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La mattina successiva, mi svegliai alquanto indolenzita e la voglia di alzarmi da letto, credetemi, era pari a zero. Girai la testa verso il comodino al mio fianco e guardando la sveglia, capii che fossero le nove. Solitamente, il Sabato non mi svegliavo mai prima di mezzogiorno, forse era ancora la sensazione al basso ventre, che mi aveva impedito di continuare a dormire. Mi stiracchiai, come se quel gesto avesse potuto alleviare - almeno di poco - il peso dal corpo, per poi appoggiare una mano dietro alla nuca e girarmi su un fianco in direzione dell'ammasso di muscoli, che si trovava disteso al mio fianco, intento a dormire beatamente. Almeno lui poteva permettersi il lusso di dormire ancora. E non potei fare a meno di guardarlo, insomma, chi mai non lo avrebbe fatto?

Pensai a come , la notte precedente, mi fossi abbandonata fra le sue braccia. E chi l'avrebbe mai detto, che la mia prima volta sarebbe stata con Rayan? D'altronde se non fosse stato con lui, non credo che avrei mai lasciato che qualcun altro mi toccasse. Non immaginerei nessun altro, se non Rayan.

Notai come il suo respiro fosse regolare, e lo capivo da come il suo petto si alzava e si abbassava sopra le lenzuola. E nominando la parola lenzuola alzai istintivamente le coperte, ritrovandomi a guardare una grossa e spaventosissima macchia dal colore rosso bordeaux, e quella da dove era saltata fuori?

Ah sì giusto, quella era la prova dell'addio alla mia verginità. Avrei dovuto lavare assolutamente le lenzuola, non volevo mica che Rose si trovasse a vedere cosa avessimo combinato, Dio che vergogna.

E quando alzai lo sguardo su Rayan per cercare di svegliarlo per la millesima volta in quella mattina, non ci riuscii. Stringeva fra le sue braccia muscolose, il povero cuscino e vi aveva appoggiato sopra ad esso la testa. Dal leggero sorriso che gli sfiorava le labbra, dedussi che stesse sognando, dormiva talmente bene che decisi di lasciarlo lì e alzarmi da sola.

Appena appoggiai i piedi sul pavimento e fui seduta al bordo del letto, sentii un leggero dolore al basso ventre e non potei fare a meno di formare una smorfia in volto. Alcuni minuti dopo,  accertandomi di gestire quella strana e nuova sensazione, con le mani ai lati della gambe mi spinsi ad alzarmi dal letto, per dirigermi al bagno.

Dopo essere uscita dalla doccia, mi avvolsi nell'asciugamano e mi asciugai con esso. Nascosi i capelli bagnati in un piccolo panno in testa, e strinsi questi ultimi in modo che si asciugassero, non volevo svegliare Rayan con il rumore dell'asciuga capelli.

Mi lavai i denti, e dopo aver finito alzai gli occhi in direzione dello specchio davanti a me. Notai come le mie guance fossero esageratamente rosee, forse era per via del bagno caldo che avevo appena fatto, altrimenti non saprei allegare altro motivo.

Non so cosa provassi in quel momento, però mi sentivo come se fossi una nuova Payton, può essere? Mi sentivo più donna, non lo so, forse era per quello che era successo ieri. La mia Johnson, furono le sue parole mentre era dentro di me. E ricordando ciò, mi portai le mani sulle guance e scossi la testa sorridendo.

Tornata in camera, indossai la maglietta che mi aveva lanciato la scorsa notte. Mi era larga e data la sua altezza mostruosa, arrivava a metà coscia. Calzai ai piedi le sue pantofole e rivolgendogli un ultimo sguardo, uscii dalla camera per andare in cucina.

Ormai la strada la sapevo a memoria e quindi fu facile arrivare a destinazione. Rose non c'era, probabilmente era rimasta ancora dai suoi familiari. Niente Rose e quindi niente colazione, quella volta sarebbe toccata a me prepararla. Da quando avevo messo piedi in quella Villa, non mi avevano più permesso di muovere un dito: Rose era sempre in cucina a preparare la colazione, il pranzo e la cena. José era l'autista, e ovviamente mi portava lui anche se dovevo semplicemente andare al supermercato. La mia indipendenza, quindi, era andata a farsi benedire.

Schiava Di Un MiliardarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora