46. Parker

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27 Gennaio

Un mese, era passato un mese, un mese che ignoravo le chiamate dei ragazzi, un mese dove nessuno aveva mie notizie, tranne Lucas, con lui chattavo quasi ogni giorno, un mese passato ad aiutare nonno in albergo e a fare giri solitari nella foresta con la musica sparata a tutto volume nelle orecchie, un mese passato lontano dalla mia città, ammetto che tornarci equivaleva a un bel calcio nel sedere, ma, chi ha detto che dovevo tornarci?

In questo mese il nonno chiamava i miei genitori ogni singolo giorno dicendo che stavo bene e che sarei tornata presto, ma adesso mamma aveva iniziato a perdere la testa, anche se non sarebbe stato questo a farmi tornare a New York, ammetto che mi ha fatto bene sparire per un po', mi ci voleva questa vacanza.
Avevo tenuto i contatti con i ragazzi dell'orfanotrofio, Josh, Elisa, Allyson e a volte anche il piccolo Dylan, spesso ci sentivamo tramite Skype.

"Hol, puoi portare questi scatoloni al piano di sopra? C'è Mose che li sta cercando" affermò il nonno
"Certo" li afferrai per poi salire le scale e consegnarli al ragazzo
"Serve altro?" domandai stiracchiandomi
"Vai tranquilla a cenare, hai fatto tutto per oggi" sorrise Mose gentilmente
Raggiunsi Alfred che mi aveva preparato una sua specialità italiana. Finii di cenare dopo circa mezz'ora e dopo aver sistemato la cucina finalmente andai in camera. Aprii la porta per poi chiuderla, mi voltai e la figura di mio padre accanto alla finestra mi fece sobbalzare dallo spavento, ma del resto me l'aspettavo un imboscata del genere.

"Cristo" sussurrai per lo spavento
"È tanto che non ci vediamo" forzò un sorriso
"Che ci fai qui?" domandai sfilando la felpa per poi appoggiarmi con la schiena contro la porta
"Sono venuto per convincerti a tornare a casa tua, Hol è passato un mese" esclamò
"Non voglio ancora tornare papà, non riuscirai a convincermi" affermai
"Ecco perchè ho chiesto a lui di venire con me" indicò la porta del bagno dove uscì Dylan in tutto il suo splendore
Mi era mancato terribilmente!!
"Ciao" sussurrò salutando con la mano mentre si appoggiava con il fianco alla porta
"Gli ho detto che hai litigato con tua madre e che non vuoi più tornare a New York" spiegò papà prima che potessi dare in escandescenza
"Non dovresti essere qui" osservai
"Beh neanche tu" annuì
"Vi lascio un po' da soli" esclamò papà uscendo dalla stanza

Dylan indossava un paio di jeans chiari con una felpa bianca con le maniche tirate su, lo consideravo sempre una meraviglia unica.
"Dylan, ti prego no" sussurrai mentre si avvicinava a me a piccoli passi
"Credi di poter sparire così per un fottuto mese senza dare spiegazioni? Hai idea di cosa ho dovuto fare per far parlare Lucas?" domandò serio "Credevo che fossi tornata a casa tua ma che evitassi la scuola, ma un pomeriggio tuo fratello mi ha detto che non eri lì e sorpresa, appena tornato a casa mia tua madre si stava sfogando con la mia del fatto che non volevi più tornare a New York, poi tuo padre ha detto al mio che sarebbe venuto qui e mi ha chiesto se volevo venire con lui dato che hanno capito tutti che non ci odiamo poi così tanto" spiegò con il volto a pochi centimetri di distanza dal mio
"Non sono affari tuoi se resto qui o no" esclamai cercando di essere fredda ma mi rendeva così vulnerabile averlo qui al mio fianco
"Non sono affari miei?" domandò incredulo per poi fare una risatina amara e nervosa "Ti sbagli Hol, credevo fosse chiaro che tra noi c'era qualcosa"
"Si, pura attrazione fisica, ho già detto che non voglio legami" esclamai distogliendo lo sguardo dal suo
"Ok, allora guardami negli occhi e chiedimi di andar via, ma se lo fai sarà per sempre" esclamò

Mi morsi la lingua impedendomi di parlare e di guardarlo, non volevo che Dylan andasse via, solo l'idea di averlo vicino mi faceva star incredibilmente bene, non potevo mandarlo via.
"Lo sapevo" sussurrò chiudendo gli occhi per poi tirarmi tra le sue braccia.

Sprofondai il viso nel suo petto e mi lasciai cingere il corpo dalle sue forti e possenti braccia che mi facevano sentire a casa. Desideravo assaporarlo ancora, ne avevo bisogno, lo volevo così tanto.
"Io non voglio tornare a casa mia" sussurrai e lui strinse la presa come per paura che andassi via
"Andrà bene Hol, casa tua è a New York con me, non puoi restare qui" 
Annuii debolmente incapace di contraddire le sue parole. Lo guardai negli occhi per poi prendere l'iniziativa e baciarlo come se fosse di vitale importanza, e lo era, era come ossigeno per me.

In Another LifeWhere stories live. Discover now