64. Parker

18.6K 611 116
                                    

Fa male, essere delusi da una persona che reputavi importante intendo, fa davvero male.

Dylan mi aveva privato di una decisione che avrebbe cambiato la mia vita, o meglio, aveva ignorato ciò che volevo io. Ero arrabbiata, furiosa direi. Non ricordo nulla di ieri sera, solo io che continuavo a bere senza sosta per provare quel senso di libertà e spensieratezza che mi era stato portato via per troppo tempo.

I pensieri in quel momento ne erano davvero troppi, la testa mi scoppiava e decisi che era meglio cacciare via tutto e concentrarsi sulla cosa più importante: decidere se continuare a tenere duro o arrendermi e iniziare la terapia. La decisione sarebbe stata mia e non avrei permesso a nessuno di portarmela via, non anche questa, sembra davvero che tutti decidessero della mia vita, tutti tranne me.
Il cielo era grigio e ammetto che non mi dispiaceva, la pioggia sarebbe iniziata a scendere da un momento all'altro e ciò mi rasserenava anche se ormai l'inverno era quasi giunto al termine, e questo non mi piaceva. L'erba dove ero seduta era asciutta e di un verde chiaro che metteva in risalto i colori vivaci dei fiori accanto alle tavole di marmo di quel posto. La sua invece era libera, niente fiori, nemmeno una semplice rosa o anche un ornamento, c'era solo la lapide grigia con il suo nome ed entrambe le date, 2000 - 2017.

"Clarke... cosa dovrei fare?" sussurrai seduta davanti al blocco e con il cielo che lampeggiava

A riportarmi con i piedi per terra fu il mio cellulare che prese a suonare. Forse era meglio ignorarlo ma era solo Lucas.
"Pronto" esclamai
"Hol, dove sei?" la sua voce era spezzata dal pianto
"Lucas, che succede?" domandai allarmata
"Ho b-bisogno di te per favore" supplicò scoppiando a piangere più forte
"Ok, arrivo subito. Dove sei?" mi alzai recuperando lo zaino
"Ci vediamo da Coco's" sussurrò
Il taxi che avevo chiamato mi fermò esattamente fuori il locale e appena arrivai, la pioggia iniziò a scendere leggermente sulla città di New York.
"Tenga pure il resto" esclamai al tassista per poi precipitarmi giù dall'auto e raggiungere il mio migliore amico all'interno del locale

Lo vidi seduto in uno dei tavoli accanto alla vetrata con davanti due tazze di caffè ancora fumanti, aveva il viso stanco e rigato dalle lacrime ed era vestito elegantemente, con un paio di pantaloni neri, scarpe lucide e scure e una camicia bianca perfettamente in ordine.
"Lucas, Dio mio che è successo?" mi sistemai di fronte a lui.
Mi guardò per poi scoppiare nuovamente a piangere come un bambino. Odiavo vederlo così, mi sentivo da schifo nel vederlo in quello stato. Iniziò a parlare senza fermarsi, disse di come una mattina la famiglia di Areelay aveva chiamato i suoi genitori dicendo che delle foto erano arrivate tramite un anonimo, foto di Dylan della notte dell'incidente. Tra un'ora sarebbe dovuto essere in tribunale per testimoniare e non sapeva cosa fare.
"Io non so se voglio mentire e proteggere mio fratello" ammise con voce tremante
"Lucas, la scelta spetta a te, devi dire ciò che ti senti, solo tu puoi scegliere cosa fare" esclamai calma
"Come posso condannare Dylan colpevole davanti a tutti? Davanti ai miei genitori poi! Loro non mi hanno detto nulla al riguardo ma di sicuro non vogliono che mandi Dylan in prigione." Mormorò osservando il suo caffè nel bicchiere "Tu non sai quanto desideravo allora di andare dai genitori di Areelay e dirgli loro tutta a verità, ovvero che erano stati Brad e Dylan, ma non ne ebbi il coraggio. Voglio bene a Dylan ma amavo Areelay, la consideravo mia sorella capisci" si sfogò
"Lucas, probabilmente quello che sto per dirti è ciò che direbbe chiunque al mio posto e che probabilmente già ti ha detto qualcuno. La scelta è tua, semplice. Non posso dirti se condannare o meno Dylan, non spetta di certo a me decidere questo, ti chiedo solo di valutare ogni ipotesi, le conseguenze di entrambi i casi. Pensa a tutto e prendi una decisione, hai ancora un po' di tempo per decidere e puoi andare con calma, ma devi esserne sicuro" affermai
Annuì debolmente e restò fermo a fissare il caffè davanti a se per tutto il tempo. Alle 6 esatte  doveva essere in tribunale dove lo aspettava la sua famiglia e quella di Areelay.

In Another LifeWhere stories live. Discover now