63. Johnson

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L'idea era stata mia, odiavo così tanto me stesso per quello che le stavo facendo, ma lei era la mia piccola Hol e io non avrei permesso a nessuno di portarmela via. Non assecondavo affatto la sua idea di morire, se la chemio l'avrebbe fatta stare meglio, tanto valeva tentare. Con qualsiasi mezzo.

Non ne avevo il diritto, lo sapevo bene, ma non potevo starmene con le mani in mano mentre lei buttava in questo modo ciò che era la cosa più preziosa per lei e per me, la sua vita. Stavo così male che non sapevo nemmeno io cos'avevo. Non lo capivo. Sapevo solo che vorrei sparire dopo questa decisione, già immagino il suo sguardo colmo d'odio che mi aspetta quando saprà cosa le ho fatto.
"Non odiarmi" sussurrai cercando di non scoppiare a piangere come uno stupido idiota
"Perchè dovrei odiarti?" rise ingenuamente

Era davvero andata, le avevo riempito il bicchiere molte volte e con mio stupore reggeva abbastanza bene l'alcool. Avevo mischiato vodka con altre bibite così da farla ubriacare pesantemente e a quanto pare dopo numerosi bicchieri era andata. Ora era seduta sulle mie gambe mentre non smetteva di ridere. Cosa ti stavo facendo piccola, finirai per odiarmi anche tu lo so, ma per ora ho solo bisogno che tu faccia la cosa giusta.
"Sai, mio padre è un grande giocatore di basket" Si alzò per poi risedersi sul pavimento accanto al piccolo tavolino in vetro nella stanza
"O ma davvero?" mi misi accanto a lei
"Si, ma io sono più brava" sussurrò vantandosi
"Come mai non ti ho mai vista ad una partita in tv?" la presi in giro
"Perchè io non posso sforzar e il mio corpo, altrimenti il mio tumore esplode" allargò le braccia come per fingere un esplosione

Non ero più tanto sicuro, quelle parole furono come una fitta nello stomaco. Mi sono sempre lamentato del mio passato dando per scontato che il presente era come lo desideravo sotto molti aspetti, ero in salute e stavo per realizzare il mio sogno, diventare una stella del Basket, ma lei? Hol non aveva un passato alle spalle ma aveva un presente da vivere che le impediva di vivere la sua vita e di realizzare i suoi sogni. Sentire la parola 'tumore' dalle sue labbra e con quel tono di voce mi fece bloccare, era troppo anche per me.

"Io credo che tu sia ancora in tempo per diventare famosa" sorrisi appoggiando il gomito sul tavolo e il viso sul pugno chiuso così da poterla guardare meglio in viso
Era sudata e la maglia di Cody le andava decisamente troppo larga. Sembrava una bambina in questo momento. Le labbra rosee e le guance arrossate per il caldo dovuto al troppo alcool, sembrava così pura e innocente, come un angelo, un angelo macchiato di una profonda macchia indelebile.
"Diciamo che mi accontento anche solo di poter giocare per il momento" esclamò girando velocemente lo sguardo verso di me
L'occasione mi era stata servita su un piatto d'argento.
"Olivia Parker, tu diventerai una grande stella del basket." esclamai facendola sorridere pienamente "Spero solo che non ti dimenticherai di me quando sarai famosa" risi leggermente
"Dimenticarmi di te? Non so" finse di pensarci su
"Ma sentila" la spinsi leggermente
"Non potrei mai dimenticarmi di te, Johnson" sussurrò con un ghigno e sentì una felicita mai provata dentro di me
"Mi concede l'onore di un suo autografo, signorina Parker?" sorrisi prendendo dal cassetto della scrivania un fascicolo

Quel fascicolo.

"O ma certo, questo ed altro per il mio fan numero uno" sorrise afferrando una penna 
L'osservai con le mani tremanti e l'ansia che mi scorreva nelle vene, non si torna più indietro ora. Avvicinò lentamente la penna al foglio e quando tolse il tappo mi sentii morire dentro.
Era davvero la cosa giusta? Non ne avevo idea!!
Quello sguardo tranquillo che aveva ora nel firmare quella maledetta autorizzazione sparirà domani quando scoprirà la verità.

La lasciai firmare.

Mi sentivo uno schifo, l'avevo ingannata e manipolata a mio piacimento per poter ottenere un mio desiderio, avevo messo da parte la sua opinione e avevo fatto di testa mia, e io so che questo Hol non me lo perdonerà mai.
"Ora però torniamo di sotto per ballare e scatenarci" gridò euforica alzandosi per andare verso la porta

In Another LifeWhere stories live. Discover now