novantuno

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Le giornate procedevano tra compiti, ramanzine, assegnazioni e tanto tanto lavoro. Col passare del tempo ormai la routine era più o meno la stessa e le ore nelle quali potevamo utilizzare il telefono stavano leggermente diminuendo, forse perché ci stiamo pian piano avvicinando al serale. In realtà, in seguito ad un evento in particolare, ormai l'utilizzo del cellulare è proibito a molti di noi, eccetto che per Nicholas, Simone, Sarah, Gaia e Sofia (coloro che puliscono di più in casetta, ma questa è una questione che per ora sorvolo).

Ultimamente sento particolarmente nostalgia di casa, delle quattro mura della mia stanzetta lilla e del calore dei miei gatti. Il provvedimento mi pesa solo per questo, dei social posso fare a meno: meno li vedo e meglio mi sento. Il pubblico ormai sa bene per chi schierarsi e per chi no, ha i propri favoriti e coloro che mettono costantemente al rogo. Io sono fortunatamente apprezzata o quantomeno non messa al rogo, giusto nel mezzo insomma.

Due settimane fa, se non tre, ci sono stati due nuovi ingressi in casetta, che hanno sopperito alla mancanza di Mew e a quella di Matthew...almeno in parte. Gli ultimi due invece sono tornati attivi sui social, mettendo in chiaro il motivo della loro dipartita: la salute mentale di Mew, messa a dura prova dalla depressione; quella di Matthew è stata semplicemente la mossa di un innamorato (per di più insoddisfatto del proprio percorso, a mio avviso).

Non sono state settimane semplici, come si è potuto evincere: i problemi sono stati costantemente dietro l'angolo. Molti litigi hanno caratterizzato le nostre giornate (in casetta e non), soprattutto quelle di Holden. Si è trovato più volte messo con le spalle al muro dai suoi stessi compagni per questioni riguardanti sempre le pulizie e nient'altro. Dopo un brutto screzio con Mida e una punizione per buona parte della classe, la situazione sembra ora essere migliorata, ma non ne sarei così sicura.

Resta il fatto che mi sento moralmente molto a terra, ma cerco di non darlo a vedere. Preparo le assegnazioni, i compiti, aiuto quanto più possibile in casetta, cerco di passare del tempo con tutti, ma mi sento uno straccio, sia fisicamente che moralmente. Credo sia semplicemente un periodo di down passeggero, ma mi sta pesando un po'...un bel po'. Tra l'altro, la spalla con la quale potevo sfogarmi (oltre Gaia, Holden o Kumo) mi evita: Ayle. Non ci parliamo dalla fatidica sera del misfatto e la cosa mi spiace persino più di quanto mi spiacesse prima. Anche lui sta passando un periodo difficile: vorrei poter essere d'aiuto per lui e vorrei che lui fosse d'aiuto per me, ma stavolta non è così.

«A te è pronto? Se ne parla domani?» mi chiede Holden, spegnendo la sigaretta nel posacenere e tornando poi ad abbracciarmi. Seduti sul divanetto del giardino sul retro, come da mesi a questa parte. «Come scusa?» chiedo risvegliandomi dalla mia trance. «Che non me stavi a sentì? Ho detto: l'inedito tuo pure è pronto e lo presenti domani? O ti ci vuole ancora tempo?».

Ah si, i terzi inediti usciranno a breve. Iniziai a scrivere il mio addirittura prima di Natale e l'ho avuto pronto nel cassetto per settimane, ma ero incerta sul se pubblicarlo o tenerlo per me. Credo che non sarebbe apprezzato da tutti, o almeno non tanto quanto vorrei. Alla fine però, ho dovuto cedere in mancanza di altri possibili inediti.

«Si, se ne parla domani. Ti stavo ascoltando, mi ero solo un attimo persa». «Va bene... E posso sapere come si chiama?». «Si chiama "Hübner"». «Sembra il nome di una birra, me piace» scherza e gli tiro una leggera gomitata. «Scemo, è un calciatore». «Davvero? Non lo conosco». «Vabbè non è attuale, è di un bel po' di annetti fa». «E di che parla questo bel brano?» mi accarezza i capelli, portandomi ad accoccolarmi ancora di più alla sua spalla. «Di te» rispondo spontaneamente, forse pentendomene un po' subito dopo. «Seria?» è stupito. «Seria» asserisco. «Non dovevi». «Mi hai dedicato "Nuvola", dovevo. E poi in realtà mi andava, l'ho scritta di getto, quindi non potevo scrivere parole più sincere e oneste di quelle che domani mi sentirai cantare». Mi lascia un bacio sulla fronte. «Sei un'anima pura, Diana». «Tu lo sei, Jo». «Però sappi che non sono cieco. Che c'hai ultimamente?». Sbuffo. «Questa cosa che ormai mi conosci non mi piace». «Volevo rimanè misteriosa?». «Giuro, si». «Se non vuoi parlarne non devi, però lo sai che sto qua, non c'è bisogno che te lo dica ulteriormente». «Lo so...ti amo tanto». «Anch'io».

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Vi chiedo scusa per l'immensa assenza. È stato un brutto periodo, avevo bisogno di risposo. Spero mi possiate perdonare. Un abbraccio❤️

En e Xanax |Holden Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora