37. Johnson

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La musica era troppo forte per i miei gusti, questa festa era forse la più accettabile fatta durante tutto l'anno scolastico ma al momento non mi importava, cercavo solo lei tra la folla, ma nulla, neanche l'ombra di quella peste. Chissà dove si sarà cacciata.

"Tu" esclamai afferrando Lucas dal colletto della maglia posteriore mentre mi passava davanti
"Ciao fratellone" sorrise poco intimorito
"Dove si è cacciata la tua amica?" lo guardai accigliandomi
"Ha detto che andava in bagno, ma sai com'è fatta, è peggio di me, odia le feste e di sicuro avrà trovato un posto tranquillo dove starsene da sola" sorrise per poi liberarsi della presa e correre via

"Fratello" mi saltò addosso Lincoln scompigliandomi i capelli con una mano
"Sta fermo" mi lamentai sorridendo
"Dai butta giù capitano" mi si affiancò Cody passandomi una bottiglia di vodka mezza piena
"Già, la prima partita l'abbiamo vinta e la seconda sarà a metà gennaio quindi uno strappo puoi farlo" rise Andrew
"Non ne ho voglia" scrollai le spalle
"Dylan" mi incitò Cody facendo gridare a tutti i ragazzi presenti il mio nome a ruota
"Eddai capitano" rise Lincoln
"Ok" sorrisi afferrando la bottiglia dalle mani di quella testa calda di Cody per poi bere il contenuto tutto d'un sorso. Sentivo il sapore dell'alcool scendere giù attraversandomi la gola che bruciava, mezza bottiglia non mi farà perdere la lucidità ma mi sentivo già elettrizzato come se avessi ricaricato le batterie.

Dopo aver bevuto tutto, i ragazzi iniziarono a gridare per poi riprendere a ballare, Lincoln mi si avvicinò e mi sussurrò qualcosa all'orecchio 
"Se la stai cercando è nella mia stanza" mi sorrise
"Grazie fratello" gli diedi una pacca amichevole sulla spalla per poi andare via ignorando l'occhiataccia di Blaire

Salii le scale oltrepassando i ragazzi che si baciavano ed entrai in stanza. La notai stesa sul letto di Lincoln a pancia in aria che fissava il soffitto. Era talmente assorta che si accorse di me solo quando mi stesi accanto a lei. Mi misi al suo fianco sorreggendomi sui polsi mentre portavo il cuscino sotto il petto.
"A cosa pensi?" Domandai
"Odio le feste" sbuffò
"Vuoi andare via?"
"Odio ancora di più starmene a casa mia" continuò
"E chi ha parlato di riportarti a casa" esclamai sorridente
"Dove vuoi andare?" Domandò guardandomi
"C'è la Tower" affermai "si dice che c'è una vista mozzafiato da lì" aggiunsi
"Passo, sono sicura che prima o poi di sotto succederà qualcosa per cui vale la pena restare"
"Parli di litigi?" Chiese confuso
"Ad ogni festa succede sempre qualcosa" scrollò le spalle
"Bet ha detto che non sarebbe venuta e credo che Madison stia già dormendo dato che l'abbiamo fatta davvero incazzare oggi" l'avvertii
"Conosci quella frase?" indicò il soffitto cambiando discorso

Seguii il tratto che mi aveva indicato e lessi la frase firmata J.P. Ricordo quel giorno, fù intervistato dopo una sua partita, quella frase aveva segnato ancor di più la leggenda.
'il basket mi ha salvato la vita, mi ha dato tutto quello che nessuno poteva darmi'
"Ricordo quel'intervista" sussurrai
"Era proprio innamorato" sorrise
"Sai, ci ho parlato oggi prima della partita, eravamo negli spogliatoi e mi ha fatto una promessa" sussurrai ripensando alle sue parole e al significato
"Che ti ha detto?" domandò

Flashback

"Allora, lo schema resta lo stesso, ricordate le postazioni e l'allenamento fatto" gridò John entrando negli spogliatoi dove ci stavamo cambiando
"Si" gridammo tutti in coro
Siamo pronti per vincere, siamo pronti per scendere in campo e far vedere a tutti chi siamo e quanto valiamo.

Tutti erano già pronti e iniziarono ad uscire dagli spogliatoi per andare nel retro del campo dove avremmo dovuto fare la nostra entrata, fui l'unico a restare ancora. Mi stavo allacciando le scarpe quando John mi si avvicinò.
"Carico?" domandò sorridendo mentre strinse tra le mani lo schema di gioco
"Teso" lo corressi stringendo il nodo
"Anche io lo ero prima delle partite, è naturale" sorrise "Avete lavorato sodo e siete pronti" esclamò poggiandomi una mano sulla spalla
"Stento a crederci che sto per scendere in campo con te come allenatore" affermai ridendo
"Eppure eccoci qui" sorrise
"Perché ha mollato il basket? Voglio la verità" esclamai alzandomi seguito da lui
Ho bisogno che sia lui a dirmelo. Sono cresciuto indossando la sua maglia, il suo numero, imparando il suo manuale subito dopo la sua pubblicazione, andando ad ogni sua partita e guardandolo sempre in tv stringendo tra le mani il pallone che mi autografò quando avevo 3 anni durante la fine di una partita, e ora ho bisogno di sapere da lui in persona la verità.
"Quando avrai una famiglia capirai" sorrise guardandomi con sguardo amaro
"Hol mi ha detto che amava il basket" aggiunsi "non è tardi per riprendere a giocare" affermai
"Hol sa bene quanto me che non posso giocare più!" Esclamò e fece per andarsene ma mi piazzai davanti bloccandogli il passaggio
"Coach, la prego ci pensi, lei era la storia del basket" annunciai
"Michael Jordan è la storia del basket" mi corresse e fece per passare ma lo bloccai nuovamente
"Facciamo così, se vinciamo il campionato lei mi dirà il vero motivo del perché ha abbandonato, me lo deve, sono il suo fan numero 1"  scrollai le spalle sorridendo
"Non sono io che devo dirti perché ho mollato" aggiunse
"Che significa?" Domandai confuso
"Pensa a vincere il campionato poi ne riparliamo" mi diede una pacca sulla spalla e andò via

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