12. Johnson

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Strinsi tra le mani la chiave inglese che avevo preso dal tavolino degli attrezzi e osservai Jack lavorare mentre io me ne stavo seduto tranquillamente su una macchina dell'officina.

"Mi dispiace informarti fratello, ma quella merda è entrata nel motore e lo ha fuso completamente, devo cambiarlo se non vuoi che esploda appena metti in moto" mi informò pulendosi le mani sull'asciugamano sporca di grasso che portava sulla spalla
"Fa quello che devi e metti tutto sul conto di mio padre" sbuffai
"Ma si può sapere che hai combinato" rise passando nuovamente alla mia moto
"Ero talmente ubriaco che non so se sono stato io o qualcun altro" esclamai e lui scoppiò a ridere
"Cazzo amico, questo trucco ha fatto danni in una maniera incredibile" si lamentò

Uscito da quel fottuto locale mi venne un colpo, sapevo benissimo ovviamente che non ero stato io, non ero certamente tanto pazzo da fare una cosa del genere, ma non mi andava di dare vere spiegazioni a nessuno.
Avevo detto a mio padre che delle ragazze ubriache al locale avevano voluto fare uno scherzo, e forse era la verità.

Salutai Jack non appena lessi il messaggio di Cody che mi informava che era arrivato.
Lo vidi fuori dall'officina e mi affrettai ad entrare nell'auto che aveva preso in prestito da sua zia e con fare scocciato lo salutai.
"Questo incidente alle moto non ci voleva, odio gli autobus e mia zia la mattina lavora e le serve l'auto, a scuola come cazzo ci vado" sbuffò lui partendo verso casa di Bet
"Se prendo chi ha fatto questo casino gli apro il culo" sbottai guardando la strada fuori dal finestrino
"Andiamo Dylan sappiamo che sono stati Brad e i suoi amici" affermò lui sicuro delle sue parole
"Non questa volta. Parliamo di trucco Cody, non è nello stile di Brad e i suoi amici del cazzo. Ma se scopro che sono stati loro, questa volta non mi limito solo a mandarli in ospedale con qualche osso rosso" sussurrai tra i denti

Mentre Cody parcheggiava iniziai ad entrare nella villa e bussai. Ad aprirmi fu una Bettany in un paio di jeans stretti e una maglietta corta che arrivava fin sotto il seno
"Cazzo, siamo in pieno novembre, non hai freddo?" La guardai male ed entrai in casa
"Non farci caso è solo arrabbiato per la moto" rise Cody seguendomi
Posò le chiavi sul mobile che si trovava all'entrata e si sfilò il giubbotto di pelle, Bettany gli saltò addosso e prese a baciarlo con foga.
"Prendetevi una stanza" mi lamentai

Non avevo voglia di passare la domenica con loro due che scopavano davanti a me
"Perché non chiami Parker? Infondo da quello che hai detto ti sei divertito a fartela, la casa è grande non darà fastidio" esclamò Bettany correndo di sopra seguito dal mio migliore amico che sorrideva come un idiota

Cazzo, mi ero dimenticato di lei!!
Non so perché avevo detto quelle cose, i ragazzi avevano scommesso e allora avevo mentito dicendo che me l'ero portata a letto, ma la verità era che non l'avevo nemmeno sfiorata con un dito.
Mi aveva sorpreso molto la sua reazione al locale, mi sarei aspettato grida e pianti, sguardi di delusione e odio ma non quello, mi aveva assecondato e aveva zittito Madison una volta per tutte. Non la capirò mai quella ragazza, per me sarebbe rimasta sempre un mistero. 

Passai la domenica a casa di Bettany, i genitori erano fuori per un viaggio di lavoro come al solito e aveva casa libera, i ragazzi avevano pensato di dare una festa così venne un po' di gente a far casino. Insomma, era una domenica come tutte le altre.

Il lunedì mattina arrivai a scuola in ritardo, mi aveva accompagnato Andrew con la sua auto, lui aveva sempre amato le belle macchine quindi non avendo la moto quella sera non aveva subito nessun danno. Entrai in aula e come al solito mi addormentai con la testa sul banco, odiavo la matematica, in realtà odiavo la scuola in generale.

"Amico, hai dormito tutto il tempo come farai al compito che ha fissato per dopo le vacanze di natale?" rise Cody
"Cosa vuoi che me ne importi" roteai gli occhi al cielo

Stavamo andando in mensa quando passammo davanti l'aula di matematica, ed ecco che la vidi, era seduta su un banco intenta a parlare a telefono con qualcuno, sembrava serena e tranquilla con un lieve sorriso sulle labbra che era raro vedere. Dissi a Cody di incominciare ad andare in mensa e che lo avrei raggiunto più tardi, entrai nell'aula e appena mi vide si girò assumendo un espressione seria che non mi piaceva. Dopotutto, come biasimarla..??

"Scusa Lucas, ti richiamo dopo" affermò per poi staccare la chiamata e posare il cellulare nella tasca dello zaino
"Ha ancora la febbre?" Domandai riferendomi a mio fratello
"Non sei qui per chiedere informazioni su tuo fratello, quindi, cosa vuoi?" Sbuffò pesantemente
"Sono curioso di sapere perchè hai mentito e mi hai coperto davanti a Madison e agli altri" esclamai sedendomi sulla cattedra così da trovarmi faccia a faccia con lei

Era incredibile di come riuscisse ad essere bella anche senza un filo di trucco. Holly era una ragazza molto semplice da quello che avevo potuto vedere in questi giorni, non usava trucco e indossava sempre jeans e felpe della mia taglia che le calzavano molto larghe, eppure era veramente da togliere il fiato. Lo avevo capito col tempo.

"Non ti devo alcuna spiegazione, e ora scusa ma credo che andrò a pranzare da un'altra parte" sorrise falsamente
Mise lo zaino in spalla e fece per avviarsi alla porta, ma non la lasciai andare piazzandomi davanti.
"Togliti Dylan, non mi va di giocare" ringhiò
"Perché non pranzi in mensa?" Domandai tranquillamente
"Davvero non ci arrivi?" Chiese ridendo incredula "la maggior parte dei ragazzi di questa scuola odia la mensa per quello che combinate tu e i tuoi amichetti del cazzo. Secondo te Lucas perché fa così tante assenze? Non ha la febbre sta benissimo, ma ha paura di questo posto, ha paura di voi, cresci un po' Dylan, la gente soffre quando le fate passare l'inferno, quindi sul serio mi domandi perché non mi scandalizzo per la tua bugia? Credo che ci sono cose più importanti dei tuoi stupidi giochi" parlò con rabbia "non mi importa se racconti quelle cose in giro, se hai così poca autostima da doverti inventare certe storielle fa pure, ma stammi alla larga"
Dopo queste sue parole mi sorpassò e uscì dalla stanza.

Ecco, ora si che era riuscita a far smuovere qualcosa dentro di me.

In Another LifeWhere stories live. Discover now