sessantadue

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Tornata in casetta mi rifugio in camera, volendo rimanere sola, ma non riuscendoci perché subito Holden mi raggiunge.

«Vuoi rimanere da sola?» chiede premurosamente, rimanendo sulla soglia della porta. Annuisco solamente, stendendomi sul letto e portandomi il cuscino sul viso per soffocare uno sbuffo inevitabile. «Mi sento molto frustrata, sinceramente» dico, non sapendo se in realtà ha lasciato la stanza o meno. Mi dà la conferma di essere ancora lì con me quando sento il materasso abbassarsi leggermente. «Ce sta, è na canzone a cui tieni e te dà fastidio non riuscire a farla» mi toglie il cuscino dalla faccia per potermi accarezzare la guancia. «No Jo, non ce sta, non è na cosa normale». «Ao, io quante volte me so bloccato nelle ultime settimane? Pure troppe, ma amen, purtroppo succede. Poco fa me sarei ammazzato pure io pe na cosa del genere, ma ho capito che non è la fine del mondo». «Jo, sono due cose diverse: le tue sono cover, qui si parla di un pezzo che ho scritto io. È imbarazzante tutto ciò». «Guarda che c'è una motivazione, e non è neanche tanto stupida. Sono cose che ti hanno fatta stare male, è chiaro che ti emozioni, sarebbe preoccupante il contrario! Non prenderla così a male, davvero. Può succedere a chiunque» mi consola e tranquillizza.

Xanax.

«Hai ragione... È che sono molto autocritica e perfettina, se qualcosa non esce come voglio che esca vado in tilt, specie se sono la causa del detto insuccesso» spiego. «Niente insuccessi, solo cose da migliorare e migliorare. Domani la riproviamo appena te la senti e vediamo che succede, ti va?». «Grazie». «E de che. Mo ti porto qualcosa da mangiare, ok?» si alza. «Non è necessario, non ho fame, tranquillo». «Non te faccio andà a letto a stomaco vuoto, non ce provà proprio, perché non mi smuovi» mi ammonisce, lasciando poi la camera e tornando poco dopo con un piatto e le posate fra le mani.

*

Mi sveglio a causa delle luci accese in camera: di solito Gaia si alza sempre prima di me per via della lezione di classico ad inizio mattinata, ma non accende mai la luce.

«Mh» mugolo leggermente, rigirandomi nel letto e accoccolandomi di più ad Holden, che, dopo i problemi con l'inedito di ieri pomeriggio, mi è stato costantemente accanto. «Scusa amore, non trovavo la borsa» si scusa sottovoce, spegnendo subito la luce. «Tranquilla» le rispondo, sentendola poi sgattaiolare fuori, in direzione cucina.

Cerco di riprendere sonno, ma non riesco. Resto sveglia per un po', o meglio fino a quando il ragazzo al mio fianco non inizia lentamente a svegliarsi. Si volta verso di me, aprendo leggermente gli occhi. «Non dormi?» mi domanda accarezzandomi i capelli. «Gaiuccia mi ha svegliata senza volerlo e non sono più riuscita a chiudere occhio. Tu che fai già sveglio? È presto». «Non lo so, di solito non mi sveglio così presto. Sarà la tua influenza positiva» sorrido leggermente. «Ti sei ripresa un po'?» si preoccupa. «Ma guarda che sto bene amore, non ti devi preoccupare» cerco di tranquillizzarlo. «"Amore"» ripete, baciandomi. «Me piace sentirtelo dire» sussurra sulle mie labbra tra un bacio e l'altro. Mi stringe più a sé tenendomi la mano sulla parte bassa della schiena. «E a me piace dirtelo» sussurro a mia volta. Dopo qualche minuto passato a baciarci, rompe il silenzio. «Sono il primo vero?». «Il primo cosa?» non lo seguo. «Il primo che chiami "amore"» sorrido alla sua domanda. «Si Joseph, sei il primo. E chiuderò un occhio sul fatto che io invece non sia la tua prima!» scherzo. Porta le sue labbra sul mio collo, lasciandomi sulla pelle una serie di baci. «Ma farò di tutto per farti sentire come se fossi la prima. Te lo prometto».

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Scusate l'inattività, vita frenetica. Voi come state? Io sti due li amo. ❤️.

En e Xanax |Holden Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora