37. Il bacio

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Ollie

I bassi di Bad guy scandivano lo scorrere del tempo a ritmo incalzante mentre me ne stavo poggiato con il gomito sul bancone e un Old Fashioned quasi finito davanti.

James McGuire, il proprietario del locale, guardava da dietro il bancone Emma e i suoi amici musicisti con espressione davvero poco convinta.

Il locale era abbastanza affollato e lui abbastanza preoccupato.

«Sono decenti?». Mi domandò con la fronte aggrottata.

«Sono più che decenti, fidati». Avrei dovuto dire spero al posto di fidati, ma ormai eravamo tutti là.

Se non fossero stati decenti, avrei perso un cliente fisso. Bevvi un altro sorso.

Emma e i suoi amici musicisti davano l'impressione di essere esattamente come apparivano: quattro sfigati.

James continuò a guardarli mentre parlottavano tra di loro in cerchio, intenti ad analizzare nel dettaglio le corde del violoncello. Poi si voltò verso di me.

«E quale sarebbe la tua ragazza?».

«Nessuna delle tre».

«Nate mi ha detto il contrario. Allora, qual è quella che vive a casa tua?».

Come se Emma avesse sentito la domanda, si voltò per intercettare il mio sguardo e si incamminò verso di noi. Quando ci raggiunse, venni investito dal suo profumo.

«Sono agitatissima».

«Vuoi bere qualcosa?». Le chiese James.

«È astemia». Lo avvertii e tanto bastò a far aggrottare ancora di più la fronte di James che si allontanò lasciandoci da soli.

Dopo un respiro estremamente rumoroso, Emma allargò di poco le braccia. «Come sto? Braccia escoriate a parte?».

Indossava un vestito da sera lungo, scuro e accollato che ricadeva delicatamente lungo il corpo esile. I capelli, spropositatamente lunghi, ricreavano il movimento delle onde del mare e una mezza coda metteva in risalto i lineamenti rotondi del suo viso.

Non le risposi perché, se lo avessi fatto, avrei dovuto ammettere che fosse davvero bella.

«Suoni da quando hai iniziato a straparlare e non lo hai mai fatto davanti a un pubblico?».

Emma si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «In realtà, ho iniziato intorno ai nove anni. Comunque, non riesco molto bene a gestire l'ansia da prestazione e da palcoscenico. A tredici anni, ero entrata nel coro della chiesa, costretta da mia nonna che aveva ancora speranza che io diventassi fan di Gesù. Ma, alla prima messa, ho vomitato sulla testa di Amanda Fields, la nipote del parroco, che era proprio nella fila davanti la mia». Ridacchiò al ricordo. «Non amo particolarmente avere le luci puntate addosso a mettere ancora più in risalto queste». Abbassò lo sguardo sulle sue braccia rovinate e per un attimo il suo sorriso sembrò perdersi d'animo, ma durò finché i suoi occhi tornarono nei miei.

«E allora perché lo hai messo nella lista?».

Emma scrollò le spalle. «Non lasciare mai che la paura di perdere ti impedisca di partecipare, A Cinderella Story. Adoro gli aforismi».

«Non me ne meraviglio». Bevvi l'ultimo sorso del drink.

«Ma ho un piano: me li immaginerò tutti nudi».

Il bourbon mi andò di traverso e rischiai di strozzarmi.

«Quando sei agitato e ti immagini la gente nuda, passa il nervosismo. Te lo posso garantire. Sai quanti medici e infermieri mi sono immaginata nudi? Ovviamente, non devierò mai e poi mai lo sguardo nella tua direzione, perché se ti immaginassi nudo correrei il rischio di avere un infarto. Quindi, se non ti guardo, sai il motivo».

Come le ali di una farfallaWhere stories live. Discover now