61. Johnson

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"L'ho cercata ovunque ma non la trovo" scosse la testa Marcus seriamente preoccupato

Hol aveva questo brutto vizio di scappare, forse per lei poteva essere una cosa da nulla ma la verità è che tutti non smettevano di preoccuparsi, specialmente dopo aver letto i risultati. John mi aveva avvisato di restare lucido e di non illudermi, era una cosa che aveva confidato solo a me, era inutile, Hol aveva bisogno di cure specifiche ma nessuno poteva intervenire senza il suo permesso.
"Io so dove potrebbe essere" esclamò John verso Hannah che annuì come se avesse capito
"Porto Hannah, Jamiee, Jason e Lucas a casa" esclamò Marcus avendo finito i turno di lavoro
"Forse è meglio se vieni con me" esclamò John guardandomi serio ed io annuii

John chiese un permesso che ottenne senza problemi e fummo liberi di andare, usammo la sua macchina e capii tutto quando lo vidi frenare davanti il Madison Square Garden, lo stadio olimpico di New York che si trovava in centro. Ricordo che una volta ci venni con Holly.
"Cosa ci facciamo qui?" domandai curioso scendendo dall'auto
"Da bambina Hol adorava venire qui e so per certo che ogni volta che scappa viene in questo posto, è il suo posto preferito in assoluto e adora venirci. Tutti qui sanno che è mia figlia, le guardie sono miei amici e lei ha libero accesso ogni volta che vuole" spiegò avviandosi verso l'entrata.
Jonathan lanciò un'occhiata alla guardia all'ingresso che sorrise salutandolo per poi lasciarci passare, a volte dimentico che lui è stata leggenda nel mondo del basket.

Attraversammo la struttura fino a ritrovarci nel campo. Adoravo questo posto, era il mio sogno poterci giocare un giorno, e riuscirò ad avverarlo, costi quel che costi. C'era un silenzio assurdo in questo posto, la porta che John aprí per poi richiudere fece un gran rumore, riuscivo a sentire i nostri respiri come un suono pieno e nuovo, era la bellezza di quel posto che mi lasciava senza parole. Scendemmo sugli spalti e la vidi, era seduta lungo la panchina delle riserve della sinistra e guardava il vuoto davanti a lei.
Era bellissima, so che in momenti come questi dovrei pensare ad altro ma non riuscivo a smettere di guardarla, era davvero bellissima, quei suoi lunghi capelli color nocciola e quell'aria dispersa, la luce dei suoi occhi si vedeva lontano un chilometro, era questo che amavo di lei, il fatto che qualunque cosa succedesse non lasciava mai che quella luce di vita si spegnesse, era semplicemente straordinaria e sorprendentemente coraggiosa. Odio il fatto che debba essere proprio lei a soffrire così, è una cosa che davvero non riesco a sopportare, avrei fatto di tutto per proteggerla, non avrei permesso a nessuno di portarmela via, nessuno avrebbe potuto dividerci.
"Aspettami qui" sussurrò John e io annuii mettendomi sugli spalti inferiori così da poterli sentire e vedere senza essere visto

John scese fino a raggiungere la panchina e sedersi accanto a lei che sollevò lo sguardo
"Devi conoscermi proprio bene" sussurrò lei forzando un sorriso
"Sai, venivo qui anch'io da giovane quando volevo stare da solo" annuii John sedendosi al suo fianco
"Perchè papà?" sussurrò lei piano cogliendo John di sorpresa "Perchè tutto questo proprio a me?" la sua voce era spezzata ma non stava piangendo
Sentirla così mi faceva davvero male, troppo male.
"Non lo so piccola, ma so che sei abbastanza forte per affrontare tutto, tu sei la più coraggiosa" affermò accarezzandole i capelli mentre lei appoggiò la testa sulla spalla del padre
"Io non sono forte, tutti voi siete sicuri che io lo sia perchè nella mia posizione non posso permettermi di essere debole" mormorò stancamente
"Hol, devi solo lasciarti aiutare, possiamo farcela, puoi farcela piccola."
"No papà io non cambierò idea lo sai" sussurrò lei sottovoce
"Promettimi che almeno ci penserai attentamente valutando ogni cosa, ti prego Hol" supplicò disperato
Hol guardò suo padre e tirò le labbra all'interno mentre le lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance rigandole il viso
"Ho paura papà" ammise lei asciandoci spiazzati entrambi

Conoscendo bene Holly, nessuno dei due si aspettava una simile dichiarazione. Aveva sempre tenuto tutto dentro di se, tutto quel dolore e quella paura che la divoravano, credevo davvero che non lo avrebbe mai ammesso. Solo ora realizzo che avevano sempre preteso troppo da lei, l'avevano sempre sfinita e nessuno le aveva mai dato la possibilità di essere debole e tranquilla per un po', tutti a dirle che era forte senza capire che anche lei era umana e che aveva le sue paure.

In Another LifeWhere stories live. Discover now