21.

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La mattina successiva, mi svegliai alcuni minuti prima dal suono della sveglia, sentivo una strana sensazione di calore, forse per la grande palla gialla che era apparsa in cielo ed illuminava la stanza, o forse perché l'avvicinanza di due braccia muscolose, stringevano possessivamente il mio corpo minuto. Mi chiedo perché di tutto quel letto, se poi andava a finire così. "Uhm" mormorò Rayan al suono della sveglia, stringendomi più a sé. "Uhm" continuò, appoggiando la testa perfettamente rasata, sopra alla mia pancia, solleticandomi leggermente. "Puoi spegnere quell'affare?" aggiunse in fine, staccando le braccia dal mio bacino, per portare le dita delle mani agli occhi e stropicciare violentemente quest'ultimi.

"Se lo facessi, torneresti a dormire. Oggi si torna a scuola, Ray" gli risposi, ma la mia voce uscì quasi come un sussurro, forse ancora impastata dal sonno.

"Non possiamo stare qui, a letto, a dormire? Per favore" mugugnò, nascondendo il viso sulla mia coscia, potei sentire il suo respiro contro la mia pelle, era caldo e regolare.

"Ti ricordo che non siamo più in Luna di Miele, dai alzati!" dissi, per poi dargli un leggero colpetto sulla nuca, alzarmi e lasciarlo ancora disteso sul letto, intento a massaggiarsi il punto in cui l'avevo colpito mentre brontolava, facendomi alzare gli occhi al cielo.

Andai al bagno, e dopo aver fatto la solita routine in cui consisteva: nel pettinarmi i capelli, lavarmi i denti e vestire la prima cosa che avevo estratto dalla cabina armadio, cinque minuti prima. Nonostante non volessi truccarmi, dovetti farlo a causa delle due borse nere, che mi ero ritrovata sta mattina guardandomi allo specchio. Il pomeriggio precedente, Rayan mi aveva aiutata a studiare fino a tarda notte, dato che continuavo a sbagliare ripetutamente le date e le opere gli Shakespeare, ma doveva capire che non potevo studiare centinaia di pagine e pretendere che mele ricordassi in un paio di ore. Non mi ricordavo a memoria la lista della spesa, figuriamoci. "Ti aspetto giù, cerca di sbrigarti Mrs-non-siamo-più-in-Luna-di-Miele" annunciò Rayan, apparendo sulla soglia della porta, del bagno di camera sua. Con il pettine in bocca, mi girai in sua direzione e non potei fare a meno di notare, come si mordesse il labbro per non ridere alla mia espressione facciale. In effetti, dovevo ammettere che ogni volta che cercavo di pettinarmi i capelli, la mia espressione cambiava in qualcosa di buffo.

"Dammi due minuti e scendo con te, non so ancora girare per i corridoi di casa tua" risposi, una volta tolto il pettine dalla bocca, appoggiandolo sopra al lavandino.

"Nostra" disse, inarcando un sopracciglio.

"Uhm?" mormorai confusa, guardando in sua direzione attraverso lo specchio.

"Hai detto casa tua, ma è casa nostra, tutto ciò che è mio, ora è pure tuo" rispose, alla mia espressione interrogativa. La facevo sempre quando non capivo quello che mi veniva detto dagli altri. "Forza, andiamo o faremo tardi" aggiunse, non dandomi il tempo di rispondere alla sua affermazione precedente.

Mi limitai ad annuire per poi tornare in camera, prendere lo zaino e appoggiarmelo su una spalla, pesava a causa dei libri. E dopo aver staccato il cellulare dal caricabatterie, mi affrettai a seguire Rayan alle sue spalle, altrimenti se ne sarebbe andato senza di me. Idiota.

^~^

"Buongiorno, ragazzi" furono le parole dell'anziano signore paffuto, che in piedi sulla soglia della porta, aspettava che ci mettessimo in piedi.

"Buongiorno" salutammo cordialmente, per poi tornare a sederci di nuovo sulle nostre sedie. Ero arrivata ormai da cinque minuti, stranamente in anticipo, tutto grazie alla guida svelta di Josè, se non fosse stato per lui sarei arrivata in ritardo! Al mio fianco c'era Laris, che - come sempre - non si era degnata minimamente di alzarsi dalla sedia, diceva che era una perdita di tempo alzarsi per un saluto, e che non avrebbe mai perso un minuto della sua vita, solamente per salutare uno dei professori che odiava di più. Il professore d'altronde, si era ormai arreso a richiamarla, anche lui come tutti gli altri la riteneva un caso perso. Ma se continuava così, ero sicura, che avrebbe rischiato un brutto voto in condotta. E non poteva permetterselo, non con la Laurea alle porte.

Schiava Di Un MiliardarioWhere stories live. Discover now