2. Parte Seconda

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Pensati indistruttibile,
come quei fiori
che rinascono
ovunque.

Payton

Attraversammo innumerevoli corridoi della struttura scolastica, che erano le mura dell'Università di Princeton.
La situazione era palesemente rimasta a dove l'avevamo lasciata, ovvero: la sottoscritta appoggiata -  come un sacco di patate - sulla spalla appartenente a Rayan, con il mio posteriore esplicitamente esposto allo sguardo del pubblico. Questi ultimi salutavano il ragazzo lungo il tragitto, come se quella assurda situazione fosse una routine del tutto abituale.
Hei, io sono qui! Avrei voluto aggiungere alla lista delle innumerevoli proteste, alle quali Rayan aveva -  sfacciatamente - finto di non aver sentito.

Indirizzò le gambe atletiche verso l'ala ovest dell'edificio, entrando successivamente all'interno di quattro mura -  tinteggiate dal banale colore bianco - appartenenti ad uno degli sgabuzzini, nonostante ci fosse attaccato sulla superficie in legno della porta un cartello con scritto privato.
Ciò non sembrò importargli affatto e senza darne troppa importanza entrò al suo interno, chiudendo quest'ultima alle nostre spalle prima di rimettermi nuovamente con i piedi per terra.
"Possiamo parlare?" Domandò appoggiandosi - con le spalle larghe - alla porta dietro di lui, passandosi - poi - un palmo della mano lungo la cute rasata. Le labbra piene, venivano continuamente tormentate dai denti perfettamente bianchi, procurando un leggero arrossamento su esse.

Scossi la testa per più volte, imponendo mentalmente a me stessa di non soffermarmi a guardare questi particolari.
"Mi hai trascinato con te per ogni angolo dell'Istituto, dando la possibilità di un panorama a 360° del mio fondoschiena a tutto il corpo studentesco, mi rinchiudi qui e hai anche il coraggio di chiedermi se possiamo parlare?" Risposi incrociando le braccia sotto i seni, inarcando un sopracciglio, degnamente in disapprovazione a quella situazione.
Speravo stesse scherzando.

"Giustamente." Osservò lui, fermandosi un attimo a pensare a ciò che aveva appena fatto, per poi riprendersi.
"Non voglio fare ulteriori giri di parole, sarò ben chiaro. Devi accettare l'accordo." Aggiunse nascondendo le lunghe dita delle mani, nelle tasche dei jeans neri.

"Accordo?" Domandai.

"Sposami." Rispose frustato.
"Non puoi rifiutare, hai bisogno di accettare il contratto. I soldi che ne ricaverai, li potrai utilizzare per le cure di tuo nonno. Sai meglio di me che ciò che è successo l'altro giorno, non è stato dovuto soltanto alla stanchezza. Il Signor Williams non è nelle condizioni migliori per poter continuare a lavorare, da tutto ciò potrà restare a casa in tutta tranquillità per poter riposare e non temere più che queste situazioni spiacevoli ritornino nuovamente. Se non vuoi accettare l'accordo per me, fallo per lui. So quanto ci tieni alla famiglia, alla quantità di valore che ne attribuisci." Osò.

"Non mettere in mezzo le situazioni fisiche di mio nonno, per potermi convincere ad accettare questa assurdità che non ci porterà da nessuna parte. La mia decisione, te lo ripeto per la millesima volta, non cambierà. Tengo fede alle mie parole." Lasciai ricadere le mani lungo i fianchi. "Non capisco perché ti ostini a farmi dire di sì, la tua ragazza - o qualunque cosa rappresenti Miley per te - non può prendersi questa responsabilità nei tuoi confronti?"

"Lei..è ancora allo scuro di tutto riguardo al matrimonio, non le ho ancora parlato, non capirebbe la mia situazione." Confessò. "E oltretutto nonostante sia la mia ragazza, non è risultata a buon occhio ai soci come mia futura moglie. Non ha la stoffa per affiancare un imprenditore e capo militare. Ed è per questo che mi rivolgo a te, Payton." Mi guardò, incatenando i suoi occhi trasparenti ai miei.

"Se non accettano Miley al tuo fianco, non vedo perché debbano farlo con me." Risposi inarcando un sopracciglio, evidenziando l'evidenza.

Sospirò, passandosi i palmi delle mani sulla testa rasata. "Perché non sei soltanto un corpo di carne apparentemente gradevole agli occhi, sei anche caratterialmente una gran donna." Parlò. "E cosa importante, mi conosci. Mi conosci in tutte le mie sfaccettature, molto più di chiunque altra persona abbia mai stretto un qualunque rapporto in questo istituto. Non staresti sposando uno sconosciuto. E dialogando nelle riunioni con i soci, sapresti già di che parlare se il discorso cadesse su di me." Spiegò. "E per le questioni patrimoniali, di chi mi potrei fidare? Non lascerei i miei soldi in mano a nessun altro."

Schiava Di Un MiliardarioWhere stories live. Discover now