Chapter 14 -Three-

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Dopo tutto ciò che è successo dire che me la sia cercata sarebbe davvero un'eufemismo, come penso sia inutile affermare, che entrambi, siamo finiti nei guai. Probabilmente cercare di non fare nulla che mi faccia essere al centro dell'attenzione, per una cosa o per l'altra, non è per nulla nei miei geni.

"Come ti è venuto in mente di colpirlo?"

Esclama Amanda, ancora incredula dall'avvenuto, facendomi sospirare rumorosamente. Vorrei ribattere, in mia difesa, dicendo che non è esattamente una cosa così grave; ma prima che possa farlo Daniel si intrommette, precedendomi.

"Sono certo del fatto che sapevi benissimo cosa stavi facendo, e anche che sai quanto sia grave"

Non appena sento le sue parole, sbuffo spazientita, rinunciando al mio alibi ben poco credibile, chiedendomi come sia scientificamente possibile che qualsiasi persona riesca a capire a cosa sto pensando. Sono davvero così prevedibile? Insomma, non sono qui nemmeno da un giorno completo e sembra quasi che tutti riescano a prevenire ogni mia singola mossa. In che razza di mondo parallelo sono capitata? Mi chiedo seriamente perchè tutti mi conoscono così bene.

"Però, alla fine, analizzando la situazione, non è poi così grave ciò che è successo"

Cerco di dire con aria innocente e mantenendo un tono di voce così basso che penso sia quasi difficile capire bene tutte le mie parole. La mia unica possibilità di uscire da qui senza essere linciata è quella di apparire per tutto e in tutto quella che non sono.

"Mi hai tirato un pugno in faccia"

Sbotta il biondo, facendomi spazientire un minimo. Avvenimenti come questi succedono tutti i giorni nel mondo, perchè ho come l'impressione di essere ad un tribunale, dove dovrei dimostrare la mia innocenza? Questi tre stanno trasformando un piccolo avvenimento in una tragedia fin troppo esagerata.

Dopo l'accaduto, la sfida è stata sospesa e noi siamo stati trascinati in questa specie di sgabuzzino che chiamano ufficio. La mia idea e la loro idea di ufficio, a quanto pare, è leggermente diversa. Non si può definire tale un buco con una scrivania e un paio di sedie, eppure è quello che hanno sempre fatto.

"Luke, stai zitto visto che nemmeno tu sei un santo"

Esclama Daniel, alzando gli occhi al cielo ed incrociando le braccia al petto con fare abbastanza autoritario e deciso. Sorrido un minimo, grata del fatto che non se la prendano solo con me, ma anche con il cretino al mio fianco. Non gli avrei mai tirato un pugno se avesse smesso prima di rompere le palle, quindi, in un certo senso la colpa è di entrambi e non può ricadere completamente su di me.

"Daniel, è lei che mi ha tirato un pugno"

Gli fa notare, alzando leggermente la voce, facendomi sbuffare per l'ennesima volta. Qualcuno ha insegnato a questo ragazzo a stare zitto? Gli pesto un piede, sperando di fargli capre che deve cucirsi la bocca, ma l'effetto non è quello sperato.

"Mi hai fatto male. La vuoi finire, mocciosa?"

Lo guardo truce, scomponendomi leggermente dalla posizione comoda che avevo assunto sulla sedia, prima di rispondergli con lo stesso tono che ha usato fino ad ora nei miei confronti. Dovrebbe davvero ringraziare il signore per il fatto che siamo davanti a Daniel ed Amanda perchè se no l'avrei già castrato.

"Senti coglione, fino a prova contraria, sei tu quello che è stato praticamente picchiato da una ragazza"

Gli faccio notare, non riuscendo a reprimere un piccolo sorriso di vittoria vista la sua espressione allibita.

"Senti ragazzina vanitosa, tappati quella bocca perchè le p-"

"Finitela tutti e due all'istante"

Stubborn -Luke Hemmings-Where stories live. Discover now