novantasette

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«Ma che succede?» dico tra me e me, quando rientrando in casetta mi scontro con delle valigie poste sul patio, rischiando di cadere. «Chi è arrivato?» urlo da fuori per farmi sentire. «Piuttosto, chi se ne va» commenta Lucia, uscendo seguita da Kumo. Li seguo con lo sguardo mentre si seggono sulla panchina per poter fumare, scocciati e incazzata, non dando conto alla mia aria confusa. «Chi se ne va?» chiedo leggermente allarmata. «Ayle» strabuzzo gli occhi.
Sono settimane che il cantante dice di volersene andare, di non sentirsi pienamente se stesso in questo ambiente, né tantomeno apprezzato o a suo agio, ma non pensavo che avrebbe avuto il coraggio di mandare a quel paese un'opportunità come questa.
Entro velocemente in casetta, trovandola spaccata in due: ayle a salutare qualcuno in lacrime, il resto infastidito dalla decisione del biondo tinto. E io sono indecisa sul dove schierarmi. Mentre abbraccia Marisol alza lo sguardo e mi nota. Aggrotto le sopracciglia, quasi a chiedergli "Cosa diavolo stai facendo". La sua risposta è "Non lo so".

«Mi spiegate che è successo?» chiedo a Giovanni e Holden, poggiati al mobile della cucina a guardare la stessa scena che sto osservando io. «Ha parlato per due ore con Anna e con la produzione, perché lui vuole andarsene, mentre loro vogliono convincerlo a restare» risponde il romano, che di seguito abbraccio. «Senza risultati, come puoi vedere» commenta sarcastico il ballerino. «Non possiamo fare proprio niente?». «E che vuoi fa' Dia'? C'abbiamo provato, niente, non si smuove» sbuffa Jo, visibilmente infastidito dal comportamento di Ayle. «Vabbè, lo vado a salutare» mi stacco da Jo, ma mi tira di nuovo verso di sé. «Tutto bene a lezione?» mi accarezza il viso. Annuisco. «Tutto regolare» gli lascio un bacio sulle labbra e poi raggiungo Ayle.

Aspetto che finisca di salutare Kia e Nahaze e poi mi si avvicina.

«Lo stai a fa' veramente?» domando. «È la cosa giusta» mi abbraccia. «Lo sai che non è vero» sussurro al suo orecchio. «Non me lo rendere più difficile, per favore. Non è piacevole neanche per me». «Ci mancherebbe, ti stai facendo del male da solo. Fa come preferisci, ma stai sbagliando» gli bacio la guancia e lo guardo salutarci tutti per poi lasciare definitivamente la casetta. Gli occhi pizzicano un po', ma ricaccio indietro le lacrime e mi metto ai fornelli per poter preparare la mia cena.

«Se ne pentirà non appena metterà piede a Livorno» dico a Sofia, che mi affianca per poter cucinare con me. «Non ho certezze, ma neanche tanti dubbi».

Dopo aver cenato, fatto una doccia e chiamato a casa, raggiungo tutti in gradinata.

«Che è qua? Stasera c'è movida?» scherzo e gli altri ridono, ma mi si avvicina Joseph riportandomi con sé in camera. «Ma dove mi porti?» recupera un paio di coperte da un letto a caso e ci dirigiamo nel giardino sul retro. «Tu hai una malattia per questo posto» rido, accoccolandomi a lui sulla panchina. «Non è vero, scema. Me piace stacce co' te» mi bacia fra i capelli, cacciando poi dalla tasca il cellulare. «Però stasera facciamo una cosa». «Ossia?» aggrotto le sopracciglia, non capendo cosa voglia fare. «Chiamiamo a casa mia».
«"Chiamiamo"? Noi?» mi prende un po' il panico. Vuole presentarmi ai suoi? «Si, noi. Non ti parlo mai della mia famiglia, ma mi sembra sia arrivato il momento...non ti va?» è incerto, quasi sembra chiedermi il permesso. «Certo che mi va, che domande fai» lo incito a digitare il numero, seppur in ansia per quanto sta per accadere. Il telefono squilla un paio di volte, in attesa di una risposta dall'altro capo. Dopo poco sullo schermo compare il volto sorridente del padre di Jo, Paolo. Il romano non mi inquadra subito, infatti attende l'arrivo dei fratelli, della sorellina acquisita e della compagna del padre, Laura Pausini.
«Sentite, ma io v'ho chiamato pe' due motivi» dice, schiarendosi la voce. «Ovvero?» domanda uno dei due fratelli, Jacopo credo. «Questo ce presenta la fidanzata oh» subito capisce Jared, l'altro fratello. «Già m'hai fatto passa' la voglia» gli tiro una gomitata leggera e lui ride. «Ma io m'imbarazzo a fa ste cose». «Possiamo vederla questa bella fanciulla o te la tieni per te, Joseph?» rincara la dose Laura. Mi tremano le mani al solo pensiero di poterle dire "Salve". Pur sapendo che l'avrebbe fatto, mi sorprendo quando Jo prende coraggio e volta il telefono verso di me per potermi inquadrare. Tutti mi salutano e la situazione mi imbarazza leggermente. «Salve, buonasera» saluto, talmente ingessata che quasi sembro non muovermi neanche. «Ciao Diana, che piacere conoscerti finalmente» sciogli il ghiaccio la Pausini. «Oh no, è un piacere per me, davvero». «Come stai? Tutto bene?»» mi domanda Paolo. «Si, abbastanza. Voi? Come si vive senza questo rompiscatole?» scherzo e Jo mi da' un leggero pizzicotto. «Si vive un amore, posso assicurartelo» scherza il fratello maggiore. «Ma non dire minchiate» si mette in mezzo Holden. «Ao che minchiate e minchiate, é la verità» l'altro fratello dà man forte al primo. «Ok ragazzi possiamo finirla di dire il termine "minchiate" davanti a Paoletta per favore» interviene il signor Carta, ma viene ignorato.

Passiamo un bel po' di tempo in chiamata, quando veniamo richiamati dalla produzione perché il tempo di Holden per utilizzare il telefono è terminato già da qualche minuto. Attacchiamo la chiamata con la promessa di sentirci il prima possibile.

En e Xanax |Holden Where stories live. Discover now