59. Johnson

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Leucemia, qualcosa di terribile e spaventoso. Un nome che deriva dal greco e significa 'Sangue Bianco'. Lo sapevo che il bianco è una fregatura. Come può il sangue essere bianco? Il sangue è rosso e basta! Le lacrime sono salate e basta. Johnathan me lo ha spigato in lacrime, "Olivia ha la leucemia" e le sue lacrime sono diventate le mie.

Era come un angelo. Un angelo bianco macchiato da un segno indelebile. Sembrava una punizione, per lei, per me, per tutti quanti. Lo aveva sempre nascosto a tutti, Lucas lo aveva scoperto per caso così come Madison, io invece non mi ero mai accorto di nulla, alcuni sospetti infondati e bugie mi avevano fatto chiudere nella mia bolla d'ignoranza. Ignoravo una possibile ipotesi, di certo non sono cose su cui scherzarci su. Olivia Parker era straordinaria, la persona più forte che io conosca, mantenere un simile segreto, trattenere le lacrime e la rabbia, mentire e nascondersi, nascondersi dagli sguardi compassionevoli e dai 'mi dispiace' detti giusto per fare figura. Ma a chi importava veramente? Non a tutti, ed era per questo che lo aveva tenuto nascosto per due lunghissimi anni.
Ma come avevo fatto a non accorgermene? Più volte le avevo fatto notare del suo pallore, i cedimenti, il non potersi sforzare e tutte quelle scuse, come avevo fatto a non acorgermi che non stava bene?
Ora, era come se tutti i tasselli del puzzle fossero al loro posto, tutto aveva senso, anche le cose più strane che comprendevano il suo mondo, tutto aveva senso. Ma faceva male, faceva molto male.

Ero seduto accanto a mio fratello su una di quelle scomode sedie della sala d'attesa fuori dalla sala operatoria. Lasciavo tremare la gamba mentre mi torturavo le mani con fare nervoso, come se non bastasse le lacrime di Lucas mi lasciavano ancora più in agitazione e in ansia.
Quando due giorni fa Olivia si era accasciata a terra ricoperta di sangue, abbiamo chiamato subito un'ambulanza che arrivò nel giro di pochi minuti, per fortuna non eravamo tanto distanti dall'ospedale. Arrivati a destinazione avevano portato Hol in una stanza e ci avevano fatto uscire tutti, tranne suo padre che affermò di essere il suo medico nonché suo tutore. Dopo una buona mezz'ora uscirono dei medici insieme a John e spiegarono che Olivia era tutto tranne che fuori pericolo.
John spiegò la situazione solo alla sua famiglia e ai miei genitori, volle tenere lontano me, Lucas e Jason, come se fossi un bambino incapace di capire. Passate le prime 24 ore in quella sala d'attesa, John disse a tutti di tornare in albergo e che sarebbe rimasto lui con Olivia, per fortuna che l'avevano fatto intervenire, credo che solo lui possa aiutarla. Mi sono rifiutato sin da subito e sono rimasto accanto a Marcus in quella stanza silenziosa. Mio padre ritenne opportuno portare mia madre, Hannah, Jamiee, Jason e Lucas a riposare dato che non smettevano di piangere e di preoccuparsi.

"Cos'ha Hol che non va?" ricordo che sussurrai al ragazzo seduto al mio fianco
Non ebbi risposta, dopo altre due ore tornò mio padre da solo questa volta, e dopo poco finalmente arrivò John che chiese a me e Marcus di uscire dalla stanza per lasciarli da soli. Ma io dovevo sapere, così uscii e mi poggiai dietro il muro accanto alla porta per origliare
"Questo maledetto cancro sta uccidendo tutti, non solo lei" si chinò sulla sedia poggiando i gomiti sulle gambe e le mani sul viso in lacrime
Lacrime di un uomo sofferente che stava perdendo la figlia sotto i propri occhi, e non poteva fare nulla per impedirlo.

Hol era malata.
Il suo sangue era sporco, come la mia anima. Aveva il cancro, aveva la leucemia, un fottuto tumore, maledizione.
"Co-cosa?" Non riuscii a resistere ed entrai nella stanza seguito da Marcus che non era riuscito a fermarmi in tempo dal sentire quella frase
"Dylan" sussurrò mio padre venendo verso di me
"Hol è davvero malata? Ha... ha il cancro?" Ricordo che la mia vista era annebbiata dalle lacrime che minacciavano di uscire
Mio padre restò in silenzio e abbassò di poco lo sguardo. Ero distrutto, mi sentivo una vera merda, come se tutto il suo dolore ora fosse anche il mio.
"No, è impossibile" sorrisi nervoso mentre le mie guancie venivano rigate da lacrime... e ancora stupide lacrime "lei non può essere malata, non deve esserlo..." provai ad essere forte ma scoppiai a piangere senza riuscire a smettere
Mio padre mi abbracciò forte. Sembrava strano, un ragazzo che piangeva come un bambino tra le braccia del padre, ma non potevo farne a meno. La ragazza che amavo era malata, lei rischiava la morte, rischiava la vita ogni giorno e io non ne sapevo nulla. Questo perché Hol aveva sempre messo gli altri al primo posto, aveva mantenuto il segreto per non far soffrire nessuno, aveva lottato da sola fino ad oggi per non dover chiedere aiuto agli altri e rischiare di essere un peso. Lei era forte, molto più di me.
Olivia Parker era la persona più forte di questo mondo.
La mia piccola Hol aveva il cancro, proprio non riuscivo a capacitarmene.

In Another LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora