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"Quanto brutto è
avere ancora il timore,
di fidarsi ancora?"

La settimana appena conclusa, si era rivelata davvero monotona.
Passavo le nottate a chiudere - si e no - un'occhio per qualche oretta, rigirandomi nel letto con i soliti sogni che mi accompagnavano fin da quando ero bambina.

Svolgevo le solite faccende domestiche e se non uscivo per una passeggiata insieme a Laris e Jake, rimanevo a casa a studiare dagli appunti presi alle lezioni scolastiche. Mi dirigevo all'Università prendendo i mezzi pubblici, se non li perdevo per il mio ritardo costante, visto che il mio maggiolino era rimasto dal meccanico per delle riparazioni. Almeno mi sarei accertata di non farmi abbandonare in mezzo alla strada, dal mio vecchio veicolo bordeaux a quattro ruote.

Mentre camminavo per il centro di Manhattan dopo essere scesa dall'autobus, mi sorfermai a guardare qualche nuovo abbigliamento esposto alle vetrine dei negozi. Avrei voluto comprare un paio di cose carine che avevo visto, ma prima di spendere i miei soldi per i miei capricci avrei dovuto cercarmi al più presto un lavoro, dato che non avevo nessuna intenzione di sprecare i soldi che avevano lasciato i miei genitori - prima di morire - per dei semplici vestiti. Insomma, non ero la Regina D'Inghilterra e non potevo permettermi un abito nuovo ogni qual volta che mi andava di farlo. O per il semplice gusto di rinnovare il mio guardaroba.

Sospirai per poi stringere con una forte presa la borsa sulla mia spalla, incamminandomi a passo svelto verso l'Università. Non mi ero accorta minimamente dell'orario e se non avessi fatto veloce, avrei ricevuto una bella ramanzina da parte del professore. Nonostante fossimo più di duencento persone in una classe, quell'uomo si ricordava di ognuno di noi.

"Allora, miei cari studenti." Iniziò quest'ultimo alzandosi dalla piccola cattedra in legno finto, mettendosi gli occhiali da vista sulla punta del naso com'era suo solito fare. "Quest'oggi vorrei svolgere con voi un argomento nuovo e quindi vi prego di prestare molta attenzione, peserà molto sul vostro risultato all'esame finale." Aggiunse girandosi verso la lavagna nera che si trovava alle sua spalle, per riempirla di scritte in una calligrafia precisa ed elegante.

Le lezioni erano state tranquille, mi ero concentrata al massimo e se mi fossi impegnata come promesso, forse quest'anno sarebbe andata come previsto. Ma negli ultimi giorni nulla andava come doveva andare e non riuscivo a capire come la mia vita si fosse imbrutolita così.

Al suono della campanella presi tutto il tempo per ricopiare gli appunti alla lavagna sul mio quaderno. Riordinai tutto sulla mia borsa per poi uscire dalla classe e dirigermi al mio armadietto, la borsa pesava e non mi piaceva l'idea di fare avanti e indietro con quel peso addosso.

Nemmeno quella mattina Laris si era presentata a scuola e speravo tanto di rivederla, affrontare il corso di Storia senza di lei era noiosissimo, perchè non c'era nessun altro capace di rianimare la lezione come la mia amica. Quello stesso pomeriggio l'avrei chiamata per chiederle come stesse o almeno aggiornarla sui nuovi argomenti trattati in classe, anche se li avrebbe rifiutati, per lei i libri erano come gli scarafaggi, inguardabili.

Dopo aver chiuso l'armadietto notai che la borsa fosse molto più leggera rispetto a prima e credo, che anche le mie spalle sentissero lo stesso. Mi incamminai a passo svelto verso l'ala Ovest della scuola, avrei dovuto raggiungere l'aula Informatica per le ore di Madre lingua di Francese, sperando che andasse tutto liscio e che quella donna, Mrs Jenevieve, non mi porgesse il suo solito interrogatorio per accertarsi se la sottoscritta studiasse costantemente.

"Bonjour." Entrò in classe. Non era cambiata nemmeno di una virgola, teneva sempre quei pantaloni a cono e le camicie molto vivaci, moda molto anni settanta, era giovane nonostante quei vestiti la facessero sembrare più avanzata con l'età.

Schiava Di Un MiliardarioWhere stories live. Discover now