56. Parker

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C'era una così grande confusione nella mia testa che credevo di cedere da un momento all'altro, ma non potevo demordere ora, non potevo proprio.
Credo che in questi giorni se non fosse stato per Madison sarei impazzita per davvero. Strano da dire ma mi era stata accanto.

Quando tornai a casa quel giorno avevo bisogno di qualcuno e non so il perché ma chimai proprio lei. Ci vedemmo per parlare e fui felice di sapere che aveva seguito il mio consiglio e che aveva tenuto testa ai suoi per poter stare con suo fratello.
Avevo passato svariate ore a fare visite in ospedale e per fortuna ero riuscita ad evitare i prelievi così da poter nascondere a tutti che continuavo a usare la cura. Si, non avevo mai smesso di ignettarmela e credo sia stata una delle scelte migliori della mia vita, mi sentivo molto meglio e prima di partire mio padre aveva esaminato la mia ultima tac affermando che ero migliorata a vista d'occhio e credo si stia iniziando a ricredere sulla sua decisione.
Sta di fatto che i casini non smettevano di arrivare, speravo davvero che questo viaggio mi aiutasse a calmarmi perché ultimamente ero un fascio di nervi.

Flashback

Il professore mi lasciò fuori la segreteria che oltrepassai per andare verso la porta dell'ufficio del preside. Prima che potessi bussare, bloccai la mia mano giusto in tempo per poter sentire quelle parole che suonarono come lame infuocate alle mie orecchie
"Mi raccomando di non farne parola con nostra figlia, è molto ferma sulla decisione di non farlo sapere a nessuno. Teme che tutti potrebbero guardarla con compassione e non lo sopporterebbe" era mia madre a parlare
"Tranquilli e poi dopo quello che John ha fatto per mio nipote salvandogli la vita vi dovevo un bel favore, spero di aveva aiutata con quel piano di Jamiee, giusto la settimana scorsa è venuta qui per essere aggiornata e le ho mostrato la foto sul giornalino scolastico, sembrava contenta" sorrise il preside
"Sinceramente Mark non approvo la decisione di Jamiee ma vedendo Hol ora posso dire che l'ha aiutata molto finire con Johnson, sono contento che li abbia fatti finire in punizione insieme quel giorno, hanno legato molto e sembra più serena ora" esclamò sicuro mio padre

C-cosa? Ma di che cosa cazzo stanno parlando?

Perché mio padre e il preside erano tanto in confidenza e che cos'era questa storia di Jamiee e di Dylan?
Entrai senza bussare per poi ritrovarmi gli occhi di tutti e tre puntati addosso. Ero furiosa e spero che l'idea che mi stava sorgendo nella mente fosse sbagliata e che la verità fosse un'altra.
"Che significa?" Tremai dalla rabbia "Cos'ha fatto Jamiee? E cosa significa la storia della punizione con Dylan?"
"Tesoro" sussurrò la mamma "Di cosa parli? Avrai sentito male" si agitò sulla sedia dov'era seduta davanti alla scrivania
"Ho sentito benissimo invece. Parlate, voglio la verità" affermai chiudendomi la porta alle spalle e con tono serio
"Credo che forse dovremmo dirglielo" sospirò mio padre per poi guardare il preside che annuì
"Vedi Olivia, tuo padre mesi fa ha salvato la vita a mio nipote in sala operatoria e così ci siamo conosciuti in ospedale. Quando ha saputo che io ero il preside della scuola è venuta a farmi visita tua sorella maggiore" spiegò calmo mentre incrociava le braccia "Mi ha spiegato che tu sei sempre da sola e che dopo la diagnosi che ti avevano dato voleva che tu avessi dei bei ricordi da conservare quando sarai stata male, e così ebbe l'idea di farti avere degli amici con un piano che mi spiegò poi. Ovviamente io sapevo fin dal primo anno che hai passato in questa scuola che eri malata, i tuoi mi chiesero di non farne parola con nessun insegnante e oltre a me solo il professore di ginnastica lo sapeva e oggi anche Peterson l'ha saputo. Così dopo aver colto te e Dylan in palestra, il coach vi portò qui, dove io escogitai la punizione sotto ordine di tua sorella maggiore" spiegò "Il resto lo sai già" sospirò dispiaciuto
"Era tutta un'idea di mia sorella..." mormorai incredula

Non ci posso credere, mia sorella aveva escogitato tutto questo solo per non farmi stare da sola, dovrei essere felice di avere una sorella che si interessasse tanto a me e alla mia vita, ma la verità era che mi sentivo tradita, come se qualcuno mi avesse pugnalato alle spalle.
"Hol, Jamiee l'ha fatto per aiutarti, io ero d'accordo con lei e tuo padre un po' meno anche se alla fine ha ceduto. Volevamo solo aiutarti, tesoro" cercò di tranquillizzarmi mia madre alzandosi per venire verso di me
"Credete di poterlo fare? Con quale diritto vi intromettete in questo modo, con quale coraggio manipolate così la mia vita, come cazzo vi siete permessi" gridai fuori di me
"Volevamo aiutarti Olivia, i tuoi erano preoccupati per te e poi andiamo, eri sempre per fatti tuoi da sola mentre ora sei piena di amici" fece presente il preside
"Ma dal modo in cui lo sono diventati sembra essere tutta una finzione giusto? Cos'è?" risi istericamente "Volevate fare un atto eroico? Dimostrare a tutti che avete salvato la vita di una povera ragazza malata di tumore circondandola di amici che in realtà non l'avrebbero mai calcolata senza il vostro aiuto?" Strinsi i denti
"Hol, non guardarla in questo modo, volevamo aiutarti..." mi fermò mamma
"Bel modo di aiutarmi complimenti" esclamai allargando le braccia delusa
"Ad ogni modo, siamo venuti qui per firmare il modulo di dimissione dalla scuola" esclamò mio padre serio
"Stai scherzando spero" risi nervosamente
"Tra due settimane circa avrai la terapia e non devi affaticarti" aggiunse mamma comprensiva
"Inoltre io e tua madre abbiamo già deciso che se la terapia dovesse fallire inizieremo subito con la chemio" continuò poi
"Sembra che voi abbiate già pianificato tutto della mia vita" sussurrai con l'amaro in bocca
Lasciai quella stanza senza aggiungere altro e corsi fuori da quella scuola. Mi affrettai ad andare il più lontano possibile e senza accorgermene mi ritrovai a vagare tra le strade del centro di New York con la mente stracolma di pensieri che mi stavano divorando.

In Another LifeWhere stories live. Discover now