Chapter 3 -I saw you-

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Mi rimetto in piedi sbuffando, cercando di tirarmi via le piccole foglie che mi si sono incastrate fra i capelli, per poi avviarmi verso casa di Jay.

Mentre cammino mi maledico mentalmente per non aver chiuso a chiave la porta della mia stanza. Sicuramente mi scopriranno. Questo è poco, ma sicuro. Ora però stiamo giocando, quindi giochiamo.
Tanto alla fine, peggio di così non penso possa andare.
Mi sistemo nuovamente i capelli per poi bussare a casa Steve.
La mamma di Jackie, Margaret, apre la porta sorridendo.

"Buon pomeriggio Margaret. Jackie mi stava cercando, così eccomi qui. Spero non sia un disturbo per lei"
Mi è sempre stata simpatica questa donna. Oltre ad avere senso dell'umorismo, è veramente gentile e la sua disponibilità è quasi contagiosa; sempre che la disponibilità possa essere contagiosa.

"Oh Rikki, quante volte ti devo dire che mi puoi dare del tu?"
Me ne dimentico sempre. Ma penso che sia segno di educazione, giusto? Non sono poi così tremenda. Rispetto alcune persone, solo quelle che mi stanno particolarmente simpatiche, ma comunque alcune le rispetto.

"Ribelle!"
La sua voce è a dir poco inconfondibile, forse sarà che la conosco da quando eravamo piccole, ma indipendentemente da questo si capisce sempre quando è lei a parlare. 
Una ragazza dai capelli mori scende velocemente le scale spingendo da parte sua mamma. La sua delicatezza non mi stupirà mai.

"Okay mamma, grazie, ora andiamo!"
Senza che possa dire un'altra parola, la mia migliore amica mi trascina con lei al piano di sopra, dove si trova la sua stanza.

"Spera per te che questa sia davvero un'emergenza! Mi stavo ammazzando per venire qui. Sono praticamente volata giú dal balcone"
Non appena pronuncio queste parole lei ridacchia leggermente per dirigersi verso il letto, prendendo due vestiti.

"Blu o bianco?"
Mi chiede posizionandoli davanti al corpo.

"Ovviamente quello blu, sai che ti sta meglio."

"Perfetto"

Mentre si toglie la maglia e i leggings, infilandosi lo splendido vestito blu, io mi sdraio sul suo letto non calcolando minimamente che non sono a casa mia. Ormai è come se vivessimo una a casa dell'altra quindi mi viene abbastanza naturale.

"Dai, avanti, spara. Qual'è quest'emergenza?"
Mi sarei aspettata una risposta da parte sua, almeno un accenno ad una risposta, invece si limita a stare in silenzio con lo sguardo fisso sullo specchio.

"Jay"
La richiamo, esigendo una risposta.

Non appena si volta verso di me il suo sguardo si addolcisce e sulle sue labbra le nasce un sorriso fin troppo angelico; segno che questa situazione non è per nulla come l'aveva descritta.
Perchè ho come la sensazione di sapere esattamente cosa stia succedendo ma allo stesso tempo non voglio minimamente crederci?

"Insomma.."

"Jackie Alexandra Steve!"
Odia quando le persone la chiamano con il nome completo, probabilmente per il semplice fatto che è fin troppo abituata ad essere chiamata solo con il primo nome o con dei nomignoli alquanto assurdi, e solitamente anche io rispetto questa sua regola. Peccato che oggi sia diverso poichè sa benissimo che quando sono incazzata non ho nessuna voglia di essere gentile e il fatto che la chiami con il nome completo, ne è la prova.

"Non puoi averlo fatto! Mi hai fatto venire qui, facendomi quasi ammazzare, per un vestito?"
Le urlo contro, guardandola stupefatta. Questa è la volta buona che la ammazzo.

"Oh Ribelle, non farne un dramma"
Non farne un dramma? Ne faccio una terza guerra mondiale, altro che dramma!

"Cosa credi che dovrei mettermi poi?"

Mi chiede, dirigendosi verso il suo porta gioie, come se non fosse successo nulla. Poi sono io quella incorreggibile, lunatica e bipolare? Penso che questi aggettivi non calzino a pennello solo a me. 

Prima di avvicinarmi, prendo uno dei tanti cuscini sparsi qua e la, nascondendolo dietro la schiena per precauzione.

"Io direi una corda intorno al collo!"
Le rispondo prima di tirarle il cuscino.

"Non l'hai fatto"

"Oh scusa, effettivamente hai ragione. Devo consigliarti anche il colore della corda. Mh, dire ar.."
Non faccio tempo a finire la frase che contrattacca senza il minimo ripensamento, prendendo il cuscino che le avevo lanciato precedentemente.

"Oh guarda, ho preso te. Pensavo di aver visto una mosca"

"Te la do io la mosca"

Rispondo, non pensando minimamente di starmene con le mani in mano dopo che ha risposto al mio attacco. Alla fine noi due siamo semplicemente così. Pazze, incorreggibili, adolescenti e completamente e perdutamente cretine. Entrambe cadiamo sul letto dopo vari colpi a testa prima che Jay mi faccia fermare con il cuscino a mezz'aria.

"Okay basta. Tregua. Mi arrendo"

Mi guardo intorno, ridendo per come abbiamo ridotto la sua piccola stanza e per come siamo conciate noi due, dopo aver riposto il cuscino al suo posto.
Tutti i suoi vestiti sono caduti dal letto; così come i libri che aveva sul comodino e alcune piume sono sparse sul pavimento.

"Quindi cosa dovrei mettermi?"
Roteo gli occhi al cielo, pensando a quanto sia cocciuta questa ragazza, prima di buttarla giù dal letto, non preoccupandomi troppo degli insulti che ricevo da parte sua.

"Te l'ho già detto"
Rispondo con indifferenza, sdraiandomi più comodamente sul letto. Non ho mai veramente capito perchè ha l'ossessione di avere così tanti cuscini in camera sua; ma non posso negare che siano davvero comodi. Creano come un secondo materasso, solo più soffice.

"Una corda al collo eh? Hai già provato a volare oggi giusto? Vorresti riprovare?"
Riprovare? Si è drogata o cosa?
Mi avvicino al bordo delle letto guardandola interrogativa prima che mi trascini al suo fianco.

"Sai come si dice, pan per focaccia"

"Si si il pan per focaccia te lo do io, stronza"
Rispondo mentre mi alzo, determinata e convinta di quello che ho intenzione di fare.

"Si si pan per focaccia te lo do io stronza"
Mi imita rimanendo voltata a terra, ridendo per il mio sguardo fulmineo.

Se fossi in lei non riderei così tanto.
Mi avvicino alla scrivania dove tiene sempre una bottiglietta d'acqua per poi prenderla e avvicinarmi a lei cercando di nasconderla dietro la schiena.

"É tanto divertente?"
Si limita ad annuire ridacchiando ancora per prima; così io le lentamente la mia ingegnosa trovata, facendola tornare seria all'istante.

"Oh non provare a f.."
Non le lascio finire la frase che le verso la maggior parte dell'acqua addosso.

"Anche questo é divertente"
Le dico, iniziando a ridere principalmente per la sua espressione di sorpresa.
Si alza dal pavimento raggiungendomi con un cuscino alla mano; ma prima che possa fare o dire qualcosa, qualcuno la precede.

"Vedo che ti stai divertendo"

Merda.



-Piccolo spazio per voi-

Come sapete non so mai cosa dire. Ringrazio, come al solito, tutte voi e spero che questo capitolo vi piaccia. Ci saranno sicuramente alcuni errori visto che sbagliare è umano. Se non vi piace qualcosa o magari semplicemente non lo capite, sono come sempre a vostra disposizione. Un grazie di cuore a tutte e alla prossima.

Stubborn -Luke Hemmings-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora