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Seduta nel sedile posteriore del taxi bianco, con il gomito appoggiato al finestrino, guardavo fuori da esso la città che spariva a man mano che avanzavamo. Rio De Janeiro era semplicemente magnifica avvolta nel buio della notte, solamente la grande palla bianca che si trovava nel cielo, illuminava la grande città con l'aiuto dei lampioni collocati lungo le strade affolate. Le vie erano riempite da svariati negozi di ogni tipo: dai vestiti, dall'acqua di cocco fresco, dagli strumenti musicali suonati dai ragazzi di strada e tantissime svariate scelte su come spendere i propri soldi o la carta di credito illimitata di Rayan. Quest'ultimo era seduto al mio fianco, mentre era intento a parlare in un perfetto Portoghese con l'autista, riguardo al misterioso posto in cui dovevamo andarci quella sera. Bellissimo stretto nei suoi jeans e nella sua camicia azzurra che faceva risaltare il colore dei suoi occhi, i capelli disordinati gli davano un aria così sexy, da farmi pure invidia. E quest'uomo per una strana ragione, era il mio vecchio amico che mi aveva abbandonata, la ragione dei miei incubi e delle mie lacrime, e ironia della sorte era diventato il mio finto marito, ma eravamo in Brasile e potevo smetterla di fingere e vivere questi ultimi due giorni come se fosse una realtà. "Obrigada, boa noite!" salutò l'autista a trentadue denti, dopo che Rayan gli ebbe dato una mancia molto generosa, al diavolo il Miliardario ventiseienne studente Universitario!

"Non vuoi dirmi dove stiamo andando?" gli chiesi, mentre camminavamo per le strade di Copa Cabana. La sua grande mano stringeva la mia mano con fare possessivo 'Così sono sicuro che non ti perdi' erano state le sue parole.

"No" rispose semplicemente, continuando a camminare davanti a sé. Ma era sicuro di dove stesse andando? Insomma, per quel che ne sapevo io, Rayan non era mai venuto qui in Brasile ed io non ci tornavo ormai da tempo, se andavamo a parare in Burundi non mi sarei meravigliata affatto.

"Un ristorante? Un negozio di vestiti? Che poi a che cosa ti serve? In spiaggia no, ho i tacchi, ma perché cavolo mi hai fatta mettere i tacchi se dobbiamo camminare così tanto!" mi lamentai, per poi sentirmi tirare per il polso, andai a sbattere la fronte contro qualcosa, o meglio qualcuno, e quel qualcuno era il petto caldo di Rayan contro la mia faccia.

"Se dici un altra parola, giuro che ti infilo la lingua in bocca e ti faccio tacere all'istante!" mi rimproverò, alle sue parole arrossii spaventata.

"Wow, sei un romanticone Ray" risposi agrottando la fronte, mentre piegavo leggermente la testa di lato.

Sospirò. "E' una sorpresa, e voglio che sia fatta per bene" disse passandosi una mano fra i capelli. "Per favore" aggiunse.

Alzai gli occhi al cielo, perché sapevo che non sarei mai riuscita a dire di no al suo sguardo. "E va bene, sorprendimi!" risposi, per poi appoggiare la mano sul suo braccio.

"Oh, con molto piacere" disse lui a sua volta, stringendo la mia presa e continuando a camminare.



^~^


Un bar? La sua sorpresa era un semplice bar, wow Johnson.

Ci fermammo davanti alla porta d'ingresso, niente di lussuoso, consisteva in una porta di legno e noi dovevamo semplicemente aprirla ed entrare. Guardai Rayan - in piedi al mio fianco - con un espressione interrogativa, ma lui di risposta si limitò solamente a stringersi nelle spalle.

Mi guardai intorno dopo essere entrata nel locale, semplice e vecchio, ma stranamente quel luogo mi piaceva, mi sembrava di stare a casa. Lo spazio non era enorme come nei locali di Manhattan, ma più ridotto, e conteneva davvero un sacco di cose: a sinistra, erano posizionati diversi tavolini con le rispettive sedie in legno, ai muri erano appesi quadri a vecchio stampo che rappresentava il locale e alcune persone che sicuramente non conoscevo. Un lampadario sorprendentemente enorme, era appeso al soffitto, illuminava poco il luogo data la scarsità di luce delle lampadine. A destra invece, si trovava un lunghissimo bancone nero e al suo lato diversi sgabelli in pelle rossa e sopra ad essi, clienti intenti a bere, forse per dimenticare o forse per la semplice voglia di prendersi una sbronza. Davanti al bancone, si trovavano tutte le bibite possibili e immaginabili, bottiglie di diverse grandezze e colori erano posti in ordine al muro, pronte per essere consumate. Ci accomodamo in uno dei tanti sgabelli, e nonostante l'apparenza potesse dire il contrario, erano davvero comodi. "Americani?" ci chiese un Signore alto e muscoloso, non doveva avere più di trent'anni, pelle abbronzata e denti bianchissimi contrastavano i suoi occhi verdi. Mi chiesi se ce l'avessimo scritto in testa Americani, dato che sembravano notarlo tutti senza aver bisogno che dicessimo una parola. Lo guardai, quell'uomo aveva un non so che di familiare.

Schiava Di Un MiliardarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora