31. Parte Seconda

25.7K 1.2K 88
                                    

Mi abbassai sulle ginocchia per prendere il gemello che mi era caduto a terra, ripensando ancora alle parole che Rayan aveva pronunciato secondi prima, per poi rialzarmi e incamminarmi nella cabina armadio. Ho ucciso mio fratello, ho ucciso mio fratello, ho uscis.. Impossibile, Rayan era un idiota e non un assassino! Ci sarà sicuramente una spiegazione logica a quella frase. Pensai cercando di ironizzare la situazione, che si prosperava essere alquanto tragica.

Dopo aver messo i gemelli in una scatolina e aver appoggiato quest'ultima dentro ad uno dei tanti cassetti, ritornai in camera con l'intenzione di farmi raccontare tutta la verità. "Al momento sto pensando a mille cose, quindi ti prego parlamene." Annunciai una volta tornata, andandomi a sedere nel bordo del letto con lo sguardo fisso a quello di Rayan. Intanto che mi ero assentata per un minuto di riflessione, lui era rimasto ancora in piedi dove era, appoggiato con le spalle al comò in legno dietro a sé.

Sospirò. "Perché riportare indietro il passato? Non possiamo lasciare le cose come stanno?" Domandò, e ancora una volta rispondeva con altre domande, se lo rifaceva un altra volta lo avrei preso a sberle. "Te l'ho già detta la verità." Concluse, togliendosi dalle tasche dei pantaloni: il cellulare, il portafoglio, le chiavi della macchina, le chiavi della Villa, un pacchetto di gomme e un fazzoletto schifosamente usato. Che, io per tutte quelle cose mi sarei portata dietro una valigia e lui riusciva a farle stare in due tasche?

"Se non vuoi che pensi che tu sia un assassino, allora spiegami tutta la verità." Dissi stringendomi fra le braccia, uno dei tanti cuscini che si trovavano come decorazione nel letto.

"Pensi davvero che l'abbia fatto apposta, pensi che io sia un assassino?" Chiese sbattendo le palpebre più velocemente del dovuto, mentre le sue iridi azzurre si oscuravano. Oh mio Dio, che gli stava succedendo? "Non l'ho voluto io, Payton.. Io i-io.." Provò a continuare, lasciando ricadere le ultime parlare in un balbettio. Lo guardai mentre si chiudeva in se stesso, e non potei fare a meno di alzarmi da letto automaticamente, subito dopo aver visto una goccia trasparente scendere sulla sua guancia, nonostante avesse cercato inutilmente di nasconderla con un palmo della mano.

Aprii le mie piccole braccia, per poi chiuderle attorno al suo petto. Volevo stringerlo, fargli capire che, di me, si poteva fidare. Volevo fargli capire che qualunque cosa mi avesse mai detto in quel momento, io sarei rimasta al suo fianco, non me ne sarei mai andata via dalle sue braccia, non me ne sarei mai andata dalla sua vita. Ormai mi aveva legato a sé con una fede e mi aveva promesso di stargli vicino, e così avrei fatto, ma volevo che me lo lasciasse fare. Volevo che Rayan si potesse sfogare e raccontarmi tutto ciò che non ha mai potuto dirmi, ed io sarei rimasta zitta ad ascoltarlo. "Sono qui, Ray." Gli sussurrai, mentre le sue braccia avvolgevano il mio bacino e il suo corpo trascinava il mio a sedersi per terra. Il pavimento era abbastanza freddo, ma non volli lamentarmi, ero lì per Rayan, il pavimento andava a farsi un giro.

"Ci ho provato davvero a salvarlo, Payton credimi, non sono un assassino. Te lo giuro." Mi disse appoggiandomi come un sacco di patate, avevo così la schiena contro il suo petto e potevo sentire per la seconda volta in quella giornata, il battito del suo cuore che batteva fortissimo. E mi chiesi se fossi mai riuscita a calmarlo?

"E io ti credo, non sei quel tipo di persona Ray. Ti conosco e sono qui, con te. Se vuoi parlarne, ci sono e sono tutta a orecchie." Gli risposi, appoggiando una mano sulla sua e accarezzandola con il pollice. Speravo che dicendogli quelle parole avrebbe capito che poteva parlarne tranquillamente, che poteva fidarsi. Gli avrei dedicato tutto il tempo necessario, se Rayan c'era sempre stato per me, io ci sarei sempre stata per lui.

Dopo minuti che parvero interminabili, sospirò e con le mani strinse ancor più la presa attorno al mio bacino, e per quanto mi fece male - data la sua forza sulle braccia muscolose - non dissi nulla. Ed aspettai, aspettai e aspettai, finché - finalmente - decise di parlare. "Ti ricordi quell'estate, in terza media, in cui non venni con te al Campus?" Mi chiese.

Schiava Di Un MiliardarioWhere stories live. Discover now