5. Parker

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Mezz'ora. Era già trascorsa una buona mezz'ora da quando cercavo di ripulire il pavimento dal colore. Stavo letteralmente impazzendo perchè questa robaccia non ne voleva saperne di venir via e inoltre stavo facendo da sola tutto il lavoro mentre il famigerato Dio della scuola non la smetteva di palleggiare e di fischiettare facendomi esplodere la testa.

"Sai, questa palestra potrebbe essere come nuova in meno di un'ora se solo tu mi degnassi di un aiuto" sbuffai retorica
"Tranquilla non mi dispiace guardarti. Certo, avrei preferito starmene a casa invece che qui con una ragazza buffa e strana imbrattata di colore dalla testa ai piedi, ma nella vita non sempre si ottiene ciò che si vuole" sorrise scrollando le spalle per poi tornare a palleggiare
"Si può sapere allora perché ti sei preso la colpa? Madison si meritava una lezione" esclamai sconcertata
Ignorò la mia risposta e corse verso il canestro. Dopo averlo centrato mi lanciò un'occhiata veloce per poi tornare a spezzare il silenzio

"Perché sei ancora sporca? Non hai il cambio?" Domandò portando la palla sotto le braccia per bloccarla
"Che ti importa" borbottai acida
"Hai il ciclo per caso?" rise leggermente scocciato
Li conosco i tipi come lui, era meglio stargli alla larga, portavano solo guai.
"Anche se fosse? Senti, stammi alla larga ok? Li conosco fin troppo bene i tipi come te, portate solo guai e attualmente sono l'ultima cosa che voglio "
"I tipi come me?" mi stuzzicò per poi avanzare in mia direzione "E dimmi, che tipo sarei esattamente?" Ghignò
"Uno stupido giocatore di Basket di secondo livello che si crede superiore a tutti, ma che in realtà è solo un imbecille pallone gonfiato" affermai accennando un sorriso sarcastico alla fine
"Sono colpito, è davvero questa la prima impressione che do alle persone?" Si finse offeso
Roteai gli occhi in segno di sfinimento, questo ragazzo era un completo idiota, un idiota ben fornito da Dio però.

"Tieni" si sfilò la felpa che portava in vita per passarmela "a quanto pare hai un debole per sporcarti i vestiti" ammiccò all'incidente di ieri in ospedale
"Cosa dovrei farci?" Domandai confusa
"Cambiarti" disse ovvio
Sbuffai sonoramente e andai negli spogliatoi per togliere la maglia imbrattata di colore, lavarmi il petto e le braccia per poi infilare la felpa bianca di quell'idiota.

Una volta tornata in palestra trovai Dylan intento a giocare a Basket, palleggiava fino al canestro per poi tirare.
"Dovremmo pulire" gli ricordai incrociando le braccia al petto
"Prima hai fatto una bella schiacciata, sai giocare a Basket?" Domandò continuando a palleggiare
"No, è stata solo fortuna" mentii tornando a pulire

Dylan gettò il pallone in un angolo della palestra e iniziò finalmente ad aiutarmi, e come avevo predetto, dopo un'ora l'intera palestra era brillante come uno specchio e in ordine. Il coach disse che ci avrebbe aspettato nel campo da basket all'aperto, così andammo lì dove però non trovammo nessuno.
Posai lo zaino sulla panchina e mi sedetti su di essa socchiudendo gli occhi e alzando il viso verso il cielo. Ero esausta, dovendo stare perennemente a riposo non ero abituata a sforzarmi troppo

Sentii il rumore della palla e guardai Dylan che riprese a giocare, sembrava che fosse l'unica cosa veramente importante per lui. Conosco bene quella sensazione, prima della mia malattia amavo giocare, poi però ogni volta che ci provavo il troppo sforzo mi costava un giro in ospedale e così smisi una volta per tutte, prima che il sogno diventasse un incubo.
"Al volo" gridò per poi lanciarmi la palla contro
L'afferrai senza scompormi, roteai gli occhi al cielo per poi ripassargliela tornando ad ammirare i suoi movimenti nel segnare.

Lo osservai attentamente, ero davvero curiosa di sapere il perché di tante attenzioni, era bello si, ma mi sembrava tanto spento. Il sole illuminava il suo viso facendo notare le goccioline di sudore che cadevano dai capelli bagnati, i pettorali scolpiti che si intravedevano da sotto la maglietta bianca, quei suoi occhi magnetici.

In Another LifeWhere stories live. Discover now