter irrompere all'interno dell'abitazione, quello sì che sarebbe stato un casino.

«Ecco quello che faremo! – si fece sentire, scoccando occhiate ai suoi uomini. – Non potranno sparare per sempre, hanno bisogno di ricaricare! Non si metteranno a sprecare munizioni per sparare alla porta e alle finestre, perciò sfruttiamo ancora l'effetto sorpresa: non sanno che noi siamo in casa!» i soldati annuirono, in ascolto. «Io e Bravo Due usciremo adesso in giardino e li attireremo totalmente lì! Bravo Cinque e Bravo Sei, al mio segnale farete fuoco ed eliminerete gli altri non appena sarò sicuro che i loro occhi saranno puntati sul giardino!»

«Ricevuto!»

«Bene. Muoversi!» guardò Gregory, ed entrambi si alzarono contemporaneamente per correre accanto alle scale, imboccando così il corridoio che li avrebbe condotti sul retro.

Aprirono la porta. All'esterno, notarono un'onda di proiettili riversarsi sulla casetta sull'albero. Dave aumentò la presa sul suo fucile, intirizzendo la mascella; sperò che Sully fosse integro e che nessun colpo lo avesse preso.

«Bravo Tre, mi dai un segno?» chiamò alla radio.

Alcune bizze, rumori offuscati, i quali si ripeterono due volte; esplosioni che giunsero ai suoi timpani prima con nitidezza, poi con un eco metallico.

«Vivo e vegeto. Tutto intero. Ma cazzo, le mie fottute orecchie.» esordì Sully, ancora nascosto in copertura.

Dave tirò un sospiro di sollievo. «Arriviamo a coprirti.»

Chiuse la comunicazione e si scambiò un'occhiata con Gregory. Entrambi annuirono, pronti per farsi rivelare dal nemico. Il giardino, tuttavia, era pieno di oggetti che potevano usare a loro favore per non essere totalmente scoperti al fuoco; vi erano dei giochi, sicuramente di Anthony, delle decorazioni in marmo e dei tavoli, utili per fare un barbecue all'aperto. Cazzo, quanto ci vorrebbe una bella scampagnata. Pensò Dave, al vedere quella invitante brace, ormai ridotta in frantumi dalle pallottole, disintegrarsi passo dopo passo davanti ai suoi occhi. Se avessero avuto un momento di pace e Y avrebbe chiesto un lieve time out, perché no. Da quando aveva iniziato questo dannato caso, sia lui che Noah non avevano avuto il tempo di respirare nemmeno una fottutissima cazzo di volta. Forse il fine settimana, dopo la Spagna, ma viste le vicende cui erano andati incontro nel territorio europeo, dubitò che quei giorni erano serviti ad entrambi per riprendersi dagli sballottamenti. Pareva che Y avesse fretta nell'eliminare tutti i suoi commilitoni; dedusse che avrebbe proseguito con coloro che sarebbero risultati più facilmente eliminabili. E se nel processo avrebbe avuto l'onore di scontrarsi con loro? In quel frangente non si stava tirando indietro, anzi, gli stava mandando addosso tutta l'artiglieria pesante che aveva a disposizione. Ma Morrison non si sbilanciò di una virgola, neppure i suoi compagni; ci voleva ben altro per sbarazzarsi di loro. Agire nella propria patria risultava molto più semplice: non vi era il rischio di incombere al nemico ad ogni angolo che si svoltava. Adesso era curioso di vedere di che pasta erano fatti questi mercenari, se potevano essere all'altezza di poter seguire le regole che Y aveva loro dettato.
Gregory, essendo Bravo Due, aveva il compito di liberare la strada a Bravo Uno e fare in modo che lui potesse comandare e guidarli; andò per primo, infatti, appoggiandosi alla facciata posteriore della villa per sbirciare verso la direzione dalla quale provenivano i proiettili. Arretrò subito, senza farsi notare. Cinque fece con la mano sinistra, per indicare il numero di nemici intenti a sparare in quell'area. Dave annuì, esaminando il giardino; indicò una struttura in marmo, poi il tavolo, anch'esso marmoreo e solido. Perfetti per non essere penetrati dai colpi. Poi fece un countdown con le dita.
Quando le dita si chiusero, entrambi corsero verso le rispettive coperture, avviando il fuoco.
Il nemico si accorse in fretta di loro; uno di loro urlò, forse agli altri intenti a sparare alla villa, informandolo della presenza dei soldati sul retro. Gregory puntellò la schiena sulla struttura in marmo, mentre Dave ribaltò lesto il tavolo, accovacciandosi dietro di esso. Nel processo, aveva rischiato di essere sfiorato da un proiettile, ma il movimento del tavolo aveva deviato la sua traiettoria. Sparando per fare soppressione, con colpi silenziati rispetto alle esplosioni frastornanti degli avversari, furono in grado di farne arretrare due. Eppure, quando un secondo colpo di Bravo Due collise contro il petto di un altro mercenario, questi indietreggiò scombussolato, ma ancora in piedi. Giubbotti antiproiettile. Disse una voce dentro la testa di Bravo Uno. Questa volta erano ben preparati. Sapevano che avrebbero avuto di fronte uomini addestrati e preparati a qualsiasi evenienza, che non avrebbero tremato davanti al pericolo e a tutte le sue sfaccettature. Infatti non si avvicinavano, si erano riparati dietro le vetture e alla staccionata che li separava dal giardino per impedire ai loro corpi di essere nudi ai mirini.

OPERAZIONE YWhere stories live. Discover now