3. Parte Seconda

36.2K 1.6K 163
                                    

"Ho capito che alle persone
bisogna lasciare la libertà,
di fare quello che vogliono.
Tanto alla fine
chi vuole restare,
resta.
Chi ti vuole rispettare,
ti rispetta.
Chi ti vuole nella sua vita,
ti tiene stretta.
Chi vuole andarsene,
se ne va."

▶️ Irama - Un giorno in più.

Rayan non mi aveva ancora rivolto la parola, se ne stava semplicemente seduto davanti a me, intento a mangiare le prelibatezze che disponeva quel raffinato ristorante Francese.
Le lunghe ciglia circondavano i suoi occhi, impedendomi di guardarne il colore, visto il modo in cui li teneva fissi nel suo piatto.

E mentre era intento a guardare il suo contenuto, io mi prendevo la libertà di guardarlo un po'. Occhi azzurri, limpidi e tremendamente trasparenti come il colore del mare in inverno
Le labbra rosee, piene e carnose ondeggiavano mentre masticava la seconda portata, che il cameriere ci aveva gentilmente servito. Non potei fare a meno di notare come i suoi capelli perfettamente rasati, facevano risaltare la sua mascella quadrata e i zigomi in risalto.
"Allora." Parlò, facendomi distrare dalle mie perlustrazioni illegali. "Ti sono arrivate le collezioni di peluche, che ti ho fatto mandare?" Chiedo gentilmente, sorseggiando un calice di Prosecco.

"Si." Risposi tagliando lentamente e con cautela il pesce nel piatto, cercando di non mandare giù qualche spina, soffocarmi e iniziare a tossire facendo una gaffe tremenda.

"Dovresti portarli tutti a casa nostra." Aggiunse poggiando il calice sul tavolo, con ancora presenti alcune decorazioni Natalizie, nonostante il Natale fosse passato da tempo oramai.

"Nostra?" Chiesi, portandomi la forchetta in bocca.

Che cosa intendeva con a casa nostra? Non esisteva nessun nostro, nessun noi.

"Il matrimonio, Payton." Dichiarò. "Dovremo pur avere una casa." Aggiunse, come se quella sua affermazione fosse una cosa del tutto ovvia, quando invece non lo era affatto.

"Ho già il mio appartamento e non ho nessuna intenzione di trasferirmi." Risposi dopo aver masticato, quella sottospecie di salsa rosa che avevano messo come decorazione al piatto, aveva un gusto decisamente troppo buono.

"Hai firmato, non puoi tirarti indietro." Parlò, ma quelle parole uscirono più come un ordine che ad una opzione.
Il che mi irritò non poco.

"L'avevo detto io, che avrei dovuto leggere i contratti prima di firmare." Sussurrai, per poi mordere la lingua. Facevo sempre quel gesto, per cercare di non dire una parolaccia.

"Perfetto." Annunciò pulendosi le labbra carnose sul tovagliolo bianco, rimasi a guardarlo in tutto quell'arco di secondi. "Puoi venire da me, già dalla prossima settimana."

"Verrò solo dopo essermi assicurata, di aver fatto l'errore più grande della mia vita." Risposi sospirando, mentre mi appoggiavo allo schienale della sedia, in cui ero comodamente seduta.

"Pensi che sposarsi sia un errore?" Domandò, inarcando il sopracciglio avvolto dalla cicatrice.

"Avrei voluto - se mai mi fossi sposata - avere al mio fianco qualcuno che amassi davvero. Volevo che fosse qualcosa di carino, come un vissero per sempre felici e contenti." Dissi. "Ormai sono troppo grande per le favole, ma la realtà fa talmente schifo che non saprei dove nascondermi." Aggiunsi, mentre le lacrime si impossessavano dei miei occhi e i ricordi rientravano nella mia mente.

Quando eravamo più piccoli, ci dicevano che eravamo inseparabili e che la nostra amicizia sarebbe durata per sempre , ma a quel tempo lo pensavo anche io.

Schiava Di Un MiliardarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora