7. Parker

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Dylan parcheggiò la moto lungo un parcheggio desolato situato infondo alla strada, posammo i caschi e ci incamminammo per le strade affollate di New York.

Sentii la sua mano scivolare sulla mia e osservai il movimento naturale e veloce delle nostre mani che si intrecciavano. Ci incamminammo verso l'ingresso principale del Madison Square Garden che a quest'ora dovrebbe essere deserto. Feci per andare verso l'entrata, ma Dylan mi trascinò sul retro dove c'era il cancello di sicurezza che affacciava su una porta di servizio

"Perché mi hai portata qui?" Domandai esitando
"Tranquilla, non mordo mica" rise leggermente e iniziò ad arrampicarsi lungo il cancello per scavalcarlo
"Scordatelo" precisi immediatamente incrociando le braccia
"Cavoli, vivi un po'" sbuffò saltando così da trovarsi all'interno
Mi avvicinai al cancello e lo spinsi leggermente per provare ad aprirlo e mi accorsi che era aperto
"Sei un idiota" sorrisi entrando divertita
"Se è aperto vuol dire che c'è ancora qualcuno nell'edificio" osservò
"Sono quasi le 5 di pomeriggio, chi vuoi che ci sia?" Alzai un sopracciglio
"Non so, un fantasma forse" mi guardò come per farmi paura
"Tentativo fallito" alzai gli occhi al cielo per poi entrare seguita da lui "Perché siamo qui?" Domandai nuovamente
"Ti porto a conoscere un po' di me, da quello che ho capito dovrai sopportarmi per molto durante la gita, meglio andare d'accordo fin da subito" esclamò

Attraversammo l'ingresso maestoso e i gran corridoi fino ad arrivare al centro dell'edificio, Dylan chiuse la porta e sospirò sollevato.

Amavo questo posto, da piccola venivo sempre qui con mio nonno e mio padre. Assistevo a tutti i loro allenamenti e a volte giocare con i membri della squadra di papà, era la mia routine questo posto e la cosa mi piaceva dannatamente tanto.
"Devi amare tanto il basket" mormorai quando lui iniziò a correre verso la cesta dei palloni per prenderne uno
"È tutta la mia vita" sorrise per poi iniziare a palleggiare
Sorrisi amaramente ripensando a quanto avesse ragione, le tue passioni se vengono coltivate fanno parte di te, diventano tutto ciò che ti fa star bene.
"Piace anche a te, no?" Chiese indicandomi
"L'altra volta è stata solo fortuna" mentii sorridendo
"Anche stamattina era solo fortuna?" Mi sfidò guardandomi prima di lanciare
"Come mai eri a scuola alle 7 del mattino?" Domandai ridendo provando a cambiare discorso
"Volevo allenarmi, ma qualcuno mi ha preceduto" esclamò recuperando la palla per poter fare l'ennesimo canestro
"Mio padre era un giocatore negli anni 2000, il basket ha sempre fatto parte della mia vita, almeno fino a paio di anni fa" spiegai sospirando

"Wow, aspetta un attimo. Tuo padre un giocatore dei 2000? Scherzi?" Domandò boccheggiando
"Perché dovrei" scrollai le spalle
Rise di gusto e mi lanciò la palla che afferrai prima che potesse colpirmi allo stomaco
"Questa era bella" Rise divertito 
Ora che ci penso Dylan non conosceva il mio nome completo.
Lasciai perdere il discorso e lanciai la palla nel canestro che rimbalzò sul pavimento

"Perché non ammetti di essere un vero fenomeno nel basket?" Chiese dopo essersi seduto accanto a me sugli spalti
"Non lo sono. Giocavo da piccola e oggi riesco a centrare il canestro, ma da qui a dire che so giocare ce ne passa"
Poggiò i gomiti sulle ginocchia e si sporse leggermente in avanti così da potermi guardare in volto.
"Ma come ci riesci..." sussurrò stupito
"A fare cosa?" Domandai incrociando le gambe sul sediolino
"A mentire così bene" mormorò ovvio
"Sono abituata" scrollai le spalle mettendo fine alla questione "ad ogni modo, perché siamo qui?" Riposi la domanda per la milionesima volta
"Perché dobbiamo conoscerci meglio, e tu sinceramente non hai un bel carattere e so che per conquistare la tua fiducia devo lavorarci su; così ti parlo di me e ti insegno a conoscermi" sorrise con un pizzico di fierezza
"So già molto su di te" lo precedetti
"Ti correggo: conosci le cose che si dicono in giro su di me, ovvero che sono uno stronzo spezza cuori che va con chiunque respiri, un ragazzo che si crede signore ogni potente e che sono privo di cervello" ironizzò
"E non è così?" Lo stuzzicai
"No, sono molto di più" si finse offeso
"Cosa ti fa credere che io voglia conoscerti?" Domandai fissando i suoi occhi verdi con varie tonalità di scuro e chiaro
"Tutti vogliono conoscermi!" Si indicò ovvio
"Ti svelo un segreto su di me Dylan Johnson, io non sono tutti" sussurrai 
"Ed è per questo che voglio conoscerti" sorrise appoggiando la schiena al sedile
"Non puoi mi dispiace, sono qui solo perché non mi va di tornare a casa" scrollai le spalle
"Brutta giornata?" Si accese una sigaretta
"Brutta vita" lo corressi

In Another LifeWhere stories live. Discover now