cinquantasette

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«Che c'hai amo? Sei strana» mi chiede Gaia, sedendosi accanto a me sul letto. «Nulla, lasciami proprio perdere ga', fallo per la tua sanità mentale» dico, chiudendo il taccuino su cui ho finalmente finito di perfezionare il testo del nuovo inedito.
«Holden?» chiudo gli occhi solo a sentirne il nome. Annuisco lentamente. «Ma come, l'altra sera venisti qua tutta allegra a dirmi che stavate ufficialmente assieme. Che cosa è successo?». «Credo di starmi auto sabotando...come al solito tra l'altro» confesso. «Che intendi?». «Oggi pomeriggio stava con martina fuori a parlare, nel "nostro posto". Non stavano facendo nulla di male, ma mi è preso così tanto il nervoso. Ok, sono una persona un pizzico gelosa, ma arrivare ad esserlo per una chiacchierata non è da me, zero proprio». «Non capisco cosa tu voglia intendere amore, spiegati meglio». «Gaia, io Ho una paura fottuta di questa situazione, del fatto che mi sia davvero innamorata. È una cosa totalmente estranea a me e credo di star facendo di tutto per non affrontare questa paura, questo scoglio. Paradossalmente preferisco far soffrire entrambi, piuttosto che vivermela bene come fa chiunque altro» spiego. «Quindi non ha nulla a che fare un certo cantante biondo?» indaga la mia compaesana. «Lasciamo perdere guarda, solo a pensarci mi irrito». «Oddio perché, cosa è successo ancora?». «Ma nulla, io e Jo abbiamo parlato di tutta questa questione di Ayle. Si è aperto molto e ne sono veramente contenta, però il problema continua ad esserci. Oggi pomeriggio gli ho risposto male per via di quella stupida chiacchierata con Martina e lui mi ha ripagata con la stessa moneta poco dopo, solo che stavo già storta di mio e l'ho mandato a fanculo. Non lo so Gaia, non ne faccio una buona, te lo giuro» mi copro il viso con le mani, sbuffando. «Che situazione... Sai adesso di chi ci sarebbe bisogno?» domanda retorica, perché entrambe conosciamo bene la risposta. «Chiara» pronunciamo all'unisono.«Non voglio farlo stare male per colpa mia, non lo merita. Forse davvero devo cercare in qualche modo di allontanarmi, non so». «Diana ma perché dici così? Sei così contenta quando sei con lui, perché ora ti stai facendo venire tutte queste stupide paranoie?». «Non voglio essere una distrazione per lui. Già è senza maglia, dimentica i testi da tre settimane e mi ha detto che l'ultima volta mentre cantava pensava a me...sappiamo quell'esibizione come è andata». «Guarda che non sei tu la causa del suo rendimento calante, stai soltanto cercando di arrampicarti sugli specchi pur di giustificare questa tua paura d'amare qualcuno che non siano i tuoi amici o la tua famiglia» cerca di farmi riflettere.

Purtroppo so che ha ragione.

Un mio problema è sempre stata la paura, ma non generale, una paura in particolare: paura d'interfacciarmi con l'amore. Non l'amore in generale, è chiaro, ma quel tipo di amore lì, da fidanzati. Quell'amore che implica l'essere una vera e propria coppia. Per me tutta la parte iniziale della frequentazione è ok, ma quando le cose iniziano a farsi serie fuggo, scappo a gambe levate e solo tanto tempo dopo mi guardo indietro (chiaramente pentendomi). Non è la prima volta che mi capita, ed è il motivo per cui a 20 anni ancora non sono mai stata fidanzata.

Mi mordo nervosamente il labbro, cercando di non far cadere sul viso qualche lacrima. Gaia si accorge del mio stare male e subito mi abbraccia.
«Che ti succede piccoletta, non ti riconosco» mi accarezza i capelli, mentre io poggio il viso sulla sua spalla bagnandole una porzione di pelle lasciata scoperta. «Sono in crisi Ga', davvero non so cosa sto facendo».
Mi tiene stretta a sé fin quando non termina il mio leggero tremore e non calmo (almeno in parte) il mio pianto. «Devi parlargli» scuoto la testa. «Perché no?». «Non ne ho il coraggio, poi che cosa dovrei dirgli? Sembro una bambina» tiro su col naso. «Diddy sei alle prime armi, è normale sentirsi così, guarda me! C'è quel poveretto che aspetta di darmi un bacio da mesi e non ci riesco! Credo di star messa un po' peggio, no?» rido leggermente quando si riferisce alla sua esperienza personale con mida. «Resta che comunque non saprei cosa dirgli». «Quello che hai detto a me: che hai "una paura fottuta" (cito testualmente)». Mi allungo verso il comodino per recuperare dal cassetto un pacchetto di fazzoletti. «Valuterò». «No, non valuti, lo devi fare amore. Devi farlo per il bene suo, ma soprattutto per il tuo: non puoi stare così male per una cosa che dovrebbe farti solo del bene. E io so per certo che ti fa del bene quel ragazzo, lo vedo tutti i giorni, quindi devi lottare contro te stessa e concederti un po' di felicità...me lo prometti?» mi porge il mignolo, come fanno i bambini quando devono promettersi qualcosa. Intreccio il mio mignolo al suo. «Prometto. Grazie» l'abbraccio. «Ti voglio bene» ci sussurriamo entrambe, scoppiando poi a ridere.
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Capitolo un po' più introspettivo, per capire cosa passa per la testa di Diana. ❤️.

En e Xanax |Holden Where stories live. Discover now