settantotto

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«Diana devi andare in sala 8» la voce metallica di una ragazza della produzione si fa spazio nella mia stanza. «Va bene, grazie» rispondo solamente, indossando ed allacciando le scarpe. Recupero la mia borsa nella cappottiera dell'ingresso e faccio per uscire, ma vengo interrotta dalla voce di Ayle. «Dove vai, bellissima?» mi chiede mentre si accinge a pulire il bancone. «Ho le allucinazioni o stai pulendo?» scherzo, ma mi lancia un panno da cucina addosso. «Devo andare agli studi, mi hanno convocata. Spero centri qualcosa con la felpa, Rudy ancora non mi ha fatto sapere nulla» rispondo alla domanda precedente, avvicinandomi a lui per restituirgli il panno. «Ancora senza eh?» se lo porta sulla spalla, mentre continua a pulire. «Esatto, ora vado. A dopo» gli faccio un occhiolino e scappo agli studi, se davvero ci fosse Rudy non vorrei fare tardi.

Arrivata in sala 8 trovo infatti ad aspettarmi il mio professore.

«Buongiorno» lo saluto, abbracciandolo di seguito e lui ricambia. «Siediti su, dobbiamo parlare un po' io e te». «Ecco qua» lascio la borsa per terra accanto allo sgabello e poi mi siedo.

«Allora Diana, io mi sono preso del tempo per pensare, come hai visto. Mi è dispiaciuto molto che ad Anna non sia piaciuto come hai svolto il compito, ma soprattutto ciò che mi spiace (e che ho appreso poi da delle clip che mi ha inviato la produzione) è che tu stessa non ne eri soddisfatta. La maglia te l'ho tolta ovviamente per prassi, credo di avertelo anche detto precedentemente; il punto però è un altro. Ciò che io non ho particolarmente apprezzato è stata la preparazione al compito...mi spiego meglio. Ho visto che ti sei impegnata, non posso negarlo, ma ti ho vista buttarti troppo giù e non è da te. Ad oggi voglio restituirti la maglia, anche in vista dello spettacolo di capodanno al quale parteciperete. In sintesi, la maglia è di nuovo tua, quindi abbine cura» sorrido alle sue ultime parole. «Grazie mille. È vero, la preparazione al compito non è stata da me e me ne dispiaccio, ma purtroppo quando qualcosa è troppo distante da me ho sempre paura di fallire. Questa paura di fallire mi porta poi inevitabilmente ad abbattermi e a sbagliare. Stare senza maglia mi ha fatto capire dove ho sbagliato e dove devo migliorare, ma soprattutto mi ha portata a scrivere e ne sono molto contenta». «Questo è molto bello, sei riuscita a trarne qualcosa di buono. Non vedo l'ora di ascoltarlo. Mi raccomando, fai un bel lavoro come i precedenti» mi sprona. «Si capo».

Prendo la mia felpa e poi anche la borsa da terra. Ci salutiamo e mi fa l'in bocca al lupo per la serata del 31.

Mentre cammino per il corridoio per poter tornare in casetta, noto Gaia in palestra.

«Si può?» chiedo, affacciandomi da dietro alla porta. «Certo, entra pure» risponde, sovrastata un po' dal volume della mia canzone. «Preparavo la coreografia sulla tua canzone, poi mi sono un po' emozionata» mi spiega, mentre mi avvicino a lei e noto i suoi occhi rossi. Mi siedo per terra, mentre lei si rialza per poter raggiungere lo stereo e spegnerlo. «Ti sta dando problemi? Magari è più semplice il secondo inedito?» le chiedo, stendendomi a terra. «No, è perfetto. Tra l'altro sei arrivata nel mio momento preferito» si stende accanto a me. «Ovvero?». «Ovvero quello in cui mi stendo a terra e ascolto la canzone per vedere cosa mi suscita. Quando faccio così creo le coreografie migliori» allunga in aria il telecomando e lo punta verso lo stereo. La base parte e istantaneamente chiudo gli occhi. «Fa strano sentirmi» sussurro mentre la musica e le parole scorrono. «È bello ascoltarti, Di. Sei brava in ciò che fai e non solo» mi stringe la mano ed io faccio lo stesso. «Ti voglio bene» la guardo. «Anch'io a te». «Non potevo scegliere persona migliore per un'esperienza del genere». «Ecco qua, ora sto piangendo» confessa. «Anch'io» le sussurro.

En e Xanax |Holden Where stories live. Discover now