14. Il campo da football

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Ollie

«È bellissima e sa di marshmallow!». Dichiarò Ben mentre era stravaccato sul divano di pelle nera dello studio. Le braccia sollevate e intrecciate dietro la nuca gli sollevavano la stoffa della camicia tappezzata di pinguini.

Non avrebbe mai smesso di indossare quelle camicie...

«Sa di marshmallow». Ripeté Nate poco convinto che gli sedeva di fronte con il mento poggiato sulla spalliera della sedia e l'espressione visibilmente confusa.

Ben annuì. «Ci avete mai fatto caso? Sanno sempre di qualche dolce o sostanza zuccherina. La tipa per cui persi la testa al liceo sapeva di biscotti appena sfornati».

«Puzzano anche, fidati!». Commentò sarcastico Nate.

«Ma non quelle per cui perdi la testa. Quelle profumano sempre...».

«Si chiama "indossare un profumo"». Puntualizzò Nate.

Ben liberò le mani e si tirò su a sedere. «Non mi riferisco solo al profumo». Di cui Ben faceva un uso improprio. «Ma al sapore della loro pelle».

«E la pelle di questa tizia sa di marshmallow? Cazzo, Ben, così sembri un maniaco! Gliel'hai per caso sniffata o assaggiata?».

Ben scrollò la testa. «Non intenzionalmente. Eravamo in fila per l'ordinazione, un tipo mi è venuto addosso e io le sono finito molto vicino».

«E il tuo naso è finito per sbaglio sul suo collo?».

Ben fece spallucce. «È capitato. Comunque, la sua pelle sa di marshmallow!». Sentenziò infine tornando stravaccato sul divano.

Nate non sembrava molto convinto e non potevo dargli torto. Ben era entrato in fissa con una ragazza che incontrava spesso quando andava a fare colazione in un locale vicino al magazzino dove lavorava.

A detta sua, si era innamorato appena i suoi occhi si era posati su di lei. Così, erano ormai settimane che si dilettava a raccontare questa storia vantando la fortuna di aver avuto un colpo di fulmine. Perfino Beatrice era scoppiata a ridere quando ce lo aveva raccontato durante una delle tante videochiamate intercontinentali che facevamo con il nostro amico David.

Io non credevo nell'amore, figuriamoci ai colpi di fulmini.

Ma Ben era Ben e viveva in un mondo tutto suo dove tutto era possibile, persino che la pelle di qualcuno potesse sapere di marshmallow.

«Tu che dici, Ollie? La pelle di Sutton sa di qualche caramella?».

Alzai lo sguardo dai conti che stavo facendo. «Non devi andare a lavoro?».

Ben guardò l'orologio al polso. «Sì, ma ho ancora tempo e voglio sapere del sapore della pelle di Sutton».

«Non me ne frega un cazzo della pelle di Sutton!». Esclamai indifferente. «Comunque, se proprio tieni a saperlo, fatti spingere da qualcuno e cadile accidentalmente addosso».

«Non funziona così». Mi spiegò serio. «Non mi piace Sutton, non almeno sotto quel punto di vista, quindi la sua pelle per me non saprebbe di niente».

«Neanche a me piace sotto quel punto di vista».

«E sotto quale punto di vista ti piace? Sopra, sotto, di lato, a novanta...?».

Nate scoppiò a ridere e io scoccai un'occhiataccia al mio amico che mi guardava divertito.

«Mi sono rotto il cazzo di essere l'unico a lavorare qua dentro. Quindi, o lo fate anche voi o me ne vado a surfare». Li minacciai pacatamente da dietro il bancone.

Come le ali di una farfallaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt